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Titolo uniforme: Vigezzi, Brunello. Da Giolitti a Salandra
Autore principale: Vigezzi, Brunello
Pubblicazione: Firenze : Vallecchi, c1969
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: it
Giovanni Giolitti (Mondovì, 27 ottobre 1842 – Cavour, 17 luglio 1928) è stato un politico italiano, più volte presidente del Consiglio dei ministri. Il periodo storico durante il quale eserciterà la sua guida politica sull'Italia è oggi definito "età giolittiana". Sebbene la sua azione di governo sia stata oggetto di critica da parte di alcuni suoi contemporanei, come per esempio Gaetano Salvemini, Giolitti fu uno dei politici liberali più efficacemente impegnati nell'estensione della base democratica dello Stato unitario, e nella modernizzazione economica, industriale e politico-culturale della società italiana a cavallo fra Ottocento e Novecento. Dopo un iniziale voto di fiducia, nel 1922, al nuovo governo fascista, dal 1924 si tenne all'opposizione di Benito Mussolini.
Antonio Salandra (Troia, 13 agosto 1853 – Roma, 9 dicembre 1931) è stato un politico e giurista italiano, Presidente del Consiglio dei ministri dal 21 marzo 1914 al 18 giugno 1916.
I presidenti del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia, che si susseguirono dalla sua proclamazione nel 1861 fino alla proclamazione della Repubblica nel 1946, sono stati 30 e hanno presieduto complessivamente 65 governi. Agostino Depretis è il politico che ha presieduto più governi (otto), per un totale di 2251 giorni, mentre Giovanni Giolitti, con i suoi cinque governi, è stato in carica complessivamente per 3.839 giorni, periodo superato solo dall'unico governo Mussolini, che fu in carica durante il fascismo, dal 1922 al 1943. Il singolo governo più a lungo in carica fu quello di Giovanni Lanza (1869-1873), per un totale di 1304 giorni. Differentemente dall’ordinamento repubblicano successivo, nell’Italia liberale non esisteva una Presidenza del Consiglio, e il Presidente del Consiglio era uno dei ministri, operando dal proprio Ministero.
Con l'espressione radioso maggio si intende il periodo subito precedente l'entrata dell'Italia nella prima guerra mondiale, corrispondente al mese di maggio 1915. Durante tale periodo, si susseguirono in tutto il paese manifestazioni e scioperi che vedevano contrapposti due schieramenti: gli interventisti da una parte, che premevano per l'ingresso dell'Italia in guerra, e i neutralisti dall'altra, che al contrario speravano di tenere fuori il paese dal conflitto. Questo periodo fu definito enfaticamente dai sostenitori dell'intervento come «radiose giornate» di maggio, mentre furono ribattezzate dagli oppositori come «sud americane giornate di maggio», per accentuare il carattere facinoroso e intimidatorio che ebbero gli interventisti. Nonostante la diatriba tra i due schieramenti durasse ormai da quasi un anno, solo nel mese di maggio si ebbe una vera e propria escalation di avvenimenti che portarono in piena luce le contrapposte dinamiche delle forze popolari che si erano affermate in Italia durante il periodo di neutralità. Ad innescare gli eventi, fu la crisi politica esplosa il 9 maggio 1915, giorno in cui Giovanni Giolitti si recò a Roma per prendere le redini della maggioranza parlamentare neutralista, cosa che imbaldanzì i deputati del medesimo orientamento, che erano la maggioranza, e scompaginò i piani di Salandra e del re Vittorio Emanuele, gettando lo sconcerto nelle file degli interventisti. L'allora presidente del Consiglio Antonio Salandra, convinto interventista, si era già legato con le forze dell'Intesa con un patto segreto che obbligava l'Italia ad intervenire in guerra entro un mese dalla firma del patto stesso, ma Giolitti che aveva la fiducia della maggioranza dei deputati della Camera, aveva tecnicamente anche il potere di revocare il Patto. Solo la imponente campagna editoriale e propagandistica, spinta da interessi economici e politici, e rappresentata da movimenti nazionalisti e dalla maggior parte della élite intellettuale della nazione, poté sovvertire il volere della maggioranza neutralista italiana e consentire al governo Salandra di ratificare il Patto e dare inizio, di fatto, all'avventura bellica dell'Italia nella prima guerra mondiale.
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