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Storia dell'alfabeto greco

L'alfabeto greco è storicamente il primo alfabeto utilizzato per la scrittura di una lingua indoeuropea. Non fu una creazione dal nulla, in quanto è derivato dall'alfabeto fenicio, che è tuttavia un abjad, ossia un alfabeto consonantico (con sole consonanti), nel quale comparvero delle "matres lectionis", ossia segni che indicavano la pronuncia di certe vocali, in particolare in fine di parola. Si trattava dunque del primo alfabeto scritto con l'aggiunta di vere e proprie vocali, indispensabili nella trascrizione delle lingue indoeuropee, essenzialmente flessive. L'alfabeto greco non fu il solo sistema di scrittura adottato nella Grecia antica, che, diversi secoli prima di adottare l'alfabeto fenicio, aveva utilizzato, con modifiche, la lineare B micenea. Il successo della successiva diffusione dell'alfabeto greco risiede nel ristretto numero di caratteri da memorizzare rispetto agli altri tipi di scrittura dell'epoca. Secondo alcuni studiosi, tra i quali il classicista Eric Havelock e lo psicologo David Olson, l'efficienza dell'alfabeto greco ha portato a una originale trasformazione del contenuto del pensiero stimolando «l'elaborazione di pensieri nuovi».

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