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Tsukiyoka Yoshitoshi (Edo, 30 aprile 1839 – Tokyo, 9 giugno 1892) è stato un incisore, pittore, poeta e calligrafo giapponese. Molto famoso in patria, si fece conoscere anche in Europa. È conosciuto per essere stato l'ultimo grande maestro dell'ukiyo-e, il genere di incisione colorata su legno che eseguiva utilizzando la tecnica chiamata nishiki-e. Grazie al suo talento, Yoshitoshi fu molto apprezzato durante l'era Meiji. Ebbe come soggetti temi che fino ad allora non avevano avuto molta diffusione, come quelli rappresentati con le serie dei fantasmi o le cosiddette "stampe di sangue". Le serie più famose di Yoshitoshi furono i Cento aspetti della Luna, del 1880, i Ventotto omicidi famosi con poesia, Lo specchio dei generali famosi e Le nuove forme dei trentasei fantasmi, la serie che fu pubblicizzata dopo la morte dell'artista. Come molti giapponesi, Yoshitoshi era interessato alle novità dal resto del mondo, ma con il tempo divenne sempre più preoccupato della perdita di molti aspetti della cultura giapponese tradizionale, tra cui l'arte della xilografia, o arte dei blocchi di legno. Per questo motivo, negli ultimi anni di vita, aiutato dagli amici, attori del teatro kabuki, cercò di rivitalizzare l'arte tradizionale giapponese. Mentre egli continuava a lavorare alla vecchia maniera, infatti, il Giappone stava adottando i metodi di riproduzione di massa occidentali come la fotografia e la litografia. Nondimeno, in un paese che si stava allontanando dal suo passato, Yoshitoshi riuscì praticamente da solo a riportare a nuovi fasti la xilografia tradizionale giapponese, prima che questa morisse definitivamente con lui. La sua vita è forse sintetizzata meglio da John Stevenson: La sua reputazione ha continuato a crescere, sia in Occidente che tra i giovani giapponesi, ed è ora quasi universalmente riconosciuto come il più grande artista giapponese della sua era.
La xilografia giapponese è una tecnica di incisione artistica unica nel panorama mondiale. Si tratta di una tecnica non tossica perché utilizza, per creare le immagini, legni naturali, colori ad acqua e carta fatta a mano. Tutto ciò permette di passare da colori tenui e quasi trasparenti a colori accesi e cupi. La corrente più importante della xilografia giapponese ed estremo-orientale è comunemente conosciuta con il nome di ukiyo-e, il cui significato, di provenienza buddhista, sottolineava il carattere effimero e doloroso della vita umana. La caratteristica principale di questa corrente artistica è quella di aver raggiunto i vertici della produzione grafica di ieri, ma anche di oggi, nonostante l'enorme produzione di copie di cui ciascuna immagine è stata oggetto.
Utagawa Yoshiiku (歌川 芳幾?; 1833 – 6 febbraio 1904), noto anche come Ochiai Yoshiiku (落合 芳幾?), è stato un incisore e pittore giapponese della scuola Utagawa.
Il monte Fuji (富士山 Fuji-san?) è un vulcano alto 3.776 m ed è la montagna più alta del Giappone.Considerato una delle "tre montagne sacre" (三霊山 Sanreizan?) del Paese insieme al monte Tate e al monte Haku, a tal punto che gli shintoisti considerano doveroso almeno un pellegrinaggio sulle sue pendici nella vita., venne inserito nella lista dei "famosi cento monti del Giappone" (Nihon hyaku meizan) di Kyūya Fukada.. Con la sua cima innevata per dieci mesi all'anno è uno dei simboli del Giappone, luogo speciale di bellezza paesaggistica e uno dei siti storici del Giappone, nonché patrimonio mondiale come sito culturale (l'UNESCO riconosce venticinque siti di interesse culturale all'interno del monte Fuji).
La grande onda di Kanagawa (神奈川沖浪裏 Kanagawa okinami ura?, lett. "Una grande onda al largo di Kanagawa") è una xilografia in stile ukiyo-e del pittore giapponese Hokusai pubblicata la prima volta tra il 1830 e il 1831. È la prima e più celebre opera della serie intitolata Trentasei vedute del Monte Fuji (富嶽三十六景 Fugaku sanjūrokkei?), oltre a essere la più famosa nel suo genere e una delle immagini più conosciute al mondo. Di dimensioni 25,7 × 37,9 cm, raffigura un'onda tempestosa che minaccia alcune imbarcazioni al largo di una zona corrispondente all'odierna prefettura di Kanagawa; come in tutte le altre rappresentazioni di questa serie sullo sfondo compare il Monte Fuji. Sebbene venga vista come l'opera che più rappresenta l'arte giapponese, in realtà essa combina in egual misura elementi tradizionali della pittura orientale e caratteristiche tipiche dello stile occidentale. Ottenne immediato successo sia in patria che in Europa, contribuendo alla nascita del giapponismo nella seconda metà del XIX secolo. Dal XX secolo in poi la sua popolarità crebbe ancora diffondendosi tantissimo nella cultura di massa, venendo spesso copiata e parodiata. È possibile trovare diverse copie dell'opera conservate in svariati musei del mondo tra cui il Metropolitan Museum of Art di New York, il British Museum di Londra, l'Art Institute of Chicago, la National Gallery of Victoria di Melbourne, la Bibliothèque nationale de France di Parigi, il Civico Museo d'Arte Orientale di Trieste, il Museo d'arte orientale di Torino e il Museo d'arte orientale Edoardo Chiossone di Genova.
Kyoto (AFI: /ˈkjɔto/; in giapponese 京都市 Kyōto-shi?, lett. "Città capitale") è una città del Giappone di quasi 1,46 milioni di abitanti, capoluogo dell'omonima prefettura. Fu la capitale del Paese per più di un millennio (precisamente dal 794 al 1868) ed è nota come "la città dei mille templi". Essendo stata quasi interamente risparmiata dalla seconda guerra mondiale, è considerata il più grande reliquiario della cultura giapponese e per questo inserita nei siti protetti dall'UNESCO. È una sede universitaria di importanza nazionale e centro culturale di livello mondiale.
Le Cento vedute famose di Edo (名所江戸百景 Meisho Edo Hyakkei?) costituiscono, con le Cinquantatré stazioni del Tōkaidō, le Sessantanove stazioni del Kiso Kaidō e le Trentasei vedute del Monte Fuji, una delle principali stampe che rappresentano l'opera molto abbondante del pittore Hiroshige Utagawa. Malgrado il titolo dell'opera, realizzata tra il 1856 ed il 1858, ci sono in realtà 119 stampe che utilizzano tutte la tecnica della xilografia (incisione su legno). La serie appartiene allo stile ukiyo-e, movimento artistico che si basa su soggetti popolari e destinato alla classe media urbana giapponese, che si sviluppò durante il periodo Edo (1603-1868). Più precisamente, essa appartiene al genere meisho-e (名所絵 pittura di vedute famose?) che celebra i paesaggi giapponesi, un tema classico nella storia della pittura giapponese. Alcune delle incisioni sono state realizzate dall'alunno e figlio adottivo dell'autore, Utagawa Hiroshige II, che per una volta utilizza questo pseudonimo per firmare certe sue opere. Hiroshige è un grande paesaggista, uno dei migliori del suo tempo, che raffigura con immagini liriche ed emozionali i siti più belli e rinomati del Giappone e particolarmente della sua capitale Edo, poi ribattezzata Tōkyō. In questa serie sono rappresentati i luoghi più emblematici della città, allora da poco ricostruita dopo un devastante sisma avvenuto nel 1855. Hiroshige non mostra tuttavia gli effetti della distruzione, ma una città idealizzata, cercando di trasmettere allo spettatore la bellezza e la vita di Edo, con una tonalità tendenzialmente nostalgica. Nello stesso tempo, la serie offre al pubblico una forma di rivista d'attualità, simile ad un giornale che fornisce una panoramica dello sviluppo delle ricostruzioni della città. Le stampe presentano anche scene sociali, riti e costumi della società locale, che combinano con una grande diversità il paesaggio, insieme ad una descrizione dettagliata delle persone e degli ambienti.Le Cento vedute famose di Edo illustrano l'ultima fase dell'arte di Hiroshige, dove la sensibilità ed il lirismo quasi poetico dei suoi paesaggi lasciano il posto ad una composizione più astratta ed audace. Adottando il formato verticale, raramente utilizzato per le serie paesaggistiche, egli innova il primo piano, amplia notevolmente lo sfondo e così pure aumenta la vivacità dei colori. Alcuni capolavori della serie sono stati assai studiati in Occidente da impressionisti e postimpressionisti, specialmente da Vincent van Gogh, che ne ha disegnato due copie.