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Autore principale: Baumann, Hans
Pubblicazione: Firenze : Vallecchi, 1969
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Le mille e una notte (in arabo: ألف ليلة وليلة, ʾAlf layla wa layla; in persiano: هزار و یک شب, Hezār-o yek šab) è una celebre raccolta di racconti orientali (di origine egiziana, mesopotamica, indiana e persiana), costituita a partire dal X secolo, di varia ambientazione storico-geografica, composta da differenti autori. Il numero 1001 non va preso alla lettera. Al contrario, "mille" significa in arabo "innumerevoli" e quindi 1001 significa un numero infinito. Successivi compilatori e traduttori presero questo numero alla lettera e, dividendo e aggiungendo fiabe, arrivarono a una raccolta che ne conteneva appunto mille.È incentrata sul re persiano Shahriyār che, essendo stato tradito da sua moglie, uccide sistematicamente le sue spose al termine della prima notte di nozze. Un giorno Shahrazād, figlia maggiore del gran visir, decide di offrirsi volontariamente come sposa al sovrano, avendo escogitato un piano per placare l'ira dell'uomo contro il genere femminile. Così la bella e intelligente ragazza, per far cessare l'eccidio e non essere lei stessa uccisa, attua il suo piano con l'aiuto della sorella: ogni sera racconta al re una storia, rimandando il finale al giorno dopo. Va avanti così per "mille e una notte"; e alla fine il re, innamoratosi, le rende salva la vita. Ciascuna delle storie principali delle Mille e una notte è quindi narrata da Shahrazād e questa narrazione nella narrazione viene riprodotta su scale minori con storie raccontate dai personaggi delle storie di Shahrazād e così via. Questo espediente narrativo, che ancora oggi ha nelle Mille e una notte uno dei suoi casi d'uso più illustri, è da alcuni paragonato al metateatro, così definito da Lionel Abel nel 1963 con riferimento al ruolo di Don Chisciotte della Mancia come prototipo di personaggio autoreferenziale. Tale artificio del teatro nel teatro è spesso usato in epoca moderna, giungendo attraverso William Shakespeare fino a Luigi Pirandello. Nel 1300 Giovanni Boccaccio entra di diritto a far parte di tale gruppo portando questo tipo di racconto in Europa nel suo Decameron, dove la metanarrazione serve in molti casi a chiarire le posizioni dei protagonisti. È comunque possibile rintracciare le origini del metaracconto nella narrazione epica, per esempio alcuni canti dell'Odissea sono costituiti dai racconti fatti da Ulisse all'assemblea dei Feaci.
L'Impero sasanide (o sassanide, secondo alcuni testi), noto anche come secondo impero persiano per distinguerlo dal primo impero persiano (Impero achemenide), fu un'entità politica costituitasi nel 224 d.C. con Ardashir I in seguito alla caduta dell'Impero partico e alla sconfitta dell'ultimo re della dinastia arsacide, Vologase VI. Noto ai suoi abitanti come Ērānshahr e Ērān in Persiano Medio e come Iranshahr e Iran in Persiano Nuovo, fu l'ultimo impero persiano preislamico, governato dalla dinastia sasanide dal 224 d.C. al 651 d.C.; rappresentò una delle potenze maggiori in Asia Occidentale, Meridionale e Centrale, insieme con l'Impero romano/bizantino, nella tarda antichità.Nel corso del tempo, l'Impero giunse a comprenderne interamente gli odierni Iran, Iraq, Afghanistan, Siria orientale, il Caucaso (Armenia, Georgia, Azerbaijan, e Dagestan), Asia Centrale sudoccidentale, parte della Turchia, alcune regioni costiere della penisola arabica, la regione del golfo persico e alcune regioni del Pakistan occidentale. Il nome nativo dell'Impero sasanide in Persiano Medio è Eran Shahr che significa Impero ariano. Secondo la leggenda, la bandiera dell'Impero sasanide era la Derafsh Kaviani.Il periodo sasanide è considerato uno dei periodi più importanti della storia della Persia, in quanto costituì l'ultimo grande impero iraniano prima della conquista musulmana e dell'adozione dell'Islam. In molti modi, il periodo sasanide rappresentò il picco dell'antica civiltà persiana. La Persia influenzò considerevolmente la civiltà romana nel corso del periodo sasanide. L'influenza culturale dei Sasanidi si estendeva anche oltre i confini territoriali dell'Impero, raggiungendo persino l'Europa Occidentale, Africa, Cina e India. È noto che intrattenne rapporti pacifici con la dinastia Tang in Cina e con l’impero indiano, inoltre giocò un ruolo fondamentale nella formazione dell'arte medievale sia europea sia asiatica.
Marco Ulpio Nerva Traiano (in latino: Marcus Ulpius Nerva Traianus; nelle epigrafi: IMPERATOR • CAESAR • DIVI • NERVAE • FILIVS • MARCVS • VLPIVS • NERVA • TRAIANVS • OPTIMVS • AVGVSTVS • FORTISSIMVS • PRINCEPS • GERMANICVS • DACICVS • PARTHICVS; Italica, 18 settembre 53 – Selinunte in Cilicia, 8 agosto 117) è stato un imperatore romano, regnante dal 98 al 117. Traiano nacque in provincia, provenendo da una colonia di Italici denominata Italica nella Hispania Bætica (attuale Andalusia, Spagna) dove la Gens Ulpia di cui faceva parte si era trasferita dall'Umbria, in particolare da Todi. Valente militare e popolare comandante, venne adottato da Nerva nel 97, succedendogli due anni dopo. Esaltato già dai contemporanei e ricordato dagli storici antichi come Optimus princeps ovvero il migliore tra gli imperatori romani, da molti storici moderni ed esperti è considerato, in virtù del suo operato e delle sue grandi capacità come generale, amministratore e politico, come uno degli statisti più completi e parsimoniosi della storia, e uno dei migliori imperatori romani. Egli era divenuto un importante generale durante il regno dell'imperatore Domiziano, i cui ultimi anni furono segnati da continue persecuzioni ed esecuzioni di senatori romani. Nel settembre del 96, dopo l'assassinio di Domiziano, un vecchio senatore senza figli, Nerva, salì al trono, ma si dimostrò subito impopolare con l'esercito. Dopo un anno breve e tumultuoso al potere, l'opposizione della guardia pretoriana ne aveva ormai indebolito il potere, tanto da costringerlo a difendere il suo ruolo di princeps adottando il più popolare tra i generali del momento, Traiano, e nominandolo suo erede e successore. Nerva morì poco dopo, alla fine di gennaio del 98, lasciando a Traiano l'impero, senza tumulti e opposizioni.
Il termine hijab (in arabo: ﺣﺠﺎب, ḥijāb, pronuncia /ħiˈʒæːb/, derivante dalla radice ḥ-j-b, "rendere invisibile, celare allo sguardo, nascondere, coprire") indica qualsiasi barriera di separazione posta davanti a un essere umano, o a un oggetto, per sottrarlo alla vista o isolarlo. Acquista quindi anche il senso di "velo", "cortina" o "schermo". Di norma, però, il termine ḥijāb viene usato in riferimento a un particolare capo di abbigliamento femminile, il velo islamico, e in particolare a quella foggia di velo che adempie almeno alle norme minime di velatura delle donne, così come sancite dalla giurisprudenza islamica. In questa voce, perciò, si farà riferimento in generale al tema della velatura delle donne nell'Islam.
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