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Autore principale: Amico, Gaspare
Pubblicazione: Firenze : Stabilimento Giuseppe Civelli, 1875
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Antonio Gramsci, nome completo, così come registrato nell'atto di battesimo, Antonio Sebastiano Francesco Gramsci (Ales, 22 gennaio 1891 – Roma, 27 aprile 1937), è stato un politico, filosofo, politologo, giornalista, linguista e critico letterario italiano. Nel 1921 fu tra i fondatori del Partito Comunista d'Italia, divenendone esponente di primo piano e segretario dal 1924 al 1927, ma nel 1926 venne ristretto dal regime fascista nel carcere di Turi. Nel 1934, in seguito al grave deterioramento delle sue condizioni di salute, ottenne la libertà condizionata e fu ricoverato in clinica, dove trascorse gli ultimi anni di vita. Considerato uno dei più importanti pensatori del XX secolo e tra i massimi esponenti del marxismo occidentale, nei suoi scritti, tra i più originali della tradizione filosofica marxista, Gramsci analizzò la struttura culturale e politica della società. Elaborò in particolare il concetto di egemonia, secondo il quale le classi dominanti impongono i propri valori politici, intellettuali e morali a tutta la società, con l'obiettivo di saldare e gestire il potere intorno a un senso comune condiviso da tutte le classi sociali, comprese quelle subalterne.
Giuseppe Prezzolini (Perugia, 27 gennaio 1882 – Lugano, 14 luglio 1982) è stato un giornalista, scrittore, editore, docente universitario e aforista italiano con cittadinanza statunitense dal 1940.
Il conte Vittorio Amedeo Alfieri (Asti, 16 gennaio 1749 – Firenze, 8 ottobre 1803) è stato un drammaturgo, poeta, scrittore e autore teatrale italiano. «Nella città di Asti, in Piemonte, il 17 gennaio dell'anno 1749, io nacqui di nobili, agiati ed onesti parenti». Così Alfieri presenta sé stesso nella Vita scritta da esso, autobiografia stesa, per la maggior parte, intorno al 1790, ma completata solo nel 1803. Alfieri ebbe un'attività letteraria breve ma prolifica e intensa; il suo carattere tormentato, oltre a delineare la sua vita in senso avventuroso, fece di lui un precursore delle inquietudini romantiche.Come la gran parte dei piemontesi dell'epoca, Vittorio Alfieri ebbe come madrelingua il piemontese. Giacché di nobili origini, apprese dignitosamente il francese e l'italiano, cioè il toscano classico. Quest'ultimo, tuttavia, risentiva inizialmente degli influssi delle altre due lingue che conosceva, cosa di cui lui stesso si rendeva conto e che lo portò, al fine di spiemontesizzarsi e sfrancesizzarsi, o disfrancesarsi, a immergersi nella lettura dei classici in lingua italiana, a compilare piccoli vocabolari d'uso in cui alle parole e alle espressioni francesi o piemontesi corrispondevano "voci e modi toscani" e a compiere una serie di viaggi letterari a Firenze. Dopo una giovinezza inquieta ed errabonda, si dedicò con impegno alla lettura e allo studio di Plutarco, Dante, Petrarca, Machiavelli e degli illuministi come Voltaire e Montesquieu: da questi autori ricavò una visione personale razionalista e classicista, convintamente anti-tirannica e in favore di una libertà ideale, al quale unì l'esaltazione del genio individuale tipicamente romantica. Si entusiasmò per la Rivoluzione francese, durante il suo soggiorno parigino, nel 1789, ma ben presto, a causa del degenerare della rivoluzione dopo il 1792, il suo atteggiamento favorevole si trasformò in una forte avversione per la Francia. Tornò in Italia, dove continuò a scrivere, opponendosi idealmente al regime di Napoleone, e dove morì, a Firenze, nel 1803, venendo sepolto tra i grandi italiani nella Basilica di Santa Croce. Già dagli ultimi anni della sua vita Alfieri divenne un simbolo per gli intellettuali del Risorgimento, a partire da Ugo Foscolo.
I Protocolli dei Savi di Sion o degli Anziani di Sion o dei savi Anziani di Sion (in russo: Протоко́лы сио́нских мудрецо́в?, traslitterato: Protokoly sionskich mudrecov) sono un falso documentale creato dall'Ochrana, la polizia segreta zarista, con l'intento di diffondere l'odio verso gli ebrei nell'Impero russo. Fu realizzato nei primi anni del XX secolo nella Russia imperiale, in forma di documento segreto attribuito a una fantomatica cospirazione ebraica e massonica il cui obiettivo sarebbe impadronirsi del mondo. La natura di falso fu appurata già fin dai primi tempi successivi alla pubblicazione di detti Protocolli, avvenuta per la prima volta nel 1903 attraverso un quotidiano di Pavolakij Kruševan; la prima stesura del testo venne scritta da Sergej Aleksandrovič Nilus tra il 1901 e il 1903, che ne diffuse delle copie personalmente in Russia, fino a che non venne pubblicata da Kruševan e iniziò ad avere risonanza anche nel resto d'Europa. Una serie di articoli pubblicati sul Times di Londra nel 1921 dimostrarono che il contenuto dei documenti era falso; gran parte del materiale era frutto di plagio da precedenti opere di satira politica e romanzi non correlati agli ebrei. Nonostante la comprovata falsità dei documenti, riscossero comunque ampio credito in ambienti antisemiti e antisionisti, e rimangono tutt'oggi la base ideologica, soprattutto tra partiti o movimenti islamisti e fondamentalisti islamici in Medio Oriente, per avvalorare la teoria della cosiddetta cospirazione ebraica. I Protocolli sono considerati la prima opera della moderna letteratura complottista. Presentata come un'esposizione di un piano operativo degli "anziani" ai nuovi membri, descrive i metodi per ottenere il dominio del mondo attraverso il controllo dei media e della finanza e la sostituzione dell'ordine sociale tradizionale con un nuovo sistema basato sulla manipolazione delle masse. L'opera fu divulgata per la prima volta da coloro i quali si opponevano al movimento rivoluzionario russo e diffusa ulteriormente dopo la Rivoluzione russa del 1905. In seguito alla Rivoluzione d'ottobre che fece collassare l'Impero russo e in particolare durante gli anni venti e trenta, l'idea che il bolscevismo fosse una cospirazione ebraica per il dominio mondiale diventò uno degli strumenti più utilizzati nell'ambito della propaganda fascista in Italia e nazista in Germania, e in questo contesto i Protocolli, frutto di un'invenzione fraudolenta, diventarono il testo di riferimento per giustificare la persecuzione e lo sterminio degli ebrei.Sebbene dopo la seconda guerra mondiale l'uso sistematico dei Protocolli sia diminuito, il testo rimane ancora un'arma propagandistica molto usata, soprattutto in alcuni ambienti del mondo islamico in funzione antisionista; tuttavia il suo uso è presente anche in altri ambienti: nella Chiesa ortodossa russa e in Giappone, ad esempio, sono un caposaldo della propaganda di frange di estrema destra. In Occidente i Protocolli rimangono un pilastro di varie teorie sul complotto giudaico e del Nuovo Ordine Mondiale, presenti in partiti e movimenti di estrema destra e neofascisti in Europa, Stati Uniti e Russia.
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