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Autore principale: Gioberti, Vincenzo
Pubblicazione: Milano : Bocca, c1939
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ITA, Paese: IT
Vincenzo Gioberti (Torino, 5 aprile 1801 – Parigi, 26 ottobre 1852) è stato un presbitero, patriota e filosofo italiano, nonché il primo Presidente della Camera dei deputati del Regno di Sardegna, esponente di primo piano del Risorgimento italiano.
Il contesto politico italiano è nel pieno del movimento mazziniano; la Giovine Italia poneva in secondo piano la fede e quei conformismi politici di ossequio nei confronti del papato, inoltre l'attivismo insurrezionale si traduceva in un vano sacrificio di giovani vite. Tutto ciò trova di fronte l'opposizione del ceto cattolico-liberale, che vede in Gioberti una propria rappresentazione politica. Ne Il primato morale e civile degli Italiani Vincenzo Gioberti rivela il suo pensiero politico basato su un progetto riformistico, moderato facente leva sugli antichi valori cristiani, che a suo giudizio hanno da sempre accomunato tutti gli italiani, il cui obiettivo era la creazione di una federazione nazionale dei vari stati della penisola sotto la presidenza del papa. Occorreva creare un movimento d'opinione che utilizzasse la forza del cattolicesimo e dei principi, per poi tradursi politicamente in un partito cattolico italiano, nazionale e moderno. L'opera ebbe un grande successo e da essa nacque il cosiddetto partito neoguelfo che ispirerà poi la partecipazione di vari stati italiani alla prima guerra di indipendenza. Il neoguelfismo apparve come un mito di straordinaria, anche se effimera, efficacia. In effetti l'opera era manchevole almeno sotto due aspetti: in primo luogo trascurava il fatto che il futuro presidente della lega avrebbe dovuto essere l'allora papa Gregorio XVI, pontefice reazionario, l'autore dell'enciclica Mirari vos con la quale veniva condannata ogni forma di pensiero liberale; in secondo luogo, Gioberti sembrava non considerare che dalla lega sarebbe rimasto fuori il Lombardo-Veneto, sotto la dominazione austriaca. L'opera venne attaccata da destra dai gesuiti e da sinistra dai mazziniani repubblicani che lo accusarono di clericalismo. Per rispondere a questa accuse Gioberti scrive I prolegomeni del Primato, opera pubblicata postuma a Bruxelles nel 1865, dove innanzitutto chiarisce che "Il primato [...] aveva la funzione di propagandare il progetto federativo e che quello che importava era la lega [...] chiunque ne fosse poi il presidente, o il papa o il re di Sardegna". Gioberti dunque è amareggiato dalle reazioni acutamente critiche che gli sono mosse dagli stessi ambienti ecclesiastici. Il fulcro del suo pensiero politico dunque sposta il baricentro sulla "pubblica opinione come regina del mondo": inevitabile il riferimento alla classe borghese, classe sociale non più soltanto dirigente bensì anche dominante, l'unica realtà in grado di sopravvivere al mito del proletariato e all'aristocrazia reazionaria. Ma chi avrebbe dovuto realizzare la lega? Secondo Gioberti sarà la forza dell'opinione pubblica che è incarnata dalla borghesia, ceto dialettico, per sua natura tendente alla moderazione e capace di assorbire gli opposti estremismi del patriziato e della plebe, per cui la borghesia è destinata a divenire ceto universale unico. Questa spinta in avanti del pensiero giobertiano sarà poi sociologicamente additata come nociva dal pensiero di Gaetano Mosca, che scorgerà nella borghesia l'espressione più forte di élite del XIX secolo. Da questo punto di vista Gioberti, a parere dello storico Giorgio Rumi, si rivela una sorta di profeta politico, "se pensiamo alla scomparsa, ai nostri giorni, di quello che era il proletariato e a quella progressiva del sottoproletariato, di pasoliniana memoria, sostituito anch'esso dalla classe degli emarginati (gli immigrati, i nuovi poveri ecc.). Oggi in effetti constatiamo la presenza di un'unica grande classe borghese, dove le distinzioni sono ormai al suo interno: la grande, media e piccola borghesia. (cfr. G.Rumi, Gioberti, Bologna 2000) La borghesia, dice Gioberti, non è ne clericale né anticlericale ma laica e potrà però realizzare il suo progetto, solo se sarà in grado di fondare un moderno partito cattolico, un partito integralista, che assuma il Vangelo come suo programma politico. E ancora una volta Gioberti sembra profetizzare l'avvento di una futura Democrazia Cristiana che governerà a lungo il nostro paese. (cfr. Francesco Traniello, Da Gioberti a Moro: percorsi di una cultura politica, Milano, 1990)
Il liceo classico statale Vincenzo Gioberti di Torino è uno dei più antichi licei italiani. Si tratta di uno dei quattro licei classici statali della città, insieme al D'Azeglio, il Cavour e l'Alfieri.
Il Vincenzo Gioberti è stato un cacciatorpediniere della Regia Marina.
Vincenzo Gioberti (Torino, 5 aprile 1801 – Parigi, 26 ottobre 1852) è stato un presbitero, patriota e filosofo italiano, nonché il primo Presidente della Camera dei deputati del Regno di Sardegna, esponente di primo piano del Risorgimento italiano.
La metafisica è quella parte della filosofia che, andando oltre gli elementi contingenti dell'esperienza sensibile, si occupa degli aspetti più autentici e fondamentali della realtà, secondo la prospettiva più ampia e universale possibile. Essa mira allo studio degli enti «in quanto tali» nella loro interezza, a differenza delle scienze particolari che, generalmente, si occupano delle loro singole determinazioni empiriche, secondo punti di vista e metodologie specifiche. Nel tentativo di superare gli elementi instabili, mutevoli, e accidentali dei fenomeni, la metafisica concentra la propria attenzione su ciò che considera eterno, stabile, necessario, assoluto, per cercare di cogliere le strutture fondamentali dell'essere. In quest'ottica, i rapporti tra metafisica e ontologia sono molto stretti, tanto che sin dall'antichità si è soliti racchiudere il senso della metafisica nell'incessante ricerca di una risposta alla domanda metafisica fondamentale «perché l'essere piuttosto che il nulla?».All'ambito della ricerca metafisica tradizionale appartengono problemi quali la questione dell'esistenza di Dio, dell'immortalità dell'anima, dell'essere "in sé", dell'origine e il senso del cosmo, nonché la questione dell'eventuale relazione fra la trascendenza dell'Essere e l'immanenza degli enti materiali (differenza ontologica).
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