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Pubblicazione: Firenze : Olschki, 1970
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Le spade dell'età del bronzo compaiono fin dal XVII secolo a.C. circa (secondo la località), evolvolvendosi dal pugnale. All'inizio vennero usati bronzo, pietra (selce, ossidiana) come materiale primario per strumenti con bordi taglienti ed armi. La pietra è ad ogni modo fragile, e dunque non pratica per essere usata per fare spade. Con l'introduzione del rame, ed eventualmente bronzo, i pugnali si potevano fare più lunghi, ed evolversi in spade. Le prime spade appaiono nell'Egeo e nel Vicino Oriente, e con il tempo l'uso di spade si diffonde verso altre parti del mondo. Le lunghezze delle spade in bronzo raggiungono pressappoco dai 50 ai 90 cm (a volte eccezionalmente anche una lunghezza maggiore). Questa era la lunghezza ideale per il materiale utilizzato. Qualunque lunghezza maggiore le avrebbero piegate facilmente a meno che non diventassero inutilizzabili per l'eccessivo spessore e pesantezza. Le spade lunghe non erano adatte al combattimento, se non con l'avvento di materiali, come l'acciaio, di certo più forti (in proporzione al peso) del bronzo. Dato che il bronzo è una lega tra due metalli, la robustezza potrebbe essere ottimizzata aggiungendo più o meno stagno, facendo il bronzo più forte, ma anche più friabile. Per la maggior parte delle spade dell'età del bronzo (eccetto per le cinesi), veniva utilizzata una lega con il 10-12% circa di stagno, che fortificava il materiale e non lo rendeva fragile. Questo significa che la spada probabilmente non sarebbe venuta a rompersi durante il suo uso, ma avrebbe potuto comunque piegarsi. per prevenire quest'ultima possibilità, le lame era progettate in modo molto ingegnoso onde ottenere la massima robustezza con il materiale utilizzato, mentre in più si dava alla lama grande bilanciamento e capacità di colpire di punta e/o tagliare. Si arrivò così ai modelli di spada a lamina fogliare, con lama spessa ma stretta vicino all'impugnatura, e una ampia, ma sottile lama vicino alla punta. Il bordo era frequentemente temprato e martellato per ottenerne un'incavatura, che desse una buona affilatura e una forte capacità di taglio. Tutto ciò fece della spada dell'età del bronzo un grande esempio di tecnica di lavorazione molto progredita.
L'archeologia (dal greco ἀρχαιολογία, composto dalle parole ἀρχαῖος, "antico", e λόγος, "discorso" o "studio") è la scienza che studia le civiltà e le culture umane del passato e le loro relazioni con l'ambiente circostante, mediante la raccolta, la documentazione e l'analisi delle tracce materiali che hanno lasciato (architetture, manufatti, resti biologici e umani).Venne definita in passato come scienza ausiliaria della storia, adatta a fornire documenti materiali per quei periodi non sufficientemente illuminati dalle fonti scritte. In alcuni paesi, e specialmente negli Stati Uniti d'America è stata sempre considerata come una delle quattro branche dell'antropologia (le altre tre essendo l'etnologia, la linguistica e l'antropologia fisica), avente come obiettivo l'acquisizione di conoscenza delle culture umane attraverso lo studio delle loro manifestazioni materiali. L'archeologia è tradizionalmente suddivisa in discipline a seconda del periodo o della cultura oggetto di studio (ad esempio archeologia classica o archeologia industriale o paletnologia), oppure a seconda di particolari tecniche di indagine (archeologia subacquea o archeologia sperimentale), o di specifiche problematiche (archeologia urbana, archeologia teorica), o ancora sulla base del tipo di materiale esaminato (numismatica o epigrafia). La nozione di scoperta archeologica si è evoluta con il progredire dei metodi di indagine: alla ricerca dell'oggetto raro, ma le sue scoperte sono divenute sempre meno dipendenti dal caso o dall'intuizione.
Veio (in latino Veii) fu un'importante città etrusca, situata nel centro della penisola italiana le cui rovine sono situate presso il borgo medievale di Isola Farnese, circa 15 km a N-O di Roma, all'interno dei confini del Parco regionale di Veio. Sorta non lontano dalla riva destra del Tevere durante il X secolo a.C., entrò fin dall'VIII secolo a.C. in competizione con Roma per il controllo dei septem pagi e delle saline alla foce del fiume (campus salinarum), da cui dipendeva parte della sua prosperità. Fu conquistata dai Romani dopo un lungo assedio all'inizio del IV secolo a.C. (data tradizionale: 396 a.C.), rifondata come colonia romana durante il I secolo a.C. e trasformata in municipio da Augusto (Municipium Augustum Veiens). L'estensione e l'importanza della città romana furono tuttavia assai minori rispetto al periodo etrusco. Fu definitivamente abbandonata, in base a quanto suggerito dai dati archeologici ed epigrafici, durante il IV secolo d.C. Definita pulcherrima urbs ("città splendida") dallo storico latino Tito Livio, considerata da Dionigi "la più potente città dei Tirreni" al tempo di Romolo e "grande quanto Atene", fu tra i maggiori centri politici e culturali dell'Italia centrale in particolare tra il VII ed il VI secolo a.C. e con Caere (Cerveteri) la più popolosa città dell'Etruria meridionale. Sede di fiorenti botteghe artigiane già in epoca orientalizzante, sviluppò durante l'età arcaica una rinomata scuola di coroplastica (scultura in terracotta) il cui più celebre esponente fu l'etrusco Vulca, chiamato a realizzare le sculture acroteriali del Tempio di Giove Capitolino a Roma. Stando alle attuali conoscenze archeologiche fu anche la città che introdusse in Italia l'uso di decorare con pitture le pareti delle tombe a camera: la Tomba dei Leoni Ruggenti (circa 690 a.C.) e la Tomba delle Anatre (circa 670 a.C.), rinvenute nelle necropoli poste attorno all'altopiano, sono considerati gli esempi più antichi dell'intera penisola. L'area della città antica riveste oggi grande interesse storico e naturalistico ed è oggetto di indagini archeologiche da parte di istituzioni sia italiane che estere. Il fascino dei luoghi l'ha resa inoltre meta di escursioni da parte di turisti e cittadini romani, in particolare durante i giorni festivi.
La scultura etrusca fu una delle più importanti espressioni artistiche degli Etruschi, un popolo che abitò la regione centro-settentrionale dell'Italia approssimativamente fra il IX e il I a.C. La sua arte fu in gran parte una derivazione dell'arte greca, come nella religione, ma ebbe uno sviluppo con molte caratteristiche peculiari. Data l'assenza quasi totale di documenti testuali etruschi, problema aggravato dall'ignoranza moderna sulla loro lingua, ancora largamente indecifrata, la storiografia sull'arte etrusca si è avvalsa dell'ausilio delle cronache greche e romane. Così come la loro cultura in generale, la scultura degli Etruschi è stata oggetto di numerose polemiche tra gli studiosi, costretti ad assegnare alle proprie indagini il carattere della provvisorietà; essi sono concordi tuttavia nel considerare la scultura etrusca tra i più importanti e originali documenti della cultura italica prima dell'ascesa dell'Impero romano, alla cui formazione artistica essa ha potuto contribuire significativamente.
La strage di Marzabotto (dal maggiore dei comuni colpiti), eccidio di Marzabotto o più correttamente eccidio di Monte Sole fu un insieme di stragi compiute dalle truppe nazifasciste in Italia tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944, nel territorio dei comuni di Marzabotto, Grizzana Morandi e Monzuno che comprendono le pendici di Monte Sole in provincia di Bologna. In Europa occidentale durante la seconda guerra mondiale, fu un crimine contro l'umanità e uno dei più gravi crimini di guerra compiuti contro la popolazione civile, istigati da Albert Kesselring, il massimo responsabile della conduzione della guerra antipartigiana in Italia ed eseguiti dalla Wehrmacht, dalle SS e da militari fascisti travestiti da truppa tedesca, con funzione di guide, informatori, becchini. Le vittime, confrontando i dati dell'anagrafe, furono 1830 (a cui si riferisce la medaglia d'oro del 1948). Nel 1994 il Comitato Regionale per le Onoranze ai Caduti di Marzabotto, fondandosi soprattutto sui dati delle anagrafi ricostruite dei Comuni di Marzabotto, Grizzana Morandi e Monzuno, ha dimostrato come il dato relativo ai caduti vada messo in relazione a un più ampio territorio. Infatti gli eccidi compiuti da nazisti colpirono i tre comuni durante l'estate-autunno 1944 e causarono complessivamente la morte accertata di 955 persone: in particolare nella strage nazista del 29 settembre - 5 ottobre 1944 furono comprovate 775 morti. Marzabotto, Monzuno e Grizzana Morandi ebbero poi anche 721 morti per cause varie di guerra; da qui il dato complessivo accertato dal Comitato Onoranze: 1676 decessi per mano di nazisti e fascisti e per cause di guerra.
Quinto Fiorentino è un sobborgo di Sesto Fiorentino nella provincia di Firenze. È situata in una zona pianeggiante a est del centro storico del comune. Si ricorda facilmente per la sua grandezza e per il numero di abitanti.
Come è normale tra le civiltà antiche, anche tra gli Etruschi rivestivano una peculiare importanza le pratiche che avevano come destinatari i defunti. Nei primi tempi erano legate alla concezione della continuazione dopo la morte di una speciale attività vitale del defunto. A tale concezione s'accompagnava l'idea che quell'attività avesse luogo nella tomba e fosse in qualche modo congiunta alle spoglie mortali. In seguito, per effetto delle suggestioni provenienti dal mondo greco, alla primitiva fede nella sopravvivenza del morto nella tomba, si sostituì l'idea di uno speciale regno dei morti immaginato sul modello dell'Averno greco.
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