Accedi all'area personale per aggiungere e visualizzare i tuoi libri preferiti
Autore principale: Giusti, Giuseppe <1809-1850>
Pubblicazione: Firenze : Successori Le Monnier, 1880
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: it
I Proverbi fiamminghi è un dipinto a olio su tavola (117x163 cm) di Pieter Bruegel il Vecchio, datato 1559 e conservato nella Gemäldegalerie di Berlino. È firmato in basso a destra "BRVEGEL 1559".
Il dialetto milanese (nome nativo milanés, AFI: [milaˈneːs]) è un dialetto della lingua lombarda (appartenente al ramo occidentale), parlato tradizionalmente a Milano. È detto anche meneghino (meneghìn, AFI: [meneˈɡĩː]), dal nome della maschera milanese Meneghino (o Meneghin).
Il sardo (nome nativo sardu /ˈsaɾdu/, lìngua sarda /ˈliŋɡwa ˈzaɾda/ nelle varianti campidanesi o limba sarda /ˈlimba ˈzaɾda/ nelle varianti logudoresi e in ortografia LSC) è una lingua appartenente al gruppo romanzo delle lingue indoeuropee che, per differenziazione evidente sia ai parlanti nativi, sia ai non sardi, sia agli studiosi di ogni tempo, deve essere considerata autonoma dai sistemi dialettali di area italica, gallica e ispanica e pertanto classificata come idioma a sé stante nel panorama neolatino. È parlata nell'isola della Sardegna. È classificata come lingua romanza occidentale o insulare e viene considerata da molti studiosi la più conservativa delle lingue derivanti dal latino; a titolo di esempio, lo storico Manlio Brigaglia rileva che la frase in latino pronunciata da un romano di stanza a Forum Traiani Pone mihi tres panes in bertula ("Mettimi tre pani nella bisaccia") corrisponderebbe alla sua traduzione in sardo corrente Ponemi tres panes in sa bèrtula. Sebbene la base lessicale sia quindi in massima misura di origine latina, il sardo conserva tuttavia diverse testimonianze del sostrato linguistico degli antichi Sardi prima della conquista romana: si evidenziano etimi protosardi e, in misura minore, anche fenicio-punici in diversi vocaboli, soprattutto toponimi. In età medievale, moderna e contemporanea la lingua sarda ha ricevuto influenze di superstrato dal greco-bizantino, ligure, volgare toscano, catalano, castigliano e italiano. Dal 1997 la legge regionale riconosce alla lingua sarda pari dignità rispetto all'italiano. Dal 1999 è anche tutelata dalla legge nazionale sulle minoranze linguistiche; fra le dodici minoranze in questione, quella sarda è la più robusta in termini assoluti ma è anche quella che più ha conosciuto un decremento in termini relativi.
La commedia dell'arte è nata in Italia nel XVI secolo ed è rimasta popolare fino alla metà del XVIII secolo, anni della riforma goldoniana della commedia. Non si trattava di un genere di rappresentazione teatrale, bensì di una diversa modalità di produzione degli spettacoli. Le rappresentazioni non erano basate su testi scritti ma su dei canovacci, detti anche scenari; in origine, le rappresentazioni erano tenute all'aperto con una scenografia fatta di pochi oggetti. Le compagnie erano composte da dieci persone: otto uomini e due donne. All'estero era conosciuta come "Commedia italiana". Nella loro formula spettacolare, i comici della Commedia dell'Arte introdussero un elemento nuovo di portata dirompente e rivoluzionaria: la presenza delle donne sul palcoscenico. In un contratto stipulato con un notaio di Roma il 10 ottobre 1564, si ha la prima apparizione documentata di una donna: la "signora Lucrezia Di Siena" ingaggiata da una compagnia che si proponeva di far commedie nel periodo di carnevale, probabilmente un personaggio di elevata cultura in grado di comporre versi e di suonare strumenti. Solo alla fine del secolo le donne avrebbero preso posto a pieno titolo nelle compagnie teatrali. La denominazione veniva sostituita con altre: commedia all'improvviso (o improvvisa), commedia a braccio o commedia degli Zanni. Il nome "arte", nel Medioevo, significava "mestiere", "professione": quello del teatrante, infatti, era un vero e proprio mestiere. Bisogna però specificare che era considerato come tale, non per le compagnie amatoriali, ma solo per quelle compagnie associate che venivano riconosciute dai ducati e avevano un vero e proprio statuto di leggi e regole. Grazie a queste ultime, le compagnie associate sottomettevano le altre che venivano definite "ruba piazze".
Questo glossario delle frasi fatte contiene i modi di dire più frequenti nella lingua italiana.
Proverbi sardi è una raccolta di proverbi e modi di dire sardi di Giovanni Spano (1853) Pubblicata nel 1851-52 in appendice al suo Vocabolario Sardo-Italiano e Italiano-Sardo, la raccolta apparve in volume autonomo nel 1871 col titolo Proverbj sardi trasportati in lingua italiana e confrontati con quelli degli antichi popoli, per essere poi riedita più volte nel Novecento. Quest'opera dello Spano, dopo la raccolta tardorinascimentale di Proverbi italiani di O. Pescetti del 1603, è la prima di parecchie altre analoghe apparse nell'Ottocento in Italia come in altre parti d'Europa, come i noti Proverbi toscani di Giuseppe Giusti del 1853, la Raccolta di proverbi veneti del 1857-58 di C. Pasqualigo, dei Proverbi siciliani di Giuseppe Pitrè del 1880 e così via. Gli intenti dello Spano sono, oltre che linguistico-filologici, soprattutto pedagogico-morali, dato che, come lo Spano scrive nella Prefazione all'edizione del 1871, "questi proverbi abbracciano tutta la filosofia divina ed umana [...] Ogni proverbio [...] è il maestro del presente e del futuro"
Il volume Il Folklore d'Italia - Guida dei Gruppi Folklorici Italiani è un annuario che come suggerisce il sottotitolo, va utilizzato come guida, per gli interessati, al variegato e vasto mondo del folclore italiano.
Alcune catalogazioni sono state accorpate perché sembrano descrivere la stessa edizione. Per visualizzare i dettagli di ciascuna, clicca sul numero di record
Record aggiornato il: 2024-05-28T02:08:04.829Z