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Serie: Studio Classics
Serie: Studio Classics
Le nevi del Kilimangiaro (Les Neiges du Kilimandjaro) è un film del 2011 diretto da Robert Guédiguian. La canzone del 1966 che accompagna il film, a cui dà anche il titolo, è interpretata da Pascal Danel. Il soggetto, sceneggiato da Guédiguian e Jean-Louis Milesi, è ispirato al poema Les pauvres gens di Victor Hugo. Il film è stato presentato nella sezione Un Certain Regard del 64º Festival di Cannes.
Le nevi del Kilimangiaro (The Snows of Kilimanjaro) è un racconto di Ernest Hemingway del 1936. Ambientato in Africa, assieme a La breve vita felice di Francis Macomber (The Short Happy Life of Francis Macomber), il racconto fu concepito da Hemingway durante il suo safari in Kenya nel 1933 (il viaggio di cui si racconta in Verdi colline d'Africa). La storia fu adattata per il grande schermo da Henry King nel film omonimo del 1952.
Le nevi del Kilimangiaro (The Snows of Kilimanjaro) è un racconto di Ernest Hemingway del 1936. Ambientato in Africa, assieme a La breve vita felice di Francis Macomber (The Short Happy Life of Francis Macomber), il racconto fu concepito da Hemingway durante il suo safari in Kenya nel 1933 (il viaggio di cui si racconta in Verdi colline d'Africa). La storia fu adattata per il grande schermo da Henry King nel film omonimo del 1952.
Il Kilimangiaro o Chilimangiaro (in inglese e in swahili Kilimanjaro), con i suoi tre coni vulcanici Kibo, Mawenzi e Shira, è uno stratovulcano in fase di quiescenza, situato nella Tanzania nordorientale. Con i suoi 5895 metri s.l.m. è il monte più alto del continente africano, la montagna singola più alta del mondo e uno dei vulcani più alti del pianeta oltre ad essere una delle Sette cime del pianeta.
Gli spettacoli nell'antica Roma erano numerosi, aperti a tutti i cittadini ed in genere gratuiti; alcuni di essi si distinguevano per la grandezza degli allestimenti e per la crudeltà. I Romani frequentavano di preferenza i combattimenti dei gladiatori, quelli con bestie feroci (venationes), le riproduzioni di battaglie navali (naumachia), le corse di carri, le gare di atletica, gli spettacoli teatrali dei mimi e le pantomime. Quarant'anni dopo l'invettiva di Giovenale (n. tra il 55 e il 60–m. dopo il 127) che rimpiangeva la sobrietà e la severità repubblicana di un popolo che ormai aspirava solo al panem et circenses, al pane e agli spettacoli, Frontone (100-166), quasi con le stesse parole, descriveva sconsolato la triste realtà: La classe dirigente romana considerava infatti suo compito primario quello di distribuire alimenti una volta al mese al popolo e di distrarlo e regolare il suo tempo libero con gli spettacoli gratuiti offerti nelle festività religiose o in ricorrenze laiche.
Record aggiornato il: 2025-09-14T02:46:21.274Z