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Autore principale: Beccaria, Cesare
Edizione: 6° rist
Pubblicazione: Milano : Mondadori, 2002
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Cesare Beccaria Bonesana, marchese di Gualdrasco e di Villareggio (Milano, 15 marzo 1738 – Milano, 28 novembre 1794), è stato un giurista, filosofo, economista e letterato italiano considerato tra i massimi esponenti dell'illuminismo italiano, figura di spicco della scuola illuministica milanese. La sua opera principale, il trattato Dei delitti e delle pene, in cui viene condotta un'analisi politica e giuridica contro la pena di morte e la tortura sulla base del razionalismo e del pragmatismo di stampo utilitarista, è tra i testi più influenti della storia del diritto penale ed ispirò tra gli altri il codice penale voluto dal granduca Pietro Leopoldo di Toscana. Nonno materno di Alessandro Manzoni, Cesare Beccaria è considerato inoltre come uno dei padri fondatori della teoria classica del diritto penale e della criminologia di scuola liberale.
Dei delitti e delle pene è un breve saggio scritto dall'illuminista italiano Cesare Beccaria pubblicato nel 1764. In questo saggio breve, Beccaria si pone con spirito illuminista delle domande circa le modalità di accertamento dei delitti e circa le pene allora in uso.
Delitto e castigo (in russo: Преступление и наказание?, Prestuplénie i nakazànie, /prʲɪstup'lʲɛnɪɪ i nəkʌ'zanɪɪ/) è un romanzo di Fëdor Dostoevskij scritto nel 1866, che insieme a Guerra e Pace di Lev Tolstoj costituisce uno dei romanzi russi più noti e più venduti in tutto il mondo. Il tema principale del romanzo è il conseguimento del perdono attraverso la sofferenza, accompagnato dalla pura essenza della visione esistenzialista di Dostoevskij e concentrato sui valori morali della religione. Il titolo, letteralmente dal russo, significa "Il delitto e la pena". È un chiaro riferimento al saggio Dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria, tradotto in lingua russa nel 1803. Tuttavia, nella prima traduzione italiana (1889) ricorse il titolo "Il delitto e il castigo", poiché ritradotto dal francese Le crime et le châtiment, dove il termine châtiment in italiano può essere tradotto solo con la parola castigo.
Delitto e castigo (in russo: Преступление и наказание?, Prestuplénie i nakazànie, /prʲɪstup'lʲɛnɪɪ i nəkʌ'zanɪɪ/) è un romanzo pubblicato nel 1866 dallo scrittore russo Fëdor Dostoevskij e ambientato a San Pietroburgo. Insieme a Guerra e pace di Lev Tolstoj, fa parte dei romanzi russi più famosi e influenti di tutti i tempi. Esso esprime i punti di vista religiosi ed esistenzialisti di Dostoevskij, con una focalizzazione predominante sul tema del conseguimento della salvezza attraverso la sofferenza.
La filosofia (in greco antico: φιλοσοφία, philosophía, composto di φιλεῖν (phileîn), "amare", e σοφία (sophía), "sapienza", ossia "amore per la sapienza") è un campo di studi che si pone domande e riflette sul mondo e sull'essere umano, indaga sul senso dell'essere e dell'esistenza umana. Come intrinseco nel nome stesso la filosofia è l'amore per la sapienza (intesa come conoscenza) e la ricerca.Prima ancora che indagine speculativa, la filosofia fu una disciplina che assunse anche i caratteri della conduzione del "modo di vita", ad esempio nell'applicazione concreta dei principi desunti attraverso la riflessione o pensiero. In questa forma, essa sorse nell'antica Grecia. A rendere complessa una definizione univoca della filosofia concorre il dissenso tra i filosofi sull'oggetto stesso della filosofia: alcuni orientano l'analisi della filosofia verso l'uomo e i suoi interessi così come viene esposto nell'Eutidemo di Platone, per cui essa sarebbe «l'uso del sapere a vantaggio dell'uomo».Nel prosieguo della storia della filosofia altri autori che seguono questa opinione sono per esempio Cartesio («Tutta la filosofia è come un albero, di cui le radici sono la metafisica, il tronco è la fisica, e i rami che sorgono da questo tronco sono le altre scienze, che si riducono a tre principali: la medicina, la meccanica e la morale, intendo la più alta e la più perfetta morale, che presupponendo una conoscenza completa delle altre scienze, è l'ultimo grado della saggezza»), Thomas Hobbes, e Immanuel Kant, il quale, definisce la filosofia come «scienza della relazione di ogni conoscenza al fine essenziale della ragione umana».Altri pensatori ritengono che la filosofia debba puntare alla conoscenza dell'essere in quanto tale secondo un percorso che, fatte le debite differenze, va dagli eleati sino a Husserl e Heidegger.
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