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Autore principale: Prabhupada, A. C. Bhaktivedanta Swami
Pubblicazione: [S.l.] : The Bhaktivedanta Book Trust, c1989
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
L'induismo (o, secondo la grafia preferita da alcuni indologi, hindūismo; tradizionalmente denominato Sanātanadharma, in sanscrito devanāgarī सनातनधर्म, lett. «legge/religione eterna») è una religione, tra le più diffuse al mondo, e quella tra esse con le origini più antiche; conta nella sola India, all'ultimo censimento per religione effettuato dal governo e datato 2011, 966 257 353 fedeli indù (o hindū), su una popolazione di 1 210 854 977 individui. Dare una definizione unitaria dell'Induismo è difficile, poiché esso – più che una singola religione in senso stretto – si può considerare una serie di correnti religiose, devozionali e/o metafisiche e/o teologico-speculative, modi di comportarsi, abitudini quotidiane spesso eterogenee, aventi sì un comune nucleo di valori e credenze religiose, ma differenti tra loro a seconda del modo in cui interpretano la tradizione e la sua letteratura religiosa, e a seconda di quale aspetto diviene oggetto di focalizzazione per le singole correnti.
Aum od Om (ॐ) , è un termine sanscrito indeclinabile che, col significato di solenne affermazione, è posto all'inizio di buona parte della letteratura religiosa indiana. Come sillaba sacra viene pronunciata all'inizio o al termine di una lettura dei Veda. Come mantra, il più sacro e rappresentativo della religione induista, è oggetto di riflessioni teologiche e filosofiche, nonché strumento di pratica religiosa e meditativa. Come fono, ॐ è generalmente definito "simbolo" dell'Aum ma, invece, è soltanto scritto nel carattere sanscrito devanāgarī e, se viene ripetuto almeno 21 volte di seguito, forma un mantra.
Il cristianesimo e l'induismo sono religioni molto diverse, nate e sviluppatesi in contesti culturali estremamente differenti e in luoghi geograficamente molto distanti. Tuttavia, con la progressiva diffusione a livello mondiale del Cristianesimo, svariati tentativi sono stati fatti per coniugare le due fedi ed evidenziare un'unità di fondo, che collegasse la cultura occidentale e quella orientale, al di là delle divergenze esteriori.
L'induismo nel mondo ha oltre un miliardo di fedeli sparpagliati in tutti i continenti (il 15% dell'intera popolazione del pianeta ). Insieme con il cristianesimo (31,5%), l'islam (23,2%) e il buddhismo (7,1%), l'induismo è una delle quattro religioni maggiori esistenti per percentuale di adepti. La maggior parte degli indù si trova nei paesi asiatici. I paesi con più di 500.000 abitanti indù e cittadini sono (in ordine decrescente): India, Nepal, Bangladesh, Isole Mauritius, Indonesia, Pakistan, Sri Lanka, Stati Uniti d'America, Trinidad e Tobago, Malaysia, Birmania, Regno Unito e Sudafrica.
La visione di Dio presso la religione induista è estremamente articolata, dal momento che l'Induismo stesso può essere considerato un insieme più o meno eterogeneo di numerose correnti filosofiche e religiose, a volte in evidente contraddizione tra loro. Questo rende l'Induismo difficilmente classificabile; infatti, sebbene da molti venga considerato politeista, vi si ritrovano tratti di diverse tipologie di religiosità, tra cui monoteismo ed enoteismo. I principali punti di vista della religione induista sono sei, e vengono chiamati Darshana; designano le differenti possibilità di approccio ad uno o più degli aspetti filosofici, devozionali, metafisici e ritualistici emersi in un'epoca che affonda le sue radici nel mito (l'Induismo è infatti la più antica delle principali religioni del mondo). Secondo alcuni non è corretto parlare di "Dio" in un contesto induista, poiché tale termine, nella cultura indiana, può riferirsi tanto alla totalità del divino quanto ai suoi singoli aspetti: ad esempio, l'aspetto personale o quello impersonale, l'aspetto creativo o quello distruttivo, l'aspetto femminile o quello maschile, l'aspetto dolce o quello austero, l'aspetto trascendente o quello immanente, ecc.Questa tendenza a racchiudere in simbologie aspetti tra loro opposti e complementari spiega l'apparente contraddizionetra le varie forme divine venerate nell'Induismo. Ciò si riflette nel sistema delle murti (raffigurazioni di Dio o dei suoi aspetti). Ad esempio Devi a seconda dell'aspetto che si vuole considerare viene chiamata Kālī (aspetto terrifico della Madre Divina che, per amore del devoto, distrugge i demoni) oppure Bhavani (aspetto creativo della Madre Divina, letteralmente "colei che dà la vita") e, allo stesso modo, Shiva (l'aspetto paterno/maschile di Dio) viene chiamato a seconda dei casi "Hara" (letteralmente "distruttore") o "Shankara" (letteralmente "benefico"). Solitamente, con Dio in un contesto induista ci si riferisce al Dio-persona (generalmente chiamato Īśvara, che significa "il Signore"), il Dio con una propria individualità, con degli attributi, con nomi e forme (in sanscrito, nama-rupa), il Dio dotato di tutti i poteri, al tempo stesso immanente e trascendente, il Dio che si incarna ed impartisce gli insegnamenti necessari per ottenere la realizzazione spirituale. Īśvara (nelle sue innumerevoli forme e nomi) costituisce l'aspetto supremo di Dio presso i principali culti devozionali (Bhakti o Bhakti Yoga) monoteisti, ovvero Shivaismo (monoteismo di Shiva), Vaishnavismo (monoteismo di Vishnu/Krishna) e Shaktismo (monoteismo di Devi, la Madre Divina, chiamata anche Shakti). Nessuno di questi culti nega l'esistenza o la validità delle altre forme/nomi divini; ciò che varia in ognuno di essi è soltanto l'aspetto peculiare (di Dio) su cui ci si vuole focalizzare, per farne oggetto di devozione. Secondo la scuola di pensiero del Vedānta, in particolare secondo la filosofia Advaita (filosofia della non dualità), esiste un substrato metafisico di tutto ciò che esiste – su tutti i piani, grossolano, sottile e causale – un vero e proprio supporto situato al di là di ogni individualità, sia che essa riguardi l'anima individuale (detta Jīva) o quella universale (Ishvara, o Dio-persona). Questo substrato si trova oltre il mondo dei nomi e delle forme, ma per poter essere indicato viene chiamato Brahman; esso rappresenta la base del manifesto e dell'immanifesto, uno stato indifferenziato di puro essere, eternità e beatitudine, senza nascite e senza cause, situato al di là di qualsiasi speculazione filosofica o moto devozionale. Per l'induista, le varie religioni (chiamate Dharma) sono sentieri che conducono all'unica meta; l'unica cosa che differisce sono gli strumenti per giungere a questa meta, ovvero i nomi e le forme, le ritualità, ecc. Da qui il forte senso di rispetto verso tutte le fedi, poiché ognuna di esse è vista come una possibile via per raggiungere l'unico Dio e riscoprire la propria natura divina.
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