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Pierre Bayle (Carla-le-Comte, 18 novembre 1647 – Rotterdam, 28 dicembre 1706) è stato un filosofo, scrittore e storico francese. Contemporaneo di Locke e Spinoza, visse come questi ultimi nei Paesi Bassi (a Rotterdam), dove trovavano rifugio i seguaci delle fedi riformate e i perseguitati per motivi di fede. Il suo pensiero è ispirato al razionalismo: speso nel sostegno della tolleranza religiosa fino a comprendere in essa l'ateismo - che egli tratta nelle Pensées diverses sur la comète e su cui egli meditava considerando la morale come indipendente dalla fede - influenzò profondamente quello di Voltaire nel Trattato sulla tolleranza. Nelle Pensées, Bayle aveva infatti messo in dubbio che la religione fosse una componente imprescindibile nella vita dell'uomo, e propugnò la tesi sulla possibilità di una «società di atei», ossia un ordinamento civile in pacifica convivenza fondato su una morale e una giustizia naturale, svincolata da presupposti religiosi. Di diverso avviso era Locke, ritenendo gli atei tra i pochi non destinatari della tolleranza.
Ludwig Andreas Feuerbach (Landshut, 28 luglio 1804 – Rechenberg, 13 settembre 1872) è stato un filosofo tedesco tra i più influenti critici della religione ed esponente della sinistra hegeliana.
Con il termine libertinismo si indicano comunemente tre fenomeni distinti: Libertinismo spirituale: un movimento settario interno al cristianesimo, con riferimenti a Gioacchino da Fiore, presente alle origini e durante la Riforma, che sosteneva che ai salvati è impossibile peccare e che dunque ogni comportamento è lecito. Calvino sferzò con questo epiteto ingiurioso gli anabattisti. Libertinismo filosofico o libertinage érudit: un movimento filosofico, caratterizzato dalla riscoperta del pensiero dello Scetticismo greco (pirronismo) e da una rivalutazione del pensiero di Epicuro, che specula unicamente su basi razionali rifiutando qualsiasi tipo di Rivelazione, e quindi rifiuta qualsiasi morale che anziché sulla Ragione e sulla "Legge di Natura" si basi su precetti rivelati di qualsiasi tipo. Libertinismo sessuale: la caratterizzazione polemica da parte degli avversari del Libertinismo, cioè in genere tutte delle confessioni religiose, fu quella di descrivere il libertinismo come una teoria nata per giustificare le perversioni sessuali e l'immoralità.Questa critica ebbe un buon successo, come dimostra il fatto che nel linguaggio corrente "libertino" oggi è usato prevalentemente con quest'ultimo significato. Questa "controffensiva" fu peraltro capace di dar vita a personaggi artistici di grande rilievo, come per esempio il Don Giovanni. Tipici esponenti furono Giacomo Casanova e il Marchese de Sade. Anche nell'uso comune la parola libertino è rimasta ad indicare un "donnaiolo" o una persona dai comportamenti trasgressivi.
Nella teologia occidentale e nella filosofia della religione, il problema del male nasce dalla necessità di spiegare il paradosso del male laddove si ritenga esista una divinità che viene considerata buona, onnipotente e onnisciente (cfr. Teismo). Il problema del male e le sue possibili spiegazioni sono principalmente d'interesse nei sistemi religiosi come il monoteismo e il dualismo. Sebbene già nelle religioni preistoriche e politeiste sia presente l'idea della contrapposizione tra bene e male (anche nelle forme del totemismo, sciamanesimo, animismo ecc.), secondo l'analisi dello storico delle religioni Julien Ries vi è assente tuttavia una visione lineare della storia come percorso di riscatto verso la salvezza. Solo nella Palestina all'epoca dei Maccabei (II secolo a.C.) si riscontra la presenza di testi, tra i quali spiccano i rotoli del Mar Morto, in cui si rileva un chiaro fatalismo etico-religioso, e, in contrasto con l'ebraismo ufficiale di quel periodo, un dualismo di bene e male. La comunità essena di Qumran ha fatto propria questa visione del mondo al punto tale che nei loro testi (parte dei rotoli citati sopra) si afferma che lo spirito del male, Belial, agisce per proprio conto, sebbene si sostenga che anche lui sia stato creato da Dio. Interpretazione questa che deriva da Isaia 45,7, dove si afferma che sia il bene che il male sono stati creati da Dio. Di conseguenza, anche il genere umano viene considerato come diviso in due gruppi: i figli della luce (gli esseni di Qumran) e i figli delle tenebre (chiunque altro). Una divisione simile a quella concepita dagli esseni del Mar Morto si avrà poi nel cristianesimo. Sempre intorno al II secolo a.C. si diffonde il mitraismo, incentrato sul culto di Mitra come vincitore del male e delle tenebre. Con l'avvento del cristianesimo si diffonde l'idea che la lotta del bene contro il male, con i problemi che essa comporta, si svolge nella storia, nella quale Dio interviene attivamente nei riguardi dell'umanità (cfr. Provvidenza). Nelle religioni non abramitiche invece gli dèi sono considerati ambivalenti o apatici rispetto all'esistenza, ai problemi e al destino degli esseri umani, oppure, nel caso siano presenti divinità che incarnano il male, queste vengono combattute da dèi che a loro volta rispecchiano il bene, e quindi il male viene mitigato, sottomesso o comunque limitato a determinate funzioni e realtà, come la morte o i fenomeni naturali; nei politeismi, ma anche in altre tipologie religiose, è caratteristica la presenza di narrazioni mitologiche e cosmogoniche per spiegare la risoluzione e gli effetti del suddetto contrasto nell'universo. Il tema della contrapposizione tra bene e male, prima dell'era cristiana, era stato affrontato in particolare dalla tradizione filosofico-religiosa dello zoroastrismo, ripresa in seguito da alcune sette gnostiche a partire dal II secolo, assertrice di una visione dualistica che concepiva il male non come negatività assoluta, ma portatore di una sua positività, concezione alla quale aderì anche lo zervanismo insieme ad altri sistemi religiosi; alle concezioni dualiste si contrappongono le religioni strettamente monoteistiche, quali le abramitiche, che pongono al loro centro la figura di un unico Dio buono, onnipotente e giusto. Alcuni filosofi hanno sostenuto che l'esistenza del male sia logicamente incompatibile con un Dio con tali caratteristiche. Il tentativo di risolvere la questione in questi contesti è stata storicamente una delle preoccupazioni principali della teodicea. Tra le risposte elaborate vi sono gli argomenti secondo cui il vero libero arbitrio non può esistere senza la possibilità del male, che l'uomo non può comprendere Dio, che la sofferenza è necessaria per la crescita spirituale o che il male è la conseguenza di un mondo decaduto. Altri sostengono che Dio non sia onnipotente o buono, o entrambe le cose, oppure che Dio non esista. Discussioni sul male e problemi associati sorgono anche in altri ambiti filosofici, ad esempio in etica laica, e discipline scientifiche quali l'etica evolutiva. Ma di solito, il problema del male viene compreso come posto in un contesto teologico.
Il Medioevo (o Medio Evo) è una delle quattro età storiche (antica, medievale, moderna e contemporanea) in cui viene convenzionalmente suddivisa la storia dell'Europa nella storiografia moderna. Il Medioevo è costituito da un periodo di circa mille anni. Alcuni storici indicano come suo avvio la morte dell'imperatore romano Teodosio (395), l'ultimo a governare l'impero unito; altri indicano invece la caduta dell'Impero romano d'Occidente (476). Tradizionalmente, il Medioevo si conclude con la scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo (1492), evento che sancisce l’inizio dell'Età moderna. Il Medioevo è poi solitamente suddiviso in Alto e Basso Medioevo (nei paesi di cultura anglosassone si usa spesso distinguere anche un pieno Medioevo, concetto solitamente non utilizzato in Italia). Il concetto di Medioevo compare per la prima volta nel XV secolo, con i termini latini media aetas o media tempestas, con il significato di "età di mezzo", in ciò riflettendo l'opinione dei contemporanei, per cui tale periodo avrebbe rappresentato una deviazione dalla cultura classica, in opposizione al successivo Umanesimo e Rinascimento. Alcuni fenomeni tipici dei primi secoli, come il crollo demografico, la deurbanizzazione, il declino del potere centralizzato, le invasioni e le migrazioni di massa delle tribù, erano già iniziati nella tarda antichità. Come conseguenza delle invasioni barbariche del V secolo, in particolare di quelle dei vari popoli germanici, si vennero a formare nuovi regni nei territori che erano stati dell'Impero Romano d'Occidente. L'Impero Romano d'Oriente, invece, sopravvisse per tutta la durata del Medioevo, ed è generalmente oggi indicato con l'espressione "Impero bizantino"; nel VII secolo, però, l'Impero d'Oriente perse il Nord Africa e il Medio Oriente, passati sotto il dominio del Califfato degli Omayyadi, una dinastia islamica; ciò portò al fenomeno delle Crociate, durante le quali il mondo islamico e quello cristiano si scontrarono tra l'XI e il XIII secolo; la prima fu indetta nel 1095. Sebbene vi fossero stati cambiamenti sostanziali nella società e nelle strutture politiche, la rottura con l'antichità classica non fu completa: l'Impero Bizantino si considerava diretto successore dell'Antica Roma e il diritto romano era ancora la base legislativa fondamentale, ordinata nel Corpus Iuris Civilis; in Occidente, poi, la maggior parte dei nuovi regni utilizzava le istituzioni romane ancora esistenti. Il mito dell'antica Roma rimase sempre vivo, come mostra la fondazione nel IX secolo del Sacro Romano Impero da parte dei Franchi, che comprendeva gran parte dell'Europa occidentale e che, anche nel nome, si richiamava agli ideali di universalità tipici dell'Impero Romano. I rapporti che univano Europa, Asia ed Africa, interrotti dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, ripresero dopo il IX secolo, con la nascita delle repubbliche marinare. Dal punto di vista religioso, caratteristiche del Medioevo furono la diffusione sempre più capillare del Cristianesimo e dell'Islam, quest'ultimo nato nel VII secolo in Arabia e diffusosi nel Nord Africa ed anche in alcune aree dell'Europa meridionale. La religiosità medievale fu contraddistinta anche dalla fondazione di una fitta rete di monasteri, dalla nascita degli ordini mendicanti, dalla loro predicazione e dalla fondazione dei loro conventi. Dal punto di vista dell'organizzazione sociale, politica ed economica, un fenomeno tipico del Medioevo fu il feudalesimo (sviluppatosi in forme diverse in base al contesto ed al periodo storico), il sistema curtense, la diffusione ovunque dei castelli (in seguito al X secolo) e la nascita della classe dei cavalieri. Dopo il 1000, si fa convenzionalmente iniziare il Basso Medioevo. Durante questo periodo, la popolazione europea aumentò notevolmente, grazie alle innovazioni tecnologiche ed agricole che permisero al commercio di prosperare; i raccolti aumentarono, favoriti anche dal cosiddetto periodo caldo medievale. Le città, entrate in profonda crisi nell'Alto Medioevo, ripresero allora ad espandersi. La crescita di popolazione subì una grave battuta d'arresto tra il 1347 e il 1350, a causa della peste nera, che uccise circa un terzo degli europei. Nel Basso Medioevo iniziò il processo che portò alla formazione degli stati nazionali centralizzati. La vita intellettuale era segnata dalla scolastica, una filosofia che enfatizzava l'unione di fede e ragione. In questi anni iniziarono a nascere le prime università. Tra i fenomeni più significativi della cultura medievale, si ricordano la teologia di Tommaso d'Aquino, i dipinti di Giotto, la poesia di Dante e Chaucer, i viaggi di Marco Polo, le grandi cattedrali, l'arte romanica, l'arte gotica, l'arte bizantina.
Con Lucifero si identifica l'essere incorporeo, in passato Serafino (o, secondo alcune dottrine, Cherubino), divenuto, in seguito, un essere di natura eminentemente maligna e come tale potenzialmente assai pericoloso per l'umanità ed il creato. Il termine luciferismo indica invece l'adorazione e la devozione a tale entità. Secondo i principali filoni teologici del cristianesimo, questo essere sarebbe perfettamente assimilabile alla figura di Satana.
La giustizia di Dio si riferisce all'importante concetto teologico presente nelle religioni abramitiche (Islam, Giudaismo e Cristianesimo). È così un attributo proprio di Dio quando gli si attribuiscono i sostantivi di santo e giusto. In un altro senso si riferisce alla giustizia dell'essere umano; sia riguardo alla sua giustizia intrinseca (oppure all'inverso si riferisce all'empietà, ovvero alla totale mancanza di giustizia), oppure al suo potenziale corretto atteggiamento davanti a Dio o al fatto che esso venga "giudicato" o "riconosciuto" come giusto da Dio (come avveniva per il patriarca Abramo nella Genesi).
L'esistenza di Dio costituisce una delle fondamentali questioni aperte della filosofia e in particolare della metafisica. La teologia si occupa fin dai tempi della Grecia antica della natura e delle opere di Dio o degli dei. Le diverse teologie hanno spiegato in vario modo l'origine della fede in Dio facendo riferimento, per esempio, al ragionamento, alla rivelazione soprannaturale o alla libera scelta del singolo. Un esempio della prima posizione è la teologia cattolica, che nella linea di Tommaso d'Aquino ritiene l'esistenza di Dio tutt'altro che auto-evidente alla ragione, ma cui la ragione può giungere in seguito a un ragionamento fondato su argomenti naturali, ovvero non rivelati (cfr. Teologia fondamentale). Un esempio della seconda è il luteranesimo, che conta sul principio dei cinque sola per giustificare la credenza in Dio. Particolarmente nell'età contemporanea (anche se non mancano spunti nel mondo antico) alcuni filosofi hanno teorizzato, usando varie argomentazioni razionali, l'inesistenza di un dio (ateismo). Spesso hanno difeso questa loro tesi in opposizione alle tradizionali ontologie teistiche alla base di metafisiche fisicalistiche, spiritualistiche o umanistiche.
Dio, nella professione di fede biblica, condivisa anche dal Cristianesimo, è un'identità unica (monoteismo). In particolare, i cristiani rileggono il monoteismo biblico alla luce dell'incarnazione di Cristo descritta nel Nuovo Testamento. Dio è l'Essere eterno che ha creato e conserva il mondo. I cristiani credono che Dio sia trascendente (totalmente indipendente e rimosso dall'universo materiale) e immanente (coinvolto nel mondo). Gli insegnamenti cristiani dell'immanenza e del coinvolgimento di Dio e del Suo amore per l'umanità, escludono la credenza che Dio sia della stessa sostanza dell'universo creato.Interpretazioni di Dio nel primo cristianesimo venivano espresse nelle Lettere di Paolo e nei credi paleocristiani che proclamavano il Dio unico e la divinità di Gesù quasi simultaneamente, come nella Prima lettera ai Corinzi (8:5-6): "E infatti, anche se vi sono i cosiddetti dèi sia in cielo che in terra (come vi sono molti 'dèi' e molti 'signori'), per noi c'è un solo Dio, il Padre dal quale sono tutte le cose e noi in lui; e un solo Signore, Gesù Cristo, per mezzo del quale sono tutte le cose, e noi esistiamo per mezzo di lui." Ciò iniziò a differenziare le convinzioni cristiane su Dio dagli insegnamenti ebraici del tempo.La teologia degli attributi e della natura di Dio è stata discussa dagli inizi del cristianesimo, con Ireneo che scrive nel II secolo: "La Sua grandezza non manca di nulla, ma contiene tutte le cose". Nell'VIII secolo, Giovanni Damasceno elencava diciotto attributi che rimangono tuttora in gran parte accettati. Gradualmente i teologi svilupparono liste sistematiche di tali attributi, alcuni basati su asserzioni bibliche (per esempio, il Padre nostro, che afferma che il Padre è nei Cieli), altri fondati su ragionamenti teologici. Il Regno di Dio è una frase di rilievo nel Vangeli sinottici e, mentre vi è un accordo quasi unanime tra gli studiosi neotestamentari che esso rappresenta un elemento chiave degli insegnamenti di Gesù, c'è poco accordo sulla sua esatta interpretazione.Anche se il Nuovo Testamento non ha una dottrina formale della Trinità in quanto tale, parla però ripetutamente del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo in modo tale da "costringere una comprensione trinitaria di Dio". Ciò non diventa mai un "trideismo" e non implica tre dèi. Verso l'anno 200, Tertulliano formulò una versione della dottrina della Trinità che affermava chiaramente la divinità di Gesù e si avvicinava molto alla successiva forma definitiva prodotta dal Concilio Ecumenico del 381. La dottrina della Trinità può esser riassunta così: "Il Dio Unico esiste in Tre Persone e Una Sostanza, come Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo." I trinitari, che formano la stragrande maggioranza dei cristiani, affermano tale concetto come un postulato basilare della propria fede. Le denominazioni non trinitarie definiscono il Padre, il Figlio e o Spirito Santo in vari altri modi.