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Torre realizzata nel XII secolo, probabilmente da un consorzio di famiglie di Sansepolcro, come torre angolare di un gruppo di edifici presso l'abbazia benedettino-camaldolese di San Giovanni Evangelista. Nell'area sottostante si sviluppò nel tempo il mercato di ortaggi, tanto che nei primi decenni del XIX secolo è denominata Piazza delle Erbe, nome poi mutato in Piazza Vittorio Emanuele dopo l'unità d'Italia. Nel 1868 furono abbattuti gli edifici appoggiati alla torre e venne così realizzata l'attuale piazza, lasciando la Torre di Berta al centro. In questo modo la Torre di Berta divenne il simbolo di Sansepolcro, e come tale fu riprodotta nelle prime cartoline e guide turistiche tra i secoli XIX e XX. Venne distrutta nel corso del passaggio del fronte della seconda guerra mondiale, nella notte tra il 30 e il 31 luglio 1944, quando i soldati tedeschi in ritirata, comandati dal colonnello Lothar Berger, la fecero saltare in aria imbottendone di esplosivo il piano terra. L'operazione, del tutto ingiustificata sul piano delle operazioni militari, fu una rappresaglia contro la città, nel tentativo, risultato poi vano, di fare crollare l'intera area attorno, compresi la Cattedrale, il Palazzo Vescovile, il Palazzo Comunale e il Tribunale. Dopo la distruzione dell'antica torre il nome della principale piazza cittadina è stato mutato in Piazza Torre di Berta, a ricordo del simbolo cittadino. Nel corso degli anni sono stati avanzati vari tentativi di ricostruzione, nessuno dei quali andato a buon fine. Diverse le ipotesi sul nome: la tradizione locale vuole che Berta fosse il nome della sfortunata fidanzata di un giovane di Pieve Santo Stefano, il cui amore fu osteggiato dalle rispettive famiglie per motivi di rivalità; alcuni studiosi locali del secolo scorso hanno ipotizzato che indicasse il luogo dove si mettevano alla berlina i condannati nel Medioevo.
I martiri del Campo di Marte furono cinque giovanissimi accusati di renitenza alla leva nell'esercito della Repubblica Sociale Italiana e fucilati dai soldati della RSI, nei pressi della Torre di Maratona dello Stadio Giovanni Berta, oggi Stadio Artemio Franchi di Firenze.
I Della Torre (o Dalla Torre o Torriani o De la Turre in latino medievale) furono una famiglia della nobiltà lombarda che dominò la Lombardia e larga parte dell'Italia Settentrionale tra il XII e XIV secolo, possedevano la Signoria di Milano, prima di venire estromessi dai Visconti. Erano membri del partito guelfo. Nel corso dei secoli, diversi rami della famiglia hanno acquisito numerosi titoli nobiliari: furono baroni, conti, marchesi e anche duchi e principi. Numerosi esponenti inoltre sono stati insigniti di svariati titoli legati ad ordini cavallereschi.
Ai tempi che Berta filava è un'espressione deonomastica legata a un aneddoto della storia europea dell'Alto medioevo, situato tra letteratura e leggenda, il cui uso ricorre in alcune frasi proverbiali della lingua italiana per riferirsi a un tempo trascorso, non solo assai remoto ma "concluso". La donna a cui fa riferimento la frase è ritenuta, in genere, essere la regina Bertrada di Laon, moglie del re dei Franchi Pipino il Breve e madre di Carlomagno (oltre che di Carlomanno I), ma esistono anche altre ipotesi di identificazione visto che sull'aneddoto e sull'individuazione di Berta sono fiorite e circolate varie altre credenze e tradizioni, alcune delle quali, perso ogni aggancio a concrete figure storiche, si tramandano nella letteratura favolistica e fiabesca. L'esistenza e la circolazione della frase proverbiale nell'area linguistica italiana, comunque, risalgono a molto indietro nel tempo; difatti, l'espressione era già viva almeno nel Cinquecento, come testimonia L'Historia Orceana di Domenico Codagli, che tenta anche di darne una spiegazione aneddotica nell'ambito della storia locale di Orzinuovi, borgo della Bassa Bresciana occidentale.