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Pubblicazione: Venezia : presso Giuseppe Antonelli ed., 1838
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Il Libro di Ezechiele (ebraico יחזקאל, yehzqè'l; greco Ιεζεκιήλ, iezekiél; latino Ezechièl) è un testo contenuto nella Bibbia ebraica (Tanakh) e cristiana. È scritto in ebraico e, secondo l'ipotesi maggiormente condivisa dagli studiosi, la redazione definitiva del libro è avvenuta in Giudea nel V secolo a.C., sulla base di oracoli precedenti attribuiti al profeta Ezechiele datati tra il 592-571 a.C. circa, proferiti nel Regno di Giuda e nell'Esilio di Babilonia. È composto da 48 capitoli e il tema specifico del libro è quello dell'invito alla sottomissione a Dio, sempre con il suo popolo anche se questo è in esilio a Babilonia: alla fine Israele sarà vittorioso e Gerusalemme e il tempio saranno ricostruiti.
Isaia (in ebraico יְשַׁעְיָהוּ, latino Isaias, "il Signore salva"; 765 a.C. circa – VIII secolo a.C.) è stato un profeta ebreo. Egli è uno dei cinque maggiori profeti biblici, al quale se ne attribuisce un libro: il cosiddetto libro di Isaia. Considerato insieme ad Elia uno dei profeti più importanti di tutta la Bibbia, gli succederanno Geremia, Ezechiele e Daniele. Isaia non era un sacerdote ma un levita della Tribù di Levi i quali erano consacrati al culto divino e per questo non ebbero possedimenti terrieri quando Israele si insediò nella terra promessa. Quindi (cap. 6) né lui né i suoi figli erano discendenti di Iesse cioè della Tribù di Giuda (cap. 11). Le sue profezie avevano dunque natura messianica (cap. 7).
Daniele (in ebraico: דָּנִיּאֵל?, Daniy'el; ... – VI secolo a.C.) è stato un profeta ebraico. Il suo nome ha in ebraico il significato di "Dio giudica"; un nome simile si riscontra anche nella letteratura ugaritica per altre figure di saggi. È il personaggio principale e l'apparente autore del Libro di Daniele, che narra vicende collocate temporalmente durante l'esilio di Babilonia a partire dal 605 a.C. Nel Canone ebraico il libro non è classificato fra i libri profetici, ma tra i Ketuvim. Daniele, invece, è considerato come l'ultimo dei quattro grandi profeti dell'Antico Testamento cristiano (ed è anche ritenuto santo dalle Chiese cristiane), perché il suo libro è ritenuto contenere profezie su Gesù Cristo. La maggioranza degli studiosi contemporanei ritiene oggi che il libro di Daniele sia un'opera pseudoepigrafa scritta nel 165 a.C. e attribuita convenzionalmente a un "Daniele (Dan'el)", figura proverbiale di saggio citata in alcuni testi ugaritici. Un "saggio Daniele" è citato anche nel Libro di Ezechiele, libro biblico del V secolo a.C.
Il Libro di Daniele (ebraico דניאל, Daniy'èl; greco Δανιήλ, Danièl; latino Daniel) è un testo contenuto nella Bibbia ebraica (Tanakh) e nell'Antico Testamento di quella cristiana. Il Canone ebraico annovera il libro di Daniele tra i Ketuvim, quello cristiano tra i libri profetici. Esso descrive alcune vicende ambientate nell'esilio di Babilonia (587-538 a.C.) del profeta Daniele, saggio ebreo che rimane fedele a Dio, e visioni apocalittiche preannuncianti il Figlio dell'Uomo-Messia e il regno di Dio. Secondo l'ipotesi maggiormente condivisa dagli studiosi, la redazione definitiva del libro è avvenuta in Giudea in epoca maccabea, circa al tempo della morte di Antioco IV Epifane, avvenuta nel 164 a.C. ("Questi e altri dati spingono a collocare ragionevolmente il libro di Daniele nel 165 a.C.") Il libro, infatti, contiene riferimenti storici attribuibili all'età ellenistica dei Seleucidi e mostra, dal punto di vista letterario, caratteristiche ritenute tardive quali la presenza dei generi letterari haggadico e apocalittico e, da quello teologico, un'angelologia molto sviluppata e la risurrezione corporea dei morti. È scritto in ebraico ma contiene una estesa sezione in aramaico (Dan 2,4-7,28). Le versioni greche (la "Settanta" e Teodozione) e la Peshitta siriaca contengono anche alcune sezioni assenti nel testo masoretico (Preghiera di Azaria e Cantico dei tre giovani nella fornace; Storia di Susanna; Bel e il Drago), per le quali si ipotizza un originale semitico.
Le arti applicate rappresentano l'insieme delle applicazioni di forme d'arte alla progettazione e alla decorazione di oggetti per renderli esteticamente gradevoli. Il termine si distingue da quello di belle arti, che mira a fornire stimoli intellettuali ed estetici piuttosto che funzionali. Le arti applicate sono uno stile artistico più interessato alla realizzazione degli oggetti industriali. Sono considerate arti applicate il disegno industriale, la grafica, il design della moda, il design degli interni e le arti decorative. In un contesto creativo e/o astratto, anche l'architettura e la fotografia possono essere considerate arti applicate. Movimenti di arte applicata sono il Bauhaus, l'Arts and Crafts, l'Art Nouveau e l'Art déco.
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