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Autore principale: Nerval, Gérard de
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: it
Carlo VI di Valois, detto il Delfino o il Beneamato o anche il Folle (francese: Charles VI le Bien-Aimé o le Fou; Parigi, 3 dicembre 1368 – Parigi, 21 ottobre 1422), è stato re di Francia della dinastia dei Valois dal 1380 al 1422. Figlio di Carlo V e di Giovanna di Borbone, ereditò il trono all'età di undici anni, nel bel mezzo della guerra dei Cent'anni. Il governo fu affidato ai suoi quattro zii: Filippo II di Borgogna, Giovanni di Berry, Luigi I d'Angiò e Luigi II di Borbone. Sebbene la maggiore età per regnare fosse a 14 anni, i duchi mantennero il potere fino a quando Carlo non se lo riprese all'età di 21 anni. Durante la reggenza dei suoi zii, le risorse finanziarie del regno, costantemente costruite dal padre Carlo V, vennero sprecate per il profitto personale dei duchi, i cui interessi erano spesso divergenti o addirittura contrastati tra loro. Per rifornire la tesoreria reale furono applicate nuove tasse, causando diverse rivolte. Nel 1388 Carlo VI licenziò i suoi zii e riportò al potere gli ex consiglieri di suo padre, conosciuti come Marmousets. Le condizioni politiche ed economiche del regno migliorarono in modo significativo e Carlo guadagnò fra il popolo l'epiteto di «Beneamato». Ma nell'agosto 1392 durante un viaggio verso la Bretagna con il suo esercito, nella foresta di Le Mans, Carlo ebbe improvvisamente un attacco di follia e uccise quattro cavalieri, rischiando di ammazzare anche suo fratello Luigi d'Orléans. Da quel momento le crisi di follia del sovrano divennero sempre più frequenti e di durata più lunga. Durante questi attacchi, aveva delle allucinazioni, credendo che fosse fatto di vetro o negando di avere una moglie e dei figli. Arrivava anche ad attaccare i servi, a correre fino allo sfinimento o a piangere come se minacciato dai suoi nemici. Si ipotizza che potesse soffrire di schizofrenia paranoide. Tra le varie crisi vi erano anche degli intervalli di mesi durante i quali Carlo risultava relativamente in sé. Tuttavia, essendo incapace di concentrarsi o di prendere decisioni, il potere politico fu preso dai principi del sangue, importanti nobili francesi che erano anche suoi parenti stretti, le cui rivalità e controversie causarono una guerra civile nel regno. Una feroce lotta per il potere si sviluppò tra Luigi d'Orléans, il fratello del re e Giovanni Senza Paura, duca di Borgogna, cugino del re. Quando Giovanni istigò l'omicidio di Luigi nel novembre 1407, il conflitto degenerò in una guerra civile tra gli Armagnacchi (i sostenitori della Casa di Valois) e i Borgognoni. Giovanni offrì vasti territori francesi a re Enrico V d'Inghilterra, che era ancora in guerra con la monarchia Valois, in cambio del suo sostegno. In seguito all'assassinio del duca di Borgogna, suo figlio Filippo il Buono, portò Carlo il Folle a firmare l'infame Trattato di Troyes (1420), che diseredava la sua prole e riconosceva Enrico V come suo legittimo successore sul trono di Francia. Quando Carlo VI morì, la successione fu però rivendicata dal figlio Carlo VII, che si trovò a fronteggiare la fase finale della Guerra dei Cent'anni.
Silvio Trentin (San Donà di Piave, 11 novembre 1885 – Monastier di Treviso, 12 marzo 1944) è stato un partigiano e giurista italiano, docente universitario di diritto amministrativo.
Caterina II di Russia (in russo: Екатерина II Алексеевна?, traslitterato: Ekaterina II Alekseevna; Stettino, 21 aprile 1729 – Tsarskoe Selo, 17 novembre 1796), conosciuta come Caterina la Grande, fu imperatrice di Russia dal 1762 alla morte. Fu uno dei più significativi esempi di dispotismo illuminato, ma solo in via teorica. Nata a Stettino, Sofia Federica Augusta di Anhalt-Zerbst venne data in sposa, sedicenne, all'erede al trono dell'Impero russo, il granduca Pietro Fëdorovič, futuro Pietro III di Russia. Con un colpo di Stato detronizzò il marito alla fine della Guerra dei sette anni. Sotto il suo regno, l'Impero russo accrebbe la sua potenza e visse uno dei periodi di maggior riconoscimento a livello europeo. Volendo applicare al suo metodo di governo i principi illuministi, di cui era seguace, Caterina incominciò con la redazione di un nuovo codice ispirato alle idee degli enciclopedisti. Affidandosi ai suoi favoriti, in particolare a Grigorij Orlov e a Grigorij Potëmkin, ma anche assistita dal grande successo dei generali, come Pëtr Rumjancev e Aleksandr Suvorov, e ammiragli, come Fëdor Ušakov, espanse rapidamente l'egemonia russa: a ovest vi fu l'annessione del territorio maggiore, ottenuto dallo smembramento della Confederazione Polacco-Lituana; in seguito alle guerre russo-turche occupò la Crimea; all'estremo est incominciò la colonizzazione dell'Alaska. Ammiratrice di Pietro il Grande, Caterina continuò a modernizzare la Russia occidentale, secondo le idee dell'assolutismo illuminato: s'interessò ai problemi dell'istruzione, fondando il primo istituto d'istruzione superiore femminile in Europa, delle finanze e della creazione di nuove cittadine fondate su suo ordine. Tuttavia la sua politica comportò un aumento del numero dei servi della gleba, con conseguente malcontento popolare e lo scoppio di numerose rivolte, represse violentemente, come quella guidata dal cosacco Pugačëv. Nonostante queste ambiguità politiche, a causa dei suoi rapporti epistolari con vari filosofi illuministi, che ne elogiarono il governo, il periodo della dominazione di Caterina la Grande è considerato l'età d'oro dell'Impero russo. Fu sepolta nella Cattedrale di San Pietro e Paolo a San Pietroburgo.
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