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Autore principale: Toscana (Granducato)
Serie: Ambiente e società
Serie: Istituto per la documentazione giuridica del Consiglio nazionale delle ricerche
Le fonti di energia rinnovabile sono delle fonti energetiche ricavate da risorse che sono naturalmente reintegrate in una scala temporale umana, come la luce solare, il vento, la pioggia, le maree, le onde e il calore geotermico. L'energia rinnovabile fornisce spesso energia in quattro aree importanti: produzione di energia elettrica, riscaldamento/raffreddamento ad aria e acqua, trasporti e servizi energetici , tramite una rete di distribuzione.
Nelle scienze forestali la selvicoltura (o silvicoltura) è l'insieme delle attività di coltivazione svolte nei boschi, con scopi diversi, in risposta alle esigenze dei singoli e delle comunità, preservando nel tempo la qualità e la quantità del patrimonio forestale. In senso stretto indica tutto quell'insieme di interventi che permettono la coltivazione del bosco garantendo la sua rinnovabilità; il prelievo legnoso che se ne ricava viene valutato in termini di sostenibilità, ovvero uno sfruttamento ponderato di una risorsa che viene mantenuta rinnovabile; in questo si differenzia dalla cosiddetta "utilizzazione di rapina" che non considera questi fondamentali aspetti ecologici. La selvicoltura in senso stretto viene di solito distinta in selvicoltura generale ed in selvicoltura speciale. La selvicoltura generale studia le relazioni intercorrenti tra il bosco e l'ambiente in cui esso vive, l'evoluzione della foresta, le modalità di impianto, la rinnovazione del bosco e la utilizzazione del soprassuolo maturo. Nella selvicoltura speciale si studiano le esigenze ecologiche e le tecniche colturali delle singole specie arboree forestali. La selvicoltura va inoltre distinta dall'arboricoltura da legno, che si occupa delle piantagioni arboree industriali per fini commerciali. La selvicoltura dunque si basa sulle conoscenze scientifiche degli equilibri e delle caratteristiche degli ecosistemi forestali, naturali o creati dall'uomo, tanto che si può parlare di selvicoltura naturalistica, che si occupa della conservazione dell'ecosistema forestale per mantenerlo il più possibile simile a quelli naturali, subordinando allo scopo principale la quantità e qualità del prelievo di legname per usi commerciali; mentre si parlerà di selvicoltura agronomica riferendosi alla disciplina tecnica che cerca di conciliare le esigenze economico-produttive tendenti alla massimizzazione della resa in massa legnosa della foresta con le esigenze di mantenimento degli equilibri ecologici, geologici e ambientali del patrimonio boschivo. La selvicoltura o la silvicoltura è la scienza che studia il bosco e le sue funzioni: Funzione produttiva (produce piccoli frutti, legna, resina, ecc. ecc.); Funzione protettiva (effettua la regimazione delle acque, attraverso le foglie funge da filtro nelle grandi città, ecc. ecc.) Funzione sociale (il bosco negli ultimi 20 anni è utilizzato anche per motivi ricreativi, ad esempio per il trekking).
Il piano paesaggistico regionale (chiamato anche piano paesaggistico o piano paesistico), nel campo dell'urbanistica in Italia, è uno strumento urbanistico previsto dalla legislazione redatto dalla Regione congiuntamente al Ministero per i Beni, le Attività Culturali e il turismo. Con tale atto si persegue la finalità di tutela, sia in qualità di conservazione e preservazione che di uso e valorizzazione, di specifiche categorie di beni territoriali quali territori montani, lacustri, vulcani, fiumi, territori costieri, parchi e riserve, boschi e simili.
Con il termine biomassa si indica generalmente un insieme di organismi animali o vegetali presenti in una certa quantità in un dato ambiente come quello acquatico o terrestre. In letteratura il concetto di biomassa viene spesso sviluppato e trattato in modo differente a seconda del contesto in cui è inserito. Le biomasse sono particolarmente importanti in due diversi campi: quello ecologico e quello delle energie rinnovabili, dove rappresentano una fonte di energia di origine biotica.
La Lex spoletina o Lex luci spoletina è un documento epigrafico (catalogato: Lex spoletina, CIL, XI, 4766) scritto in latino arcaico su pietra calcarea risalente agli ultimi decenni del III secolo a.C. e ai primi del II. È composto da due iscrizioni che impongono regolamenti circa l'utilizzo dei boschi considerati sacri. Entrambe sono conservate a Spoleto nel Museo archeologico nazionale. Il documento è noto come una delle più importanti e antiche testimonianze concernenti i luci nel mondo romano.
Record aggiornato il: 2024-04-28T02:33:31.293Z