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Autore principale: Eulenberg, Herbert
Serie: Collezione storica
Il pensiero politico di Marco Tullio Cicerone (106-43 a.C.) è l'insieme delle dottrine e delle tendenze politiche elaborate durante tutta la sua attività da oratore e filosofo romano. Fortemente legato ai valori tradizionali del mos maiorum e all'ordinamento repubblicano, Cicerone elaborò un pensiero volto a garantire la sopravvivenza delle stesse strutture di governo repubblicane, minate da una forte crisi, tramite la ricerca di un ampio consenso all'interno della compagine sociale. In questa direzione si muove dunque l'ideologia della concordia ordinum, l'accordo e la collaborazione tra gli optimates e il ceto equestre, che Cicerone elaborò durante i primi anni della sua attività politica e oratoria e che divenne vero Leitmotiv del consolato ciceroniano del 63 a.C., durante il quale egli tentò di radunare attorno a sé tutte le forze sociali interessate alla repressione della congiura di Catilina. Dopo l'esperienza traumatica della lotta contro Publio Clodio Pulcro e dell'esilio, Cicerone, deluso dal comportamento degli optimates, che avevano tentato di giungere a un compromesso con lo stesso Clodio, sviluppò ulteriormente il suo disegno politico con l'intento di ottenere un coinvolgimento sempre più ampio di tutti coloro che erano interessati alla sopravvivenza delle strutture repubblicane e di creare una reale alternativa al potere dei triumviri: la concordia ordinum trovò dunque la sua naturale evoluzione nel consensus omnium bonorum, cui Cicerone affiancò, nell'orazione Pro Sestio, anche una nuova definizione di optimates. Contestualmente, l'arpinate venne elaborando anche una nuova interpretazione del ruolo del princeps, che tuttavia non intese mai come una figura estranea all'ordinamento repubblicano, ma come garante e tutore delle strutture repubblicane stesse. Fonti primarie per lo studio del pensiero politico ciceroniano restano il corpus delle orazioni di Cicerone, tra le quali in particolare le Verrine, le Catilinarie e la Pro Sestio, le opere filosofiche e politiche, tra cui il De oratore, il De re publica, il De legibus e il De officiis, e l'epistolario, in particolare le Epistulae ad Atticum e le Epistulae ad familiares.
Il Cicerone denuncia Catilina, noto anche come Cicerone accusa Catilina in Senato, è un affresco del 1880 del pittore e scultore italiano Cesare Maccari. Quest'opera viene considerata la più famosa di Maccari, il quale è stato annoverato per il modo in cui i suoi dipinti descrivono così realisticamente gli eventi che rappresentano. L'opera è conservata, insieme ad altre di Maccari, nella "Sala Cagliari" del Salone d'Onore, situato all'interno di Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica Italiana, a Roma.
Le Filippiche sono orazioni che Marco Tullio Cicerone pronunciò contro Marco Antonio dal 2 settembre del 44 a.C. al 21 aprile del 43 a.C., ad eccezione della II Filippica, immaginata come pronunciata in senato, in risposta agli sprezzanti attacchi di Antonio nei suoi riguardi durante l'assemblea del 19 settembre (a cui Cicerone non partecipò). Questa orazione di Cicerone, accuratamente preparata nella sua villa a Pozzuoli, poi inviata all'amico Attico - che ne apprezzò molto la vis retorica – e mai pronunciata, venne presumibilmente fatta circolare negli ambienti politici romani prima del 20 dicembre 44, giorno in cui la III e la IV Filippica vennero presentate rispettivamente in senato e davanti al popolo.
Marco Tullio Cicerone (in latino: Marcus Tullius Cicero, pronuncia ecclesiastica: /ˈmarkus ˈtulljus ˈʧiʧero/, pronuncia restituta o classica: /ˈmaːr.kʊs ˈtʊl.lɪ.ʊs ˈkɪ.kɛ.roː/; in greco antico: Κικέρων, Kikérōn; Arpino, 3 gennaio 106 a.C. – Formia, 7 dicembre 43 a.C.) è stato un avvocato, politico, scrittore, oratore e filosofo romano. Esponente di un'agiata famiglia dell'ordine equestre, fu una delle figure più rilevanti di tutta l'antichità romana. La sua vastissima produzione letteraria, che va dalle orazioni politiche agli scritti di filosofia e retorica, oltre a offrire un prezioso ritratto della società romana negli ultimi travagliati anni della repubblica, rimase come esempio per tutti gli autori del I secolo a.C., tanto da poter essere considerata il modello della letteratura latina classica. Grande ammiratore della cultura greca, attraverso la sua opera, i Romani poterono anche acquisire una migliore conoscenza della filosofia. Tra i suoi maggiori contributi alla cultura latina ci fu, senza dubbio, la creazione di un lessico filosofico latino: Cicerone si impegnò, infatti, a trovare il corrispondente vocabolo in latino per tutti i termini specifici del linguaggio filosofico greco. Tra le opere fondamentali per la comprensione del mondo latino si collocano, invece, le Lettere (Epistulae, in particolar modo quelle all'amico Tito Pomponio Attico) che offrono numerosissime riflessioni su ogni avvenimento, permettendo di comprendere quali fossero le reali linee politiche dell'aristocrazia romana. Cicerone occupò per molti anni anche un ruolo di primaria importanza nel mondo della politica romana: dopo aver salvato la repubblica dal tentativo eversivo di Lucio Sergio Catilina ed aver così ottenuto l'appellativo di pater patriae (padre della patria), ricoprì un ruolo di primissima importanza all'interno della fazione degli Optimates. Fu, infatti, Cicerone che, negli anni delle guerre civili, difese strenuamente, fino alla morte, una repubblica giunta ormai all'ultimo respiro e destinata a trasformarsi nel principatus augusteo.
Le Catilinarie (in latino: Orationes in Catilinam) sono quattro discorsi tenuti da Cicerone contro Catilina. Le quattro orazioni deliberative furono pronunciate tra il novembre e il dicembre del 63-62 a.C. in seguito alla scoperta e alla repressione della congiura che faceva capo a Catilina. Dalle notizie pervenuteci dall'epistolario ad Attico è possibile affermare che vennero pubblicate nel 60 a.C., anno in cui fu pubblicata una raccolta delle orazioni consolari di Cicerone. Per estensione, il termine "catilinaria" indica una critica o invettiva ostile e violenta contro qualcuno.
Una biografia (dal greco bíos βίος "vita" e gráphein γράφειν, "scrivere") è un testo che contiene la ricostruzione complessiva della vita di una persona, scritto in forma narrativa o di saggio. Quando proviene dallo stesso soggetto, si ha una autobiografia. La storiografia dell'esistenza di una persona è variata nel corso dei secoli in funzione non solo del contesto culturale e del modello letterario, ma anche della considerazione dell'individualità e dell'incidenza delle varie fasi della vita. Attualmente si sono diffuse biografie che, sfruttando gli studi psicoanalitici, dedicano ampio spazio all'infanzia del protagonista; altre culture e civiltà, invece, si limitano a narrare i comportamenti che hanno inciso oggettivamente sulla realtà e trattano l'infanzia solo come un periodo profetico sull'avvenire del soggetto.
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