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Autore principale: Cardini, Franco <1940->
Pubblicazione: Firenze : Giunti, 1999
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: it
Luigi XVI di Borbone (Versailles, 23 agosto 1754 – Parigi, 21 gennaio 1793) è stato re di Francia dal 1774 al 1792; dal 1º ottobre 1791 regnò con il titolo di "re dei Francesi" fino al 10 agosto 1792, giorno della sua deposizione, e di fatto ultimo vero sovrano assoluto per diritto divino. Inizialmente amato dal popolo, sostenne la guerra d'indipendenza americana, ma non fu in grado di comprendere appieno gli eventi successivi in patria. Durante la Rivoluzione venne chiamato Luigi Capeto, in quanto discendente di Ugo Capeto, fondatore della dinastia, nell'intenzione di dissacrarne lo status di re, e soprannominato derisoriamente Louis le Dernier (Luigi Ultimo; in realtà non sarà l'ultimo re di Francia, onore che spetterà a Luigi Filippo, figlio di suo cugino Luigi Filippo II di Borbone-Orléans). Dopo la deposizione, l'arresto e l'instaurazione della Repubblica, fu giudicato colpevole di alto tradimento dalla Convenzione nazionale, venendo condannato a morte e ghigliottinato il 21 gennaio 1793. Luigi XVI fu riabilitato da suo fratello Luigi XVIII con la Restaurazione (1815). La Chiesa cattolica, già dal 1793, ricorda il martirio della famiglia reale, celebrando messe di suffragio, principalmente in Francia.
Luigi Carlo di Borbone (Versailles, 27 marzo 1785 – Parigi, 8 giugno 1795) era il terzo figlio, il secondo maschio, di Luigi XVI di Francia e di Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena. Alla nascita fu insignito del titolo di duca di Normandia; dopo la morte del fratello maggiore, il delfino Luigi Giuseppe, avvenuta nel 1789, divenne il nuovo delfino di Francia. Quando quest'ultimo titolo fu abolito dalla Costituzione francese del 1791, divenne noto come Luigi Carlo, principe reale. Dalla morte del padre nel 1793, fu considerato re di Francia e di Navarra col nome di Luigi XVII dai monarchici francesi e dalle corti europee, anche se di fatto si trovava ancora imprigionato dai repubblicani. Non regnò mai effettivamente né venne mai incoronato ufficialmente. Morì all'età di dieci anni, nel 1795, a causa delle dure condizioni di prigionia cui era stato sottoposto per oltre due anni.
Luigi Vanvitelli (Napoli, 12 maggio 1700 – Caserta, 1º marzo 1773) è stato un architetto e pittore italiano. Vanvitelli è considerato uno dei maggiori interpreti del periodo del Rococò e del Neoclassicismo; eseguì un cospicuo numero di opere che ancor oggi caratterizzano il paesaggio di varie città italiane: a Caserta la scenografica Reggia, alla quale il suo nome è tuttora indissolubilmente legato, e l'imponente acquedotto Carolino; ad Ancona il grande Lazzaretto, su un'isola artificiale pentagonale da lui realizzata, e la chiesa del Gesù; a Napoli il Foro Carolino, il palazzo Doria d'Angri, il palazzo Calabritto e la scala nella villa de Campora Gaudiosi a Cercola, la basilica della Santissima Annunziata e l'oratorio della Scala Santa; a Roma il difficile restauro della Basilica di Santa Maria degli Angeli. Si affermò in seguito alla partecipazione ai concorsi per la Fontana di Trevi e per la facciata di San Giovanni in Laterano: i suoi progetti, pur non risultando vincitori, furono molto apprezzati e ne rivelarono l'estro artistico. Assurto a notorietà, fu molto attivo in centro Italia, in particolare ad Ancona e a Roma, per poi essere assunto al servizio di Carlo di Borbone per il quale realizzò, a partire dal 1752, la Reggia di Caserta. Nel 2016 gli è stata intitolata l'Università degli Studi della Campania "Luigi Vanvitelli".
Luigi Bertelli (Firenze, 19 marzo 1858 – Firenze, 27 novembre 1920) è stato uno scrittore, giornalista e poeta italiano, autore delle avventure di un popolare personaggio d'inizio Novecento: Gian Burrasca. È più noto con lo pseudonimo di Vamba, nome del buffone di Cedric il Sassone nel romanzo Ivanhoe di Walter Scott.
Criseide è il patronimico utilizzato da Omero nell'Iliade per denominare la fanciulla Astinome. Criseide fa parte della mitologia greca, è figlia di Crise sacerdote d'Apollo. Nel primo libro dell'Iliade, Criseide è schiava di Agamennone, che se ne è impadronito quale preda di guerra e rifiuta di restituirla al padre Crise. Apollo, di cui Crise è sacerdote, scatena così una pestilenza tra l'esercito greco, per fermare la quale Agamennone è costretto a rinunciare a lei; in cambio però pretende di avere Briseide, schiava di Achille, atto che offende il guerriero a tal punto da indurlo a rifiutarsi di proseguire la guerra contro Troia. Secondo una tarda leggenda greca, narrata nelle Fabulae di Igino, la fanciulla ebbe da Agamennone un figlio, che chiamò Crise (come suo padre). Alcuni affermano che Crise l'avesse mandata a Lirnesso perché fosse più sicura, oppure affinché partecipasse ai festeggiamenti in onore di Artemide. Nella letteratura medievale, Criseide si sviluppa nel personaggio di Cressida, protagonista della celebre opera shakespeariana.
Il termine bargello (ant. barigello) deriva dal latino medievale barigildus, termine di origine longobarda (per i Goti bargi e i tedeschi burg). Il suo significato è "torre fortificata" o "castello". Nel Medioevo, bargello era il nome attribuito al capitano militare incaricato di mantenere l'ordine durante periodi di rivolta, avendo spesso funzioni dittatoriali di reggente. Il bargello, come Capitano di Giustizia o Capitano del Popolo, fu presente in molte città della penisola italiana, particolarmente sotto lo Stato Pontificio. A Firenze il bargello veniva scelto tra persone straniere, chiamandoli da un'altra città, allo stesso modo del podestà. Figura che appare nell'opera teatrale "Misura per misura" di William Shakespeare ("Dov'è il bargello?"), ne "I Promessi Sposi" di Alessandro Manzoni ("Ma no signore; in compagnia ci vieni; e in compagnia d'un bargello, per far meglio!"; Cap. XV) e nel “il giorno della civetta” di Leonardo Sciascia (“vuol dire bargello: il capo degli sbirri”). Il termine bargello venne preso per estensione dal palazzo sede del capitano di giustizia.
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