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Titolo uniforme: Bullismo e cyberbullismo
Autore principale: Fedeli, Daniele; Munaro, Claudia
Con il termine bullismo si indica una forma di comportamento sociale di tipo violento e intenzionale, tanto di natura fisica che psicologica, ripetuto nel corso del tempo e attuato nei confronti di persone percepite come più deboli dal soggetto che perpetra l’atto in questione. In breve, perché possa correttamente parlarsi di bullismo, devono sussistere tre precisi requisiti: – il comportamento deve essere intenzionale; – il comportamento deve persistere nel tempo; – deve esserci un’asimmetria nella relazione. Nel fenomeno del bullismo, particolarmente rilevante è il ruolo degli spettatori (indicati nella letteratura anglofona con il termine di bystanders) che, idealmente, possiamo immaginare composto da: – gregari, che appoggiano il bullo o pongono in essere, su suo mandato, gli atti di bullismo; – spettatori, che, a seconda dei casi, possono assistere in silenzio oppure ridere e incitare i bulli. Il bullismo, dunque, non riguarda soltanto l’interazione tra due soggetti, ma deve essere piuttosto considerato come un fenomeno di gruppo, e potrà essere contrastato soltanto dopo aver compreso, e soprattutto accettato, che si tratta di una manifestazione culturale, espressione di una società in cui, di fatto, sono dominanti i valori della sopraffazione e dell’arbitrio del più forte sul più debole, in cui i modelli vincenti, spesso veicolati anche attraverso i mass media, sono quelli dell’arroganza e del non rispetto per l’altro. Il termine bullismo viene spesso utilizzato per riferirsi a fenomeni di violenza tipici degli ambienti scolastici, ma può verificarsi anche in altri contesti sociali riservati ai più giovani. Lo stesso comportamento, o comportamenti simili, in altri contesti, sono identificati con altri termini, come mobbing in ambito lavorativo o nonnismo nell'ambito delle forze armate. A partire dagli anni 2000, con l'avvento di Internet, si è andato delineando un altro fenomeno legato al bullismo, anche in questo caso diffuso soprattutto fra i giovani, il cyberbullismo. Il bullismo come fenomeno sociale e deviante è oggetto di studio tra gli esperti delle scienze sociali, della psicologia giuridica, clinica, dell'età evolutiva e di altre discipline affini. Non esiste una definizione univoca del bullismo per gli studiosi, sebbene ne siano state proposte diverse. È possibile tuttavia individuare le caratteristiche generali del fenomeno in questione:
La violenza scolastica (conosciuta anche come bullismo scolastico, o in inglese bullying) è qualsiasi forma di abuso psicologico, verbale o fisico che si verifica ripetutamente tra gli studenti per un certo periodo di tempo, in classe e attraverso i social network; quest'ultimo prende il nome di cyberbullismo. Statisticamente, il tipo di violenza dominante è di tipo emotivo e si verifica per lo più in classe e nei cortili delle scuole. I protagonisti dei casi di bullismo scolastico sono di solito bambini in età adolescenziale, con una percentuale leggermente più alta di ragazze nel profilo delle vittime.Il bullismo scolastico è una forma caratteristica ed estrema di violenza scolastica. Questo tipo di violenza scolastica è quindi caratterizzato da una ripetizione della stessa, volta a intimidire la vittima, che implica un abuso di potere, esercitato da un aggressore più forte (sia che questa forza sia reale o percepita soggettivamente) del primo. Il soggetto maltrattato viene così esposto fisicamente ed emotivamente al maltrattatore, generando di conseguenza una serie di effetti psicologici (anche se questi non fanno parte della diagnosi); è comune che il maltrattato viva nel terrore all'idea di frequentare la scuola e si mostri molto nervoso, triste e solitario nella sua vita quotidiana. In alcuni casi, la durezza della situazione può portare a pensieri di suicidio e persino alla sua materializzazione, queste sono conseguenze delle molestie subite da persone di tutte le età. Possono essere più inclini a essere vittime del bullismo i bambini affetti da sindrome di Down, autismo, sindrome di Asperger, sindrome di Tourette, ecc.
L’ostracismo, nell'uso della psicologia sociale e della sociologia, è l'esclusione deliberata, di un individuo, o di un gruppo, dalla società, da un gruppo sociale, o da una comunità: si evita di comunicare con la persona o, addirittura, si dà mostra di non notarla neppure. Da questo punto di vista, è stata proposta una definizione del fenomeno fino a includervi qualsiasi comportamento di tal genere: secondo l'ampia definizione datane dagli esperti Kipling Williams e Lisa Zadro, infatti, l'ostracismo è qualunque atto teso a respingere ed escludere individui o gruppi di individui". Il nome del fenomeno deriva dall'ostracismo ateniese, la pratica politica di esclusione dall'agone cittadino come estremo ed eventuale rimedio e contrappeso contro l'accumulo di potere.
Record aggiornato il: 2025-09-11T04:37:07.279Z