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Autore principale: Aeschylus
Serie: Collezione di classici greci e latini. Serie greca ; 10
Serie: Classici latini e greci commentati per le scuole
Serie: Classici latini e greci commentati per le scuole
Serie: Classici latini e greci commentati per le scuole
Serie: I classici della Nuova Italia ; 18
Fa parte di: Tragici greci : Eschilo Sofocle Euripide / a cura di Raffaele Cantarella ; prefazione di Dario Del Corno
Serie: Letteratura universale Marsilio. Il convivio collana di classici greci e latini diretta da Maria Grazia Ciani
Serie: Il filo di Arianna : Collana di classici greci e latini / diretta da Franco Ferrari
Serie: Tragedie greche
Le Coefore (in greco antico: Χοηφόροι, Kohfòroi) è il titolo di una tragedia facente parte della trilogia dell'Orestea, seguita dal dramma satiresco Proteo, composta da Eschilo in occasione delle Grandi Dionisie del 458 a.C., con la quale vinse gli agoni drammatici. Tale tragedia prende il nome dalle coefore, le portatrici di libagioni per i defunti, che si recano sulla tomba di Agamennone. È il racconto di come Oreste, dieci anni dopo l'omicidio del padre Agamennone, torni ad Argo e, su ordine di Apollo, porti a compimento la propria vendetta dando la morte alla propria madre ed al suo amante.
L'Orestea (in greco antico: Ὀρέστεια, Orésteia) è una trilogia formata dalle tragedie Agamennone, Coefore, Le Eumenidi e seguita dal dramma satiresco Proteo, andato perduto, con cui Eschilo vinse nel 458 a.C. le Grandi Dionisie. Delle trilogie di tutto il teatro greco classico, è l'unica che sia sopravvissuta per intero. Le tragedie che la compongono rappresentano un'unica storia suddivisa in tre episodi, le cui radici affondano nella tradizione mitica dell'antica Grecia: l'assassinio di Agamennone da parte della moglie Clitennestra, la vendetta del loro figlio Oreste che uccide la madre, la persecuzione del matricida da parte delle Erinni e la sua assoluzione finale ad opera del tribunale dell'Areopago.
Elettra è un personaggio della mitologia greca. Era figlia di Agamennone, re di Micene, e Clitennestra, sorella di Elena; era la sorella di Oreste, Crisotemi e Ifigenia.
Eschilo, figlio di Euforione del demo di Eleusi (in greco antico: Αἰσχύλος, Aischýlos, pronuncia: [ai̯s.kʰý.los]; Eleusi, 525 a.C. – Gela, 456 a.C.), è stato un drammaturgo greco antico. Viene unanimemente considerato l'iniziatore della tragedia greca nella sua forma matura. È il primo dei poeti tragici dell'antica Grecia di cui ci siano pervenute opere per intero, seguito da Sofocle ed Euripide.
Elettra (in greco antico: Ἠλέκτρα, Eléktra) è una tragedia di Euripide, rappresentata nel 413 a.C. circa. Il mito di Elettra è trattato anche da altre due tragedie greche: Eschilo, Le Coefore. L'opera è la seconda nella trilogia Orestea ed è focalizzata sulla vendetta, di OresteSofocle, Elettra. In cui si rappresenta il conflitto della protagonista con la madre Clitennestra e le sue conseguenze.Quest'ultima fu rappresentata quasi contemporaneamente alla tragedia euripidea, non sappiamo ancora quale delle due sia stata messa in scena per prima. Entrambe narrano le vicende conclusive della Saga degli Atridi, cominciate con le nozze di Pelope, re dell'Argolide, conquistatore del Peloponneso e bisnonno di Elettra stessa.
La tragedia greca è un genere teatrale nato nell'antica Grecia, la cui messa in scena era, per gli abitanti della Atene classica, una cerimonia di tipo religioso con forti valenze sociali. Sorta dai riti sacri della Grecia e dell'Asia minore, raggiunse la sua forma più significativa (o nota) nell'Atene del V secolo a.C. Precisamente, la tragedia è l'estensione in senso drammatico (ossia secondo criteri prettamente teatrali) di antichi riti in onore di Dioniso, dio dell'estasi, del vino, dell'ebbrezza e della liberazione dei sensi. Come tale fu tramandata fino al romanticismo, che apre, molto di più di quanto non avesse fatto il Rinascimento, la discussione sui generi letterari. Il motivo della tragedia greca è strettamente connesso con l'epica, ossia il mito, ma dal punto di vista della comunicazione la tragedia sviluppa mezzi del tutto nuovi: il mythos (μῦθος, "parola", "racconto") si fonde con l'azione, cioè con la rappresentazione diretta (δρᾶμα, "dramma", deriva da δρὰω, "agire"), in cui il pubblico vede con i propri occhi i personaggi che compaiono come entità distinte che agiscono autonomamente sulla scena (σκηνή, in origine il tendone dei banchetti), provvisti ciascuno di una propria dimensione psicologica. I più importanti e riconosciuti autori di tragedie furono Eschilo, Sofocle ed Euripide, che affrontarono i temi più sentiti della Grecia del V secolo a.C. Uno dei problemi storici nell'accostarsi alla tragedia greca è il constatare che, malgrado sia noto (e intuibile dalla straordinaria diffusione dei teatri nelle città greche, soprattutto dopo il IV secolo a.C.) che i greci amassero il teatro, in particolare quello tragico, sono pochissimi i testi giunti intatti sino a noi (ad esempio su 79 opere di Eschilo di cui si conosce il titolo ne sono oggi rimaste solo 7). Possiamo immaginare che esistessero molti autori a noi ignoti fuori da Atene, così come diversi autori (ateniesi e non) sono conosciuti solo per il loro nome. Sappiamo che alcuni autori ateniesi (come Eschilo) erano conosciuti, amati e rappresentati anche a Siracusa, ma non sappiamo come procedesse la diffusione delle opere teatrali ateniesi fuori da quella città, né se ad Atene si rappresentassero anche opere di provenienza straniera. La nostra conoscenza del dramma greco va quindi considerata incompleta e soggetta a pericolose strozzature nella trasmissione delle fonti, forse anche di carattere ideologico (alcuni tragici greci erano partigiani della democrazia ateniese e molti politicamente impegnati, anche contro la democrazia, con un conseguente forte rischio di censura dopo la fine di quell'esperienza politica, un fenomeno che potrebbe essersi ripetuto anche in altre realtà).
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