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Storia della tubercolosi

Tisi, deperimento, scrofola, mal sottile, morbo di Pott, piaga bianca sono i termini che sono stati usati, nel corso della storia, per definire la tubercolosi. La sua esistenza si registra da 15000 o 20000 anni ed è generalmente accettato che il microrganismo che ne è la causa prenda origine da altri organismi più primitivi dello stesso genere di micobatteri: si pensa infatti che, nella sua evoluzione, alcune specie del batterio siano state capaci di invadere animali ospiti. È il Mycobacterium bovis, il più antico della specie dei micobatteri che include anche il Mycobacterium tuberculosis complex, che colonizzò per primo gli animali. Il Mycobacterium bovis passò poi, con l'addomesticamento degli animali, all'uomo. Già in alcune ossa del Neolitico è stata rinvenuta la presenza del batterio anche se l'incidenza e la diffusione sarebbero state note solo nel diciannovesimo secolo. Tuttavia, si stima che la tubercolosi abbia raggiunto il picco (considerando la percentuale della popolazione ammalata) tra la fine del diciottesimo secolo e il diciannovesimo. Nel tempo, le varie culture del mondo assegnarono alla malattia nomi diversi: yoksma (India), phtisis (Grecia), consumptione (latino) e chaky oncay (inca), ognuno dei quali riporta all'effetto di “seccare” e “consumare” della malattia, cachessia (stato di grave deperimento organico). Il suo alto tasso di mortalità tra gli adulti di età media e l'avvento del Romanticismo, che impose i pensieri sulla ragione, portò molti a riferirsi alla tubercolosi come la “malattia romantica”.

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