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Autore principale: Bianchi, Sergio, 1949- ; Bellorini, Giuliano ; Beschi, Paolo
Pubblicazione: Lucca : Libreria musicale italiana, 2008
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
La viola è uno strumento musicale cordofono della famiglia del violino, nella quale occupa il posto del contralto-tenore, con una tessitura intermedia tra il violino ed il violoncello. Il termine è stato usato, non sempre in maniera precisa, per riferirsi a vari strumenti: la viola nel senso moderno del termine nasce assieme alla famiglia del violino, giungendo a maturazione non più tardi del 1535. Lo strumento è simile al violino, ma più grande di circa il 15-20% e, a differenza di quest'ultimo, non ha una taglia standard. Ha quattro corde accordate per quinte, una quinta sotto il violino, rispetto al quale ha anche un timbro più profondo e meno brillante; risulta quindi un'ottava sopra il violoncello. La tecnica della mano sinistra e dell'arco sono simili a quelle per il violino e la chiave musicale di lettura utilizzata solitamente è quella di contralto, all'occorrenza è impiegata anche quella di violino. Il musicista che suona la viola è detto violista. La viola è impiegata principalmente nella musica classica, sia come strumento solistico (anche se è meno comune in questo ruolo rispetto ad altri strumenti della sua famiglia, come il violino o il violoncello), sia in orchestra, nel quartetto d'archi e in svariate formazioni cameristiche. Lo strumento ha un ruolo significativo nella musica tradizionale di alcuni paesi europei, in particolare nella cultura ungherese e rumena, mentre si tratta di uno strumento non comune nella musica leggera, nel rock o nel jazz.
Col termine musica classica ci si riferisce alla musica colta, sacra e profana, composta o avente radici nel contesto della cultura occidentale. Essa abbraccia approssimativamente un arco di tempo che comincia dall'XI secolo e si estende fino al XX secolo o, a seconda delle convenzioni, fino all'età contemporanea. Tale periodo include, in particolare, il periodo caratterizzato dallo sviluppo e impiego prevalente dell'armonia tonale, codificata tra il XVII e il XIX secolo. In contesti più specializzati il termine "musica classica" può essere anche riferito, in senso più restrittivo, al periodo musicale detto Classicismo, ma nel linguaggio comune l'espressione è intesa nel suo significato più esteso (in opposizione a musica leggera o a musica popolare). I confini della categoria sono sfumati e opinabili, in quanto il marchio di classicità viene in genere assegnato dai posteri; dunque, ciò che oggi si definisce "classico" non lo era necessariamente ai tempi in cui venne composto. In particolare, a seconda dei contesti il concetto di "musica classica" può includere o no la musica colta contemporanea. L'indicazione di "musica classica" in riferimento alla musica colta europea appare agli inizi del XIX secolo, allo scopo di "canonizzare" il periodo che va da Bach a Beethoven, passando per Händel e Mozart, come l'epoca d'oro della musica e i primi riferimenti a tale utilizzo, secondo quanto riportato nell'Oxford English Dictionary, risalgono intorno al 1836.Una caratteristica importante della musica colta europea è l'abbandono della tradizione orale e l'introduzione di un sistema di notazione musicale, sviluppato gradualmente a partire dal IX secolo. Nel corso del tempo l'improvvisazione e l'ornamentazione estemporanea o ad libitum, di uso comune fino al XVII e XVIII secolo, hanno gradualmente perso spazio nell'esecuzione del repertorio scritto, nel quale la volontà del compositore, trasferita nella notazione, viene interpretata nei limiti della composizione stessa, senza più concedere spazio a modifiche arbitrarie della musica da parte degli esecutori.
Strumento specifico della musica europea, il clavicembalo apparve per la prima volta nel corso del XIV secolo in Borgogna e in Italia. Nelle sue varie forme, (spinetta, virginale, clavicembalo di grandi dimensioni, clavicitherium), conobbe un rapido sviluppo tecnico e diffusione geografica nei paesi dell'Europa occidentale, conquistandosi il favore dei principi e dei nobili, e successivamente della borghesia, per le sue ampie possibilità musicali e per il suo carattere di oggetto di lusso e di prestigio. Il clavicembalo divenne uno degli strumenti più apprezzati nel campo della musica profana; i progressi nella costruzione stimolarono o accompagnarono lo sviluppo di un ampio repertorio musicale a partire dal XV secolo; inizialmente, questo repertorio è in comune con l'organo, ma trova poi una propria indipendenza e specificità di carattere durante il periodo barocco, nel quale il clavicembalo può assumere ruolo di strumento concertante o solista, o ancora di vettore principale del basso continuo. Intimamente legato all'estetica barocca ed al primato del contrappunto, simbolo musicale dell'Ancien Régime, venne praticamente abbandonato verso la fine del XVIII secolo per lasciar posto al pianoforte. Questa eclisse durò più di un secolo. Il clavicembalo ricominciò progressivamente a suscitare qualche interesse a partire dalla fine del XIX secolo, con la riscoperta della musica antica. Inizialmente vennero applicate numerose modifiche tecniche con lo scopo di apportare dei miglioramenti, ma dalla seconda metà del XX secolo si è preferito tornare ai principi ed ai metodi di costruzione originari. Da questo momento, il clavicembalo ritrova un posto significativo nell'interpretazione delle opere antiche e contemporanee. La storia del clavicembalo, in quanto tale, è una scienza recente, dal momento che non vi è alcuna trattazione generale su questo argomento prima dell'epoca attuale. Essa basa le sue ricerche sull'iconografia, su documenti sparsi di varia natura e sullo studio degli strumenti antichi conservati nei musei e nelle collezioni private, spesso profondamente modificati nel corso della loro esistenza; se numerosi sono quelli che riportano la firma del costruttore, molti altri sono anonimi ed aprono ancora un vasto campo d'investigazione agli esperti.
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