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Autore principale: Arecco, Sergio
Pubblicazione: Firenze : La nuova Italia, 1979
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Furyo è un film del 1983 diretto da Nagisa Oshima, tratto dal romanzo The Seed and the Sower (1963) di Laurens van der Post, nel quale lo scrittore raccontò della sua personale esperienza come prigioniero di guerra in un campo di concentramento giapponese durante la seconda guerra mondiale (su cui ha scritto anche A Bar of Shadow e The Night of the New Moon). Trattandosi d'una produzione britannico-nipponico-neozelandese, la pellicola possiede due titoli originali: in giapponese Senjō no Merry Christmas (戦場のメリークリスマス? "Buon Natale sul campo di battaglia") e in inglese Merry Christmas Mr. Lawrence ("Buon Natale Mr. Lawrence"). In alcune edizioni europee, fra cui quella italiana, è stato rinominato Furyo (俘虜?), traducibile in giapponese in "prigioniero di guerra". L'insolito cast affianca a Tom Conti, interprete dell'eponimo personaggio, la star musicale David Bowie, qui in una delle sue prove cinematografiche più celebri, il compositore Ryūichi Sakamoto, autore della colonna sonora del film, alla sua prima esperienza recitativa, e Takeshi Kitano, accreditato semplicemente come Takeshi, all'epoca celebre in patria come intrattenitore e comico televisivo. Fu presentato in concorso al 36º Festival di Cannes.
Il cinema giapponese (日本映画 Nihon eiga?) ha una storia per molti versi analoga a quella di altre cinematografiche mondiali, con alcune proprie specificità. L'industria cinematografica giapponese, fortemente strutturata in case di produzione maggiori, come a Hollywood, ha avuto una prima età dell'oro negli anni venti e trenta, con una produzione di eccezionale ricchezza che non ha però varcato i confini nazionali, e ha raggiunto il proprio apogeo negli anni cinquanta, quando la produzione ha raggiunto la sua massima prolificità, con oltre cinquecento film all'anno, e le opere di eccezionale qualità artistica di alcuni autori, come Akira Kurosawa e Kenji Mizoguchi, hanno fatto scoprire in Occidente, attraverso i festival, l'esistenza del cinema nipponico, a partire dal film Rashōmon (1950), vincitore del Leone d'oro alla Mostra del cinema di Venezia e dell'Oscar per il miglior film straniero. Tra la fine degli anni cinquanta e l'inizio dei sessanta anche il cinema giapponese è stato interessato dal fenomeno internazionale delle nouvelles vagues e sono emersi nuovi autori di rilevanza internazionale come Nagisa Ōshima e Shōhei Imamura. Nel corso degli anni sessanta il sistema produttivo cinematografico ha però subito l'insuperabile concorrenza della televisione ed ha imboccato la via del declino, con la progressiva discesa del numero dei film prodotti, delle sale cinematografiche e degli spettatori.
Gli spettacoli nell'antica Roma erano numerosi, aperti a tutti i cittadini ed in genere gratuiti; alcuni di essi si distinguevano per la grandezza degli allestimenti e per la crudeltà. I Romani frequentavano di preferenza i combattimenti dei gladiatori, quelli con bestie feroci (venationes), le riproduzioni di battaglie navali (naumachia), le corse di carri, le gare di atletica, gli spettacoli teatrali dei mimi e le pantomime. Quarant'anni dopo l'invettiva di Giovenale (n. tra il 55 e il 60–m. dopo il 127) che rimpiangeva la sobrietà e la severità repubblicana di un popolo che ormai aspirava solo al panem et circenses, al pane e agli spettacoli, Frontone (100-166), quasi con le stesse parole, descriveva sconsolato la triste realtà: La classe dirigente romana considerava infatti suo compito primario quello di distribuire alimenti una volta al mese al popolo e di distrarlo e regolare il suo tempo libero con gli spettacoli gratuiti offerti nelle festività religiose o in ricorrenze laiche.
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