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Il cinema italiano è attivo sin dall'epoca dei fratelli Lumière. I primi filmati risalgono al 1896 e sono stati realizzati nelle principali città della penisola. Questi brevi esperimenti incontrano subito la curiosità del ceto popolare incoraggiando gli operatori a produrre nuove pellicole fino a porre le basi per la nascita di una vera industria cinematografica. Nei primi anni del novecento si sviluppa il cinema muto che avrà il merito di portare alla ribalta numerosi divi italiani e che troverà una battuta d'arresto alla fine della prima guerra mondiale.Negli anni trenta, con l'avvento del sonoro e la nascita di Cinecittà, il cinema italiano vive nuove fasi produttive, sotto il controllo politico e finanziario del regime fascista. Una nuova stagione si compie alla fine della seconda guerra mondiale con la nascita del cinema neorealista che raggiunge per tutto il dopoguerra un vasto consenso di pubblico e critica. Dalla metà degli anni cinquanta fino alla fine degli anni settanta, grazie al cinema d'autore, alla commedia all'italiana ed a molti altri generi, il cinema italiano raggiunge una posizione di grande prestigio sia nazionale che estera. A partire dagli anni ottanta, a causa di molteplici fattori, la produzione italiana attraversa una profonda crisi che non ha impedito la realizzazione di pellicole di qualità, premiate ed apprezzate in tutto il mondo.
Per Campi di concentramento per slavi si intendono i campi di concentramento aperti durante la seconda guerra mondiale in diverse località italiane o occupate dal Regno d'Italia nel corso del conflitto. I campi furono spesso adibiti al lavoro coatto o come campi di smistamento. Nei campi vennero rinchiusi sia abitanti slavi dell'occupato Regno di Jugoslavia, sia gli appartenenti alle minoranze slave del Regno d'Italia, come quelle presenti nella Venezia Euganea (Friuli), nella Venezia Giulia e nella città di Zara (i cosiddetti "allogeni" o "alloglotti") oltre ad alcuni antifascisti italiani. Molti degli internati, fra cui anche donne, bambini ed anziani morirono per inedia, malattie o torture all'interno dei campi.
La campagna di Richmond-Petersburg comprende una serie di battaglie che si svolsero, attorno alla città di Petersburg in Virginia, tra il 15 giugno 1864 e il 25 marzo 1865, durante la Guerra civile americana. Sebbene sia più conosciuto come assedio di Petersburg, non fu un classico assedio militare, nel quale una città è completamente circondata e tutte le linee di rifornimento vengono tagliate. Furono dieci mesi di guerra di trincea durante i quali le forze dell'Unione, comandate dal tenente generale Ulysses S. Grant assaltarono Petersburg senza ottenere alcun successo e poi costruirono delle linee di trincea che si estendevano per oltre 30 miglia ad est e a sud della città. Petersburg era un punto cruciale per le linee di rifornimento dell'armata Confederata del generale Robert E. Lee e per la capitale Confederata Richmond. Lee alla fine cedette all'opprimente pressione (quando le linee di rifornimento furono del tutto tagliate e stava per iniziare un vero e proprio assedio) e, nell'aprile del 1865, abbandonò entrambe le città ritirandosi e arrendendosi definitivamente nella Campagna di Appomattox. L'assedio di Petersburg fu un'anticipazione della guerra di trincea che caratterizzò la prima guerra mondiale; inoltre si distinse per la più grande concentrazione di truppe afro-americane impiegate nella guerra, che dimostrarono un grande valore, soffrendo un altissimo numero di perdite, in particolar modo nella battaglia del cratere e nella battaglia di Chaffin's Farm.