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Autore principale: Albers, Josef [Artista (Pittore, etc.)]
Pubblicazione: London ; New York : Phaidon, 2006
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: eng, Paese: GB
Il Bauhaus (), il cui nome completo era Staatliches Bauhaus, è stata una scuola di arte e design che operò in Germania dal 1919 al 1933, nel contesto storico-culturale della Repubblica di Weimar. Ebbe sede a Weimar dal 1919 al 1925, a Dessau dal 1925 al 1932, e a Berlino dal 1932 al 1933 quando chiuse perché invisa al nazismo. Ideato da Walter Gropius, il termine Bauhaus richiamava la parola medievale Bauhütte, che in italiano significa: capannone, indicante la loggia dei muratori. Erede delle avanguardie anteguerra, non fu solo una scuola, ma rappresentò anche il punto di riferimento fondamentale per tutti i movimenti d'innovazione nel campo del design e dell'architettura legati al razionalismo e al funzionalismo, facenti parte del cosiddetto Movimento Moderno. I suoi insegnanti, appartenenti a diverse nazionalità, furono figure di primo piano della cultura europea e l'esperienza didattica della scuola influirà profondamente sull'insegnamento artistico e tecnico fino ad oggi. Il Bauhaus è stato un momento cruciale nel dibattito novecentesco del rapporto tra tecnologia e cultura. Attualmente l'azienda tedesca Tecta produce riproduzioni di arredamento progettato dal Bauhaus con l'aiuto di documenti ufficiali.
The Responsive Eye fu un'esposizione artistica che si tenne tra il 23 febbraio ed il 25 aprile 1965 al Museum of Modern Art di New York (MoMa). È considerata una delle esibizioni simbolo degli anni sessanta, celebrante le esperienze dell'arte ottica, o op art, e dell'arte cinetica e programmata. Gli ambienti dell'esposizione furono costruiti con l'intento di stupire lo spettatore, esaltando gli effetti di illusione ottica e straniamento delle opere esposte. L'esposizione comprese 123 lavori di artisti come Victor Vasarely e Josef Albers e di gruppi come l'italiano Gruppo N (Alberto Biasi, Ennio Chiggio, Toni Costa, Edoardo Landi, Manfredo Massironi) e lo spagnolo Equipo 57. Fra gli artisti italiani presenti si ricordano anche Getulio Alviani, Enrico Castellani, Piero Dorazio ed Enzo Mari. Si trattò di uno dei maggiori riconoscimenti dati a questo movimento artistico, che negli anni successivi perse visibilità parallelamente all'incedere della Pop Art e dell’Arte Povera. L'esposizione fu un successo di pubblico (i visitatori furono oltre 180 000), ma la critica accantonò l'op art come nient'altro che trompe-l'œil o illusioni ottiche. Indipendentemente da ciò, la popolarità dell'op art presso il grande pubblico aumentò e l'op art entrò in numerosi contesti. Brian de Palma realizzò un documentario dallo stesso titolo, registrando con stile tagliente il giorno di inaugurazione della mostra. Molte opere esposte, fra cui una "superficie a testura vibratile" di Alviani ed una "dinamica visuale" di Costa, vennero acquistate dal museo stesso entrando a far parte della collezione permanente.
Luciano Pistoi (Roma, 1927 – Siena, 1995) è stato un critico d'arte, gallerista e editore italiano.
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Record aggiornato il: 2021-11-25T01:32:19.275Z