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Pubblicazione: Campi Bisenzio : Cecchi Gori Home Video [distributore], 2003
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
'Attila flagello di Dio \xc3\xa8 un film del 1982 diretto da Castellano e Pipolo, con protagonista Diego Abatantuono e prodotto da Mario Cecchi Gori e dal figlio Vittorio per la societ\xc3\xa0 Intercapital.\nAppartenente al cosiddetto filone trash del cinema degli anni 1980, il film fu stroncato dalla critica ma negli anni successivi si sarebbe rivelato molto amato dal pubblico, al punto da diventare oggetto di interesse da parte di collezionisti e appassionati del genere e di essere poi commercializzato anche nel mercato home video in formato VHS, DVD e Blu-Ray.\n\n'
'Mario Pedone (Roma, 25 agosto 1950) \xc3\xa8 un attore italiano.\nHa partecipato ad alcuni film tra la fine degli anni settanta e gli anni novanta. Tra le pellicole pi\xc3\xb9 famose a cui ha preso parte si ricordano Rimini Rimini, Attila flagello di Dio e Fantozzi subisce ancora, nel quale ha impersonato forse il suo ruolo pi\xc3\xb9 importante, quello di Franchino, un villoso autostoppista che conduce la comitiva di impiegati in una discarica.\n\n'
'Attila (in ungherese Attila; in turco: Atilla; in tedesco Etzel; Caucaso, 406 \xe2\x80\x93 Pannonia, 16 marzo 453) \xc3\xa8 stato un condottiero e sovrano unno dal 434 fino alla sua morte.\nDall\'Europa govern\xc3\xb2 un vastissimo impero che si estendeva dall\'Europa centrale al Mar Caspio, e dal Danubio al Mar Baltico, unificando - per la prima e unica volta nella storia - la maggior parte dei popoli barbarici dell\'Eurasia settentrionale (dai Germani orientali agli Slavi agli Ugro-Finni).\nDurante il suo regno divenne il pi\xc3\xb9 irriducibile nemico dell\'Impero Romano (e per la Pars Occidentalis e per la Pars Orientalis): invase due volte i Balcani, cinse d\'assedio Costantinopoli, marci\xc3\xb2 attraverso la Francia spingendosi fino ad Aurelianum, scacci\xc3\xb2 da Ravenna l\'imperatore Valentiniano III (452).\nSoprannominato flagellum Dei ("flagello di Dio") per la sua ferocia, si diceva che dove fosse passato non sarebbe pi\xc3\xb9 cresciuta l\'erba.\nIl suo nome, altres\xc3\xac, significa in gotico "piccolo padre".\nGli studi storici moderni vedono in lui, pi\xc3\xb9 un predone che un distruttore insensato. Si racconta che fosse superstizioso, facesse affidamento sulle profezie e si facesse influenzare nelle decisioni in campo militare da indovini e sciamani. Alcune leggende, mai sostenute da elementi concreti, raccontano di sue pratiche cannibalistiche e che avesse mangiato i propri figli Erp ed Eitil, che sua moglie gli serv\xc3\xac dopo averli arrostiti nel miele. Alcuni raccontano che avrebbe avuto numerose mogli e pi\xc3\xb9 di cento figli, questa affermazione per\xc3\xb2 viene riferita anche ai sovrani mongoli Gengis Khan e Kublai Khan, causando confusione.\n\nNonostante il suo impero si fosse disgregato alla sua morte, \xc3\xa8 diventato una figura leggendaria nella storia europea, che lo ricorda in modo diverso a seconda della zona: guerriero feroce, avido e crudele nell\'area al tempo sotto Roma; condottiero impavido e coraggioso nei paesi che facevano parte del suo impero.\nAlcuni racconti lo celebrano come un grande e nobile re ed \xc3\xa8 il personaggio principale di diverse saghe dell\'Europa settentrionale e orientale.\n\n'
'Armando Celso (Genova, 31 gennaio 1934) \xc3\xa8 un attore, cabarettista, chitarrista e compositore italiano, tra i protagonisti del Derby Club di Milano.\n\n'
'La Spada di Attila, detta anche Spada di Marte o Spada di Dio (Ungherese: Isten Kardja), era l\'arma leggendaria portata da Attila l\'Unno. Lo storico romano Giordane, citando il lavoro dello storico Prisco, ha raccontato la storia della sua origine.\n\nQuando un certo pastore vide una giovenca del suo gregge zoppicare e non pot\xc3\xa9 trovare alcun motivo per questa ferita, segu\xc3\xac ansiosamente le tracce di sangue e alla lunga giunse ad una spada che l\'animale aveva involontariamente calpestato mentre rosicchiava l\'erba. La disseppel\xc3\xac e la port\xc3\xb2 direttamente ad Attila. Si rallegr\xc3\xb2 di questo dono e, essendo ambizioso, pens\xc3\xb2 di essere stato nominato sovrano del mondo intero, e che attraverso la spada di Marte gli fosse stata assicurata la supremazia in tutte le guerre.\nL\'uso di "Marte" qui \xc3\xa8 dovuto all\'interpretatio romana di Prisco, tuttavia, poich\xc3\xa9 gli Unni non avrebbero adottato i nomi di divinit\xc3\xa0 romane; il nome pi\xc3\xb9 probabile usato dagli Unni sarebbe stato il pi\xc3\xb9 generico "spada del dio della guerra". Le leggende ungheresi si riferiscono ad essa semplicemente come "az Isten Kardja", la spada di Dio. La descrizione di Prisco \xc3\xa8 notevole anche nel descrivere come Attila la us\xc3\xb2 sia come arma militare che come simbolo del favore divino, che pu\xc3\xb2 aver contribuito alla sua reputazione di "Flagello di Dio", un punitore designato da Dio.\n\n'
'Cinematografo \xc3\xa8 un album-raccolta del 2010 che contiene 12 brani interpretati dal cantante Mario Merola.'
"Gli spettacoli nell'antica Roma erano numerosi, aperti a tutti i cittadini ed in genere gratuiti; alcuni di essi si distinguevano per la grandezza degli allestimenti e per la crudelt\xc3\xa0.\nI Romani frequentavano di preferenza i combattimenti dei gladiatori, quelli con bestie feroci (venationes), le riproduzioni di battaglie navali (naumachia), le corse di carri, le gare di atletica, gli spettacoli teatrali dei mimi e le pantomime.\nQuarant'anni dopo l'invettiva di Giovenale (n. tra il 55 e il 60\xe2\x80\x93m. dopo il 127) che rimpiangeva la sobriet\xc3\xa0 e la severit\xc3\xa0 repubblicana di un popolo che ormai aspirava solo al panem et circenses, al pane e agli spettacoli, Frontone (100-166), quasi con le stesse parole, descriveva sconsolato la triste realt\xc3\xa0:\n\nLa classe dirigente romana considerava infatti suo compito primario quello di distribuire alimenti una volta al mese al popolo e di distrarlo e regolare il suo tempo libero con gli spettacoli gratuiti offerti nelle festivit\xc3\xa0 religiose o in ricorrenze laiche.\n\n"