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La filosofia (in greco antico: φιλοσοφία, philosophía, composto di φιλεῖν (phileîn), "amare", e σοφία (sophía), "sapienza", ossia "amore per la sapienza") è un campo di studi che si pone domande e riflette sul mondo e sull'essere umano, indaga sul senso dell'essere e dell'esistenza umana. Come intrinseco nel nome stesso la filosofia è l'amore per la sapienza (intesa come conoscenza) e la ricerca.Prima ancora che indagine speculativa, la filosofia fu una disciplina che assunse anche i caratteri della conduzione del "modo di vita", ad esempio nell'applicazione concreta dei principi desunti attraverso la riflessione o pensiero. In questa forma, essa sorse nell'antica Grecia. A rendere complessa una definizione univoca della filosofia concorre il dissenso tra i filosofi sull'oggetto stesso della filosofia: alcuni orientano l'analisi della filosofia verso l'uomo e i suoi interessi così come viene esposto nell'Eutidemo di Platone, per cui essa sarebbe «l'uso del sapere a vantaggio dell'uomo».Nel prosieguo della storia della filosofia altri autori che seguono questa opinione sono per esempio Cartesio («Tutta la filosofia è come un albero, di cui le radici sono la metafisica, il tronco è la fisica, e i rami che sorgono da questo tronco sono le altre scienze, che si riducono a tre principali: la medicina, la meccanica e la morale, intendo la più alta e la più perfetta morale, che presupponendo una conoscenza completa delle altre scienze, è l'ultimo grado della saggezza»), Thomas Hobbes, e Immanuel Kant, il quale, definisce la filosofia come «scienza della relazione di ogni conoscenza al fine essenziale della ragione umana».Altri pensatori ritengono che la filosofia debba puntare alla conoscenza dell'essere in quanto tale secondo un percorso che, fatte le debite differenze, va dagli eleati sino a Husserl e Heidegger.
Il Rinascimento si sviluppò in Italia tra la fine del Medioevo e l'inizio dell'Età Moderna in un arco di tempo che va dall'inizio del quindicesimo secolo, fino alla fine del sedicesimo secolo. I suoi limiti cronologici conoscono ampie differenze tra discipline ed aree geografiche.Vissuto dalla maggior parte dei suoi protagonisti come un'età di cambiamento, maturò un nuovo modo di concepire il mondo e se stessi, sviluppando le idee dell'umanesimo, nato in ambito letterario nel quattordicesimo secolo per il rinato interesse degli studi classici, per opera soprattutto di Francesco Petrarca, e portandolo a influenzare per la prima volta anche le arti figurative e la mentalità corrente.
Per immaginazione, traduzione del termine eikasia (in greco antico: εἰκασία), s'intende la capacità di pensare, indipendentemente da ogni precisa elaborazione logica, il contenuto di un’esperienza sensoriale, in occasione di un particolare stato affettivo e, spesso, riguardante un tema fisso.
Giambattista Vico (Napoli, 23 giugno 1668 – Napoli, 23 gennaio 1744) è stato un filosofo, storico e giurista italiano.
Aristotele (in greco antico: Ἀριστοτέλης Aristotélēs, pronuncia: [aristo'telɛːs]; Stagira, 384 a.C. o 383 a.C. – Calcide, 322 a.C.) è stato un filosofo, scienziato e logico greco antico. Aristotele è ritenuto una delle menti più universali, innovative, prolifiche e influenti di tutti i tempi, sia per la vastità che per la profondità dei suoi campi di conoscenza, compresa quella scientifica. Con Platone, suo maestro, e Socrate è considerato anche uno dei padri del pensiero filosofico occidentale, che soprattutto da Aristotele ha ereditato problemi, termini, concetti e metodi.
Costanzo Preve (Valenza, 14 aprile 1943 – Torino, 23 novembre 2013) è stato un filosofo, saggista, insegnante e politologo italiano. Di ispirazione marxiana ed hegeliana, Preve ha scritto numerosi volumi e saggi di argomento filosofico, pubblicati in Italia e all'estero.
Guglielmo di Occam, od Ockham (in latino: Guillelmus de Ockham, in inglese William of Ockham; Ockham, 1288 – Monaco di Baviera, 1347), è stato un teologo, filosofo e religioso francescano inglese.
Socrate, figlio di Sofronisco del demo di Alopece (in greco antico: Σωκράτης Sōkrátēs, pronuncia: /sɔː'kratɛːs/; Atene, 470 a.C./469 a.C. – Atene, 399 a.C.), è stato un filosofo greco antico, uno dei più importanti esponenti della tradizione filosofica occidentale. Il contributo più importante che egli ha dato alla storia del pensiero filosofico consiste nel suo metodo d'indagine: il dialogo che utilizzava lo strumento critico dell'elenchos (ἔλεγχος, élenchos = "confutazione") applicandolo prevalentemente all'esame in comune (ἐξετάζειν, exetàzein) di concetti morali fondamentali. Per questo Socrate è riconosciuto come padre fondatore dell'etica o filosofia morale. Per le vicende della sua vita e della sua filosofia che lo condussero al processo e alla condanna a morte è stato considerato, dal filosofo e classicista austriaco Theodor Gomperz, il «primo martire per la causa della libertà di pensiero e d'investigazione». Già il martire cristiano san Giustino, nell'Apologia prima (XLVI, 3), sosteneva che «coloro che vissero con il Logos sono cristiani, anche se furono ritenuti atei, come tra gli Elleni, Socrate, Eraclito e quelli simili a loro».
Georg Wilhelm Friedrich Hegel (AFI: ˈɡeːɔɐ̯k ˈvɪlhɛlm ˈfʁiːdʁɪç ˈheːɡl̩) (Stoccarda, 27 agosto 1770 – Berlino, 14 novembre 1831) è stato un filosofo, accademico e poeta tedesco, considerato il rappresentante più significativo dell'idealismo tedesco. È ritenuto uno dei massimi filosofi di tutti i tempi. Hegel è autore di una delle linee di pensiero più profonde e complesse della tradizione occidentale: la sua riflessione filosofica, sistematica e onnicomprensiva, influenzerà molta parte del pensiero successivo, dall'ontologia all'estetica alla teoria politica, contribuendo alla nascita delle discipline sociali e storiche nella loro accezione moderna. La filosofia hegeliana è stata definita, tra l’altro, come idealismo assoluto. Oltre che dalla filosofia del suo tempo, la formazione intellettuale di Hegel è profondamente influenzata dallo studio della cultura e filosofia greca antica. Autori fondamentali per Hegel sono Eraclito (''Non c'è proposizione di Eraclito che io non abbia accolto nella mia Logica'') per l'opposizione dei contrari, Platone e Aristotele. Il Parmenide di Platone fornisce per Hegel l'esempio migliore di dialettica; ma è soprattutto Aristotele a fornire i nodi fondamentali dello sviluppo della filosofia hegeliana, con il concetto di energeia (actus, atto), che è il principale modello teorico per la nozione di soggetto, e con quello di νοήσεως νόησις (noéseos nόesis) per l'identità di soggetto e oggetto. Altro autore importante, seppur tipicamente in forma polemica, è Spinoza: per Hegel, infatti, uno dei compiti della filosofia è quello di superare la tesi spinoziana per cui "l'Assoluto è sostanza" (come avviene anche in Schelling) e svilupparla ulteriormente mostrando che "l'Assoluto è propriamente anche soggetto". Un altro autore che ha avuto notevole influenza su Hegel è Proclo da cui il grande filosofo tedesco ha ripreso il suo caratteristico modo di procedere logico triadico (anche la storia della filosofia passa per una serie di figure o forme dello Spirito che, dopo essere entrate in antitesi tra loro, si risolvono in un livello di sintesi superiore). Inoltre un grande debito Hegel lo ha anche nei riguardi di Fichte (da cui riprende appunto i tre momenti dialettici di tesi, antitesi e sintesi) e, in misura inferiore, verso Schelling (per quanto concerne la filosofia della natura). La filosofia di Hegel segna una svolta decisiva all'interno della storia della filosofia: da un lato, molti dei problemi classici della filosofia moderna verranno riformulati e problematizzati diversamente, come il rapporto mente-natura, soggetto-oggetto, epistemologia-ontologia (in ambito teoretico) o i temi relativi al diritto, alla moralità, allo Stato (in ambito pratico e morale); dall'altro, vengono ripensati la dialettica (col suo momento positivo, quello negativo e il momento di superamento/conservazione, Aufhebung in tedesco, della contraddizione), la distinzione fra eticità (a sua volta distinta in Stato, società civile e famiglia) e moralità, fra intelletto e ragione, ecc. Inoltre verrà data maggiore importanza a temi tradizionalmente non facenti parte della filosofia a pieno titolo (arte, religione, storia). Filosofia in primis e, in seconda battuta, religione e, infine l'arte, sono tre momenti dello Spirito assoluto dopo lo Spirito soggettivo e quello oggettivo (con l'eticità che costituisce la sintesi della moralità e del diritto; quest'ultimo è il più astratto). Con la filosofia l'Idea - unità autocosciente di forma e contenuto, il vero in sé e per sé, pensiero razionale assoluto e totalità infinita - si realizza pienamente: il vertice supremo della Logica riprende in ampia misura il “pensiero di pensiero” di Aristotele (il logos che pensa eternamente se stesso) dopo un percorso molto più complesso e articolato che ha nella libertà romantica il suo autentico compimento.
Un aforisma, oppure aforismo (dal greco antico ἁφορισμός, definizione), è una breve frase che condensa un principio specifico o un più generale sapere filosofico o morale.
La filosofia della scienza è la branca della filosofia che studia i fondamenti, gli assunti e le implicazioni della scienza, sia riguardo alla logica e alle scienze naturali, come la fisica, la chimica, la biochimica o la biologia, sia riguardo alle scienze sociali, come la sociologia, la psicologia o l'economia. Le principali sezioni della filosofia della scienza sono la filosofia della matematica, la filosofia della fisica, la filosofia della chimica e la filosofia della biologia. In parte legata alla filosofia della conoscenza nota come gnoseologia e, in misura maggiore, all'epistemologia, essa cerca di spiegare la natura dei concetti e delle asserzioni scientifiche, i modi in cui essi vengono prodotti; come la scienza spiega la natura, come la predice e come la utilizza per i suoi fini; i mezzi per determinare la validità delle informazioni; la formulazione e l'uso del metodo scientifico; i tipi di ragionamento che si usano per arrivare a delle conclusioni; le implicazioni dei metodi scientifici, con modelli dell'ambiente scientifico e della società umana circostante.
Il materialismo è la concezione filosofica solitamente monista per la quale l'unica realtà che può veramente essere detta esistere è la materia e tutto ciò che deriva dalla sua continua trasformazione. Ciò vale a dire che, fondamentalmente e sostanzialmente, tutte le cose hanno una natura materiale; ovvero che il fondamento e la sostanza della realtà sono materiali. Questa concezione si contrappone al dualismo tra materia e spirito (spiritualismo) e al monismo non materialista di alcune filosofie e religioni, per cui lo spirito è realtà unica, o, in maniera più sfumata, alle concezione dove non esiste alcuna divisione tra materia e spirito. Secondo questa filosofia, le realtà definite spirituali non esistono (sono solo parole che definiscono le sensazioni prodotte da impulsi fisici) oppure sono anch'esse, come in Epicuro, composte da materia più leggera.Nella misura in cui si oppone all'esistenza di alcuna realtà non materiale, il materialismo è spesso inteso quasi come sinonimo di ateismo. Tuttavia in un senso più ristretto si può definire come materialista una concezione ontologica secondo la quale l'unica sostanza esistente è la materia, nelle sue varie forme. In questo senso, si può parlare persino di materialismo religioso, laddove si neghi l'esistenza dell'anima come sostanza distinta dal corpo, come ad esempio in alcune filosofie induistiche e in alcune teologie (minoritarie) ebraico-cristiane (secondo le quali il concetto di anima è un inserto estraneo di derivazione greca del quale si potrebbe fare a meno).
L'estasi (dal greco ἔκστασις, composto di ἐκ o ἐξ + στάσις, ex-stasis, «essere fuori») è uno stato psichico di sospensione ed elevazione mistica della mente, che viene percepita a volte come estraniata dal corpo: da qui la sua etimologia, a indicare un «uscire fuori di sé». Nonostante la diversità delle religioni, culture e popoli in cui l'estasi è stata sperimentata, le descrizioni circa il modo in cui essa viene raggiunta risultano straordinariamente simili. Si afferma di provare in questi momenti una sorta di annullamento di sé, e di identificazione con Dio o con l'"Anima del mondo".
Gian Giorgio Trissino dal Vello d'Oro (pronuncia Trìssino, /ˈtrissino/) (Vicenza, 8 luglio 1478 – Roma, 8 dicembre 1550) è stato un umanista, poeta e drammaturgo italiano. Protagonista di spicco della cultura rinascimentale, notissimo al tempo, esimio grecista e dantista, il Trissino incarnò perfettamente il modello dell'intellettuale universale di tradizione umanistica. Si interessò di linguistica e di grammatica, di architettura e di filosofia, di musica e di teatro, di filologia e di traduzioni, di poesia e di metrica, di numismatica, di poliorcetica, e di molte altre discipline. Nota era, anche presso i contemporanei, la sua erudizione sterminata, specie per quel che riguarda la cultura e la lingua greche, sull'esempio delle quali voleva rimodellare la poesia italiana. Fu anche un grande diplomatico e oratore politico in contatto con tutti i grandi intellettuali della sua epoca quali Niccolò Machiavelli, Luigi Alamanni, Giovanni di Bernardo Rucellai, Ludovico Ariosto, Pietro Bembo, Giambattista Giraldi Cinzio, Demetrio Calcondila, Niccolò Leoniceno, Pietro Aretino, il condottiero Cesare Trivulzio, Papa Leone X, Papa Clemente VII, Papa Paolo III, e l'imperatore Carlo V d'Asburgo. Fu ambasciatore per conto del papato, della Repubblica di Venezia e degli Asburgo, di cui fu un fedelissimo, come tutta la sua famiglia da generazioni. Scoprì e protesse l'architetto Andrea Palladio, appena adolescente, nella sua villa di Cricoli, vicino Vicenza, che venne da lui portato nei suoi viaggi e fu da lui iniziato al culto della bellezza greca e delle opere di Marco Vitruvio Pollione.
Hatsukoi monster (初恋モンスター Hatsukoi monsutā?, lett. "Primo amore mostruoso") è un manga scritto e disegnato da Akira Hiyoshimaru, serializzato sulla rivista Aria di Kōdansha dal numero di marzo 2013. Un adattamento anime, prodotto da Studio Deen, è stato trasmesso in Giappone dal 2 luglio al 17 settembre 2016.
Il giallo è un genere di successo di narrativa di consumo nato verso la metà del XIX secolo e sviluppatosi nel Novecento. Dalla letteratura di genere, il giallo si è esteso agli altri mezzi espressivi veicolati da diversi media di massa: prima ai prodotti destinati alla radio e al cinema, quindi ai fumetti e ai prodotti destinati al pubblico televisivo. L'oggetto principale del genere giallo è la descrizione di un crimine e dei personaggi coinvolti, siano essi criminali o vittime. Si parla in modo più specifico di poliziesco quando, assieme a questi elementi, ha un ruolo centrale la narrazione delle indagini che portano alla luce tutti gli elementi della vicenda criminale. Poiché i suoi oggetti sono di vario genere, spesso il genere giallo si sovrappone con altri generi letterari, come la fantascienza e il romanzo storico. Il genere giallo è diviso tradizionalmente in diversi sottogeneri, anche se i confini spesso non sono ben definiti: il poliziesco (in particolare il giallo classico), la letteratura di spionaggio, il noir, il thriller, quest'ultimo a sua volta suddiviso in più filoni tra cui il thriller legale e il thriller medico.
Il Rinascimento nacque ufficialmente a Firenze, città che viene spesso indicata come la sua culla. Questo nuovo linguaggio figurativo, legato anche a un diverso modo di pensare l'uomo e il mondo, prese le mosse dalla cultura locale e dall'umanesimo, che già nel secolo precedente era stato portato alla ribalta da personalità come Francesco Petrarca o Coluccio Salutati. Le novità, proposte nei primissimi anni del XV secolo da maestri quali Filippo Brunelleschi, Donatello e Masaccio, non furono immediatamente accolte dalla committenza, anzi rimasero almeno per un ventennio un fatto artistico minoritario e in larga parte incompreso, a fronte dell'allora dominante gotico internazionale. In seguito il Rinascimento divenne il linguaggio figurativo più apprezzato e iniziò a trasmettersi anche alle altre corti italiane (prime fra tutte quella papale di Roma) e poi europee, grazie agli spostamenti degli artisti. Lo stile del Rinascimento fiorentino, dopo i primordi del primo ventennio del Quattrocento, si diffuse con entusiasmo fino alla metà del secolo, con esperimenti basati su un approccio tecnico-pratico; la seconda fase ebbe luogo all'epoca di Lorenzo il Magnifico, dal 1450 circa fino alla sua morte nel 1492, e fu caratterizzata da una sistemazione più intellettualistica delle conquiste. Segue un momento di rottura, dominato dalla personalità di Girolamo Savonarola, che segna profondamente molti artisti convincendoli a un ripensamento delle loro scelte. L'ultima fase, databile tra il 1490 e il 1520, è detto Rinascimento "maturo", e vede la presenza a Firenze di tre geni assoluti dell'arte, che tanto influenzarono le generazioni a venire: Leonardo da Vinci, Michelangelo Buonarroti e Raffaello Sanzio. Per il periodo successivo si parla di Manierismo.
Frammento è un genere letterario costituito da scrittura in prosa di notevole brevità. Si tratta di una forma di scrittura molto antica, presente in moltissime civiltà. Grande esponente del genere del frammento fu, nell'Ottocento, Giacomo Leopardi, con il suo monumentale Zibaldone. Esempio di letteratura per frammenti sono i notissimi “Frammenti” poetici di Novalis o i Cahiers di Paul Valéry, giornale intellettuale e psicologico a cui il poeta attese a lungo e che vide la pubblicazione, essenzialmente, solo dopo la sua morte. Il frammento, in taluni casi, può assumere una compiutezza tale da riconciliarsi con la narratività, e quindi assumere forme che appartengono alla letteratura più "costruita": un esempio, nella letteratura del Novecento, sono i Quaderni in ottavo di Franz Kafka. Anche un frammento estremamente conciso può raggiungere la forma completa di un racconto: un esempio di narratività estremamente brachilogica si ha ne Il dinosauro dello scrittore guatemalteca Augusto Monterroso; in questo caso, la narrazione è espressa in un racconto così icastico da essere racchiusa, e conclusa, in una singola frase: Cuando despertó, el dinosaurio todavía estaba allí (in italiano, "Quando si svegliò, il dinosauro era ancora lì" ). La frase è indicata da Italo Calvino come il più breve racconto della letteratura universale. Da Walter Benjamin vi è l'esempio di un libro su Baudelaire a cui lavorò una vita intera senza mai giungere a completarlo: questo esempio di scrittura incompiuta appartiene anch'essa al genere del frammento. Il frammento può spaziare dal microsaggio all'aforisma, come in Minima Moralia di Theodor Adorno, affresco critico del Novecento e della sua società industriale, entrambi consegnati all'omologazione culturale.
Il pensiero di Arthur Schopenhauer anticipa motivi della più ampia filosofia della vita originatasi nel primo romanticismo tedesco in polemica con il positivismo e con la corrente dell'idealismo "accademico" trionfante del secolo XIX di Fichte, Schelling ed Hegel, "i tre ciarlatani" come li definisce il filosofo tedesco, ai quali contrappone un diverso idealismo, a cui dichiarava espressamente di appartenere come filosofo.
La filosofia del linguaggio si occupa del linguaggio umano e dei suoi sistemi di comunicazione. Poiché indaga le relazioni tra linguaggio, pensiero e realtà la filosofia del linguaggio si pone al confine con altre discipline quali la psicologia, metafisica, l'epistemologia, la logica, la linguistica, la semiotica. Studia quindi il rapporto tra segno e significato e la capacità umana di usarli nella comunicazione.
Gaston Bachelard (Bar-sur-Aube, 27 giugno 1884 – Parigi, 16 ottobre 1962) è stato un filosofo della scienza e della poesia francese. Epistemologo illustre, è autore di numerose riflessioni legate alla conoscenza e alla ricerca.
Aurelio Agostino d'Ippona (in latino: Aurelius Augustinus Hipponensis; Tagaste, 13 novembre 354 – Ippona, 28 agosto 430) è stato un filosofo, vescovo e teologo romano di origine nordafricana e lingua latina. Conosciuto come sant'Agostino, è Padre, dottore e santo della Chiesa cattolica, detto anche Doctor Gratiae ("Dottore della Grazia"). Forse il maggiore rappresentante della Patristica, è stato definito da Monsignor Antonio Livi «il massimo pensatore cristiano del primo millennio e certamente anche uno dei più grandi geni dell'umanità in assoluto». Se le Confessioni sono la sua opera più celebre, si segnala per importanza, nella vastissima produzione agostiniana, La città di Dio.
Platone, figlio di Aristone del demo di Collito e di Perictione (in greco antico: Πλάτων Plátōn, pronuncia: [plá.tɔːn]; Atene, 428/427 a.C. – Atene, 348/347 a.C.), è stato un filosofo e scrittore greco antico. Assieme al suo maestro Socrate e al suo allievo Aristotele ha posto le basi del pensiero filosofico occidentale.
Le donne si sono sempre impegnate nella disciplina della filosofia lungo il corso della storia ma poche sono state riconosciute come filosofe e pochissime sono menzionate come autrici di opere filosofiche nel canone Occidentale. Nella filosofia antica in Occidente, mentre la filosofia accademica era un dominio tipicamente maschile (su tutti Platone e Aristotele), sono state attive durante questo periodo pensatrici donne quali Ipparchia (attiva circa nel 325 a.C.), Arete di Cirene (V-IV secolo a.C.) e Aspasia di Mileto (470-400 a.C.). Una donna notevole della filosofia tardo-antica è stata Ipazia, vissuta nel V secolo. Tra gli altri esponenti notevoli della filosofia moderna vi sono Mary Wollstonecraft (1759-97) e Margaret Fuller (1810-50). Donne influenti della filosofia contemporanea comprendono Susanne Langer (1895-1985), Hannah Arendt (1906-75), Simone de Beauvoir (1908-86), Simone Weil (1909-1943), Mary Midgley (nata nel 1919), Mary Warnock (nata nel 1924), Julia Kristeva (nata nel 1941), Patricia Churchland (nata nel 1943) e Susan Haack (nata nel 1945). Nei primi anni del XIX secolo alcuni college ed università del Regno Unito e degli Stati Uniti d'America hanno incominciato ad ammettere anche le donne, dando così vita a nuove generazioni di studiosi di sesso femminile. Tuttavia il rapporto del Dipartimento dell'Istruzione degli Stati Uniti d'America indica che a partire dal 1990 in poi proprio la filosofia è uno dei campi delle scienze umane meno proporzionato in relazione al genere. Le donne vengono a costituire meno del 17% degli iscritti alle facoltà di filosofia secondo alcuni studi. Nel 2014 "Inside Higher Ed" ha descritto la filosofia come "la lunga storia della misoginia e della molestia sessuale di studentesse e professoresse". Jennifer Saul, insegnante di filosofia del linguaggio all'Università di Sheffield, ha affermato nel 2015 che le donne vengono "costrette a lasciare lo studio della filosofia dopo essere state ripetutamente molestate, assalite o sottoposte a ritorsioni". Già nei primi anni novanta l'associazione canadese di filosofia (ACPA) ha avvertito che effettivamente esiste uno squilibrio di genere e una polarizzazione di genere nel campo accademico filosofico. Nel giugno 2013 un professore statunitense di sociologia ha dichiarato che su tutti i contributi e citazioni presenti nelle quattro più prestigiose riviste del paese, solo il 3,6% del totale era di mano femminile, mentre i redattori della Stanford Encyclopedia of Philosophy hanno sollevato preoccupazioni circa la sotto-rappresentazione delle filosofe e hanno sostenuto di avere bisogno di redattrici e scrittrici per garantire la rappresentazione dei contributi femminili. Secondo Eugene Sun Park i filosofi sono prevalentemente di razza bianca e di sesso maschile, questa omogeneità esiste in quasi tutti gli aspetti e a tutti i livelli della disciplina. Susan Price sostiene che la filosofia accademica rimane una disciplina dominata dai maschi bianchi, il che si uniforma ancora al mito che il "genio" è correlato al genere. Secondo Jennifer Saul la filosofia, in quanto la più antica tra le scienze umane, è anche la più bianca e rimane in realtà appannaggio prevalente del sesso maschile (così come anche la matematica, seppur in misura minore), laddove invece altre aree sono più a zona di parità di genere.
Il termine mente è comunemente utilizzato per descrivere l'insieme delle funzioni superiori del cervello e, in particolare, quelle di cui si può avere soggettivamente coscienza in diverso grado, quali la sensazione, il pensiero, l'intuizione, la ragione, la memoria, la volontà. Sebbene molte specie animali condividano con l'uomo alcune di queste facoltà, il termine è di solito impiegato a proposito degli esseri umani. Molte di queste facoltà, rintracciabili a livello neurofisiologico nell'attività della corteccia cerebrale, danno forma nel complesso all'intelligenza. Il termine psiche fa riferimento invece alla mente nel suo complesso cioè comprendendo la dimensione irrazionale cioè istinti e dimensione del profondo (inconscio). All'utilizzo in senso tecnico neurofisiologico si è anche affiancato un utilizzo di tipo metafisico. In tale prospettiva la mente diventa qualche cosa di divino, e tale presunta entità soprannaturale, come ad esempio nell'espressione "la mente di Dio", assume qualità pensanti che alludono a un mente superiore com'era il Dio di Spinoza.
Conversazioni (Causeries) è un libro sulla fenomenologia della percezione visiva di Maurice Merleau-Ponty. Il libro, pubblicato postumo nel 2002, raccoglie sette conversazioni radiofoniche tenute da Merleau-Ponty verso la fine del 1948 alla Radio Nazionale Francese. Tema generale delle trasmissioni radiofoniche (a cui parteciparono anche sociologi e scienziati) era “la formazione del pensiero”.
Il termine genere (dal latino genus-nĕris e dal greco γένος, ghènos) indica un gruppo di oggetti che condividono caratteristiche essenziali mentre differiscono per determinazioni particolari contingenti, che cioè possono esserci o non esserci o che sono mutevoli.
Il termine dizionario è usato con riferimento a due concetti. Può indicare: l'elenco alfabetico delle parole e delle locuzioni di una lingua (ed eventualmente anche altri elementi linguistici ad esso legati come ad esempio prefissi, suffissi, sigle, lettere) fornendone informazioni quali il significato, l'uso, l'etimologia, la traduzione in un'altra lingua, la pronuncia, la sillabazione, i sinonimi, i contrari (in questo senso, è detto anche lessico); un'opera che raccoglie, in modo ordinato secondo criteri anche variabili da un'opera all'altra, biografie e nozioni inerenti ad un particolare settore del sapere umano (una scienza, uno sport, un'arte, una tecnica ecc.) o anche il sapere umano nel suo complesso, fornendone una trattazione.
Hans Jonas (Mönchengladbach, 10 maggio 1903 – New York, 5 febbraio 1993) è stato un filosofo tedesco naturalizzato statunitense di origine ebraica.
L'Etica dimostrata con metodo geometrico (o Etica dimostrata secondo l'ordine geometrico; nell'originale latino: Ethica ordine geometrico demonstrata o Ethica more geometrico demonstrata; nota anche semplicemente come Etica o Ethica) è considerata l'opera principale del filosofo olandese Baruch Spinoza; venne pubblicata postuma nel 1677, lo stesso anno della morte dell'autore.
La filosofia rinascimentale, che segna la fine del Medioevo e l'inizio dell'età moderna, si estende lungo tutto il Quattrocento e il Cinquecento.
Il termine anime (アニメ? /anime/ ), dall'abbreviazione di animēshon (アニメーション? traslitterazione giapponese della parola inglese animation, lett. "animazione"), è un neologismo con cui in Giappone, a partire dalla fine degli anni settanta del XX secolo, si indicano l'animazione e i film d'animazione (giapponesi e non), fino ad allora chiamati dōga eiga (動画 映画? lett. "film animato") o manga eiga (漫画 映画? lett. "film di fumetti"), mentre in Occidente viene comunemente utilizzato per indicare le opere di animazione di produzione giapponese, comprese quelle precedenti l'esordio del lemma stesso.
Henri-Louis Bergson (Parigi, 18 ottobre 1859 – Parigi, 4 gennaio 1941) è stato un filosofo francese. La sua opera superò le tradizioni ottocentesche dello Spiritualismo e del Positivismo ed ebbe una forte influenza nei campi della psicologia, della biologia, dell'arte, della letteratura e della teologia. Fu insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1927 sia «per le sue ricche e feconde idee» sia «per la brillante abilità con cui ha saputo presentarle».
La filosofia naturale o filosofia della natura, conosciuta in latino come philosophia naturalis, consiste nella riflessione filosofica applicata allo studio della natura.
Tommaso d'Aquino (Roccasecca, 1225 – Abbazia di Fossanova, 7 marzo 1274) è stato un religioso, teologo, filosofo e accademico italiano. Frate domenicano esponente della Scolastica, era definito Doctor Angelicus dai suoi contemporanei. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica che dal 1567 lo considera anche dottore della Chiesa. Tommaso rappresenta uno dei principali pilastri teologici e filosofici della Chiesa cattolica: egli è anche il punto di raccordo fra la cristianità e la filosofia classica, che ha i suoi fondamenti e maestri in Socrate, Platone e Aristotele, e poi passati attraverso il periodo ellenistico, specialmente in autori come Plotino. Fu allievo di sant'Alberto Magno, che lo difese quando i compagni lo chiamavano "il bue muto" dicendo: «Ah! Voi lo chiamate il bue muto! Io vi dico, quando questo bue muggirà, i suoi muggiti si udranno da un'estremità all'altra della terra!».
Fruits Basket (フルーツバスケット Furūtsu Basuketto?) è un manga shōjo scritto e disegnato da Natsuki Takaya, pubblicato in Giappone sulla rivista Hana to Yume di Hakusensha dal luglio 1998 al novembre 2006. Nel 2001, l'opera ha vinto il premio Kodansha nella categoria shōjo. Un adattamento anime prodotto dallo Studio Deen è stato trasmesso in Giappone su TV Tokyo a partire dal 5 luglio al 27 dicembre 2001. Tra settembre 2015 e marzo 2019 l'opera cartacea ha avuto un seguito, con personaggi diversi, dal titolo Fruits Basket another. Dal 5 aprile 2019 viene trasmesso su TV Tokyo un remake anime della serie in tre stagioni che, a differenza del precedente, copre tutte le vicende narrate nel manga. In Italia il manga è stato pubblicato da Dynit dal luglio 2002 al febbraio 2008, mentre l'anime è inedito.
Franco Basaglia (Venezia, 11 marzo 1924 – Venezia, 29 agosto 1980) è stato uno psichiatra, neurologo e docente italiano, innovatore nel campo della salute mentale, riformatore della disciplina psichiatrica in Italia fondatore di Psichiatria Democratica e ispiratore della Legge 180/1978 (che ne prende il nome) e che introdusse la revisione ordinamentale degli ospedali psichiatrici in Italia promuovendo trasformazioni nel trattamento sul territorio dei pazienti con problemi psichiatrici. È considerato lo psichiatra italiano più influente del XX secolo.
Un genere letterario è una categoria della scrittura letteraria. La letteratura viene convenzionalmente suddivisa in una molteplicità di generi detti anche forme codificate di un’espressione che ne rendono la classificazione molto più semplice e la discussione critica. Una prima distinzione molto generale è quella tra poesia, prosa e teatro. La prima si caratterizza perché cerca di riprodurre la musicalità di un suono attraverso il ritmo, la pronuncia e l'ordine delle parole; la seconda invece non ha questa caratterizzazione, e raggruppa quindi tutte quelle opere non in versi. Il teatro, poi, è da considerarsi una forma d'arte a parte, che spesso fonde insieme le prime due e sovente vi unisce la musica, dando origine all'opera lirica (che si fonda per la parte testuale su libretti talvolta scritti da veri e propri poeti) e, recentemente, al musical (o commedia musicale). Nell'ambito della prosa, ci si riferisce genericamente a narrativa per un romanzo o un racconto, se non si riesce a trovargli una ben definita classificazione. Tenendo conto che all'interno delle forme narrative possono trovarsi generi spuri come quelli del fotoromanzo (letteralmente un romanzo per immagini) o delle sceneggiature (cinematografiche o televisive) che destano a volte l'attenzione, in anni recenti, del mercato editoriale.
La natura umana è l'insieme delle caratteristiche distintive, compresi i modi di pensare, di sentire e di agire, che gli esseri umani tendono naturalmente ad avere, indipendentemente dall'influenza della cultura. Le questioni su ciò che queste caratteristiche sono, cosa le provoca, e come la natura umana è fissata, sono tra le questioni più antiche e importanti della filosofia occidentale. Queste domande hanno implicazioni particolarmente importanti in materia di etica, politica e teologia. Le complesse implicazioni di tali questioni sono trattate anche nell'arte e nella letteratura, mentre i molteplici rami delle scienze umane formano, insieme, un importante dominio di indagine sulla natura umana e della questione di cosa significa essere umani. La definizione di essere umano come essere superiore per la presenza in lui di un elemento incorporeo (mente, anima, spirito, ...) che lo rende capace di elaborare concetti, di operare scelte e di risponderne responsabilmente, non è una concezione intuitiva ma il risultato di una lunga elaborazione che dal pensiero greco arcaico arriva alla moderna antropologia filosofica. Tra i rami della scienza contemporanea associati allo studio della natura umana vi sono l'antropologia, la sociologia, la sociobiologia e la psicologia, in particolare la psicologia evoluzionista e dello sviluppo.
L'etica, anche chiamata filosofia morale, è una branca della filosofia che "indica quella parte della filosofia che si occupa del costume, ossia del comportamento umano". Il termine deriva dal greco antico ἦθος(trasl. êthos), cioè «carattere», «comportamento», o, meno probabilmente, da ἔθος (trasl. èthos) cioè «costume», «consuetudine». L'Etica studia i fondamenti che permettono di assegnare ai comportamenti umani uno status deontologico, ovvero distinguerli in buoni, giusti, leciti, rispetto ai comportamenti ritenuti ingiusti, illeciti, sconvenienti o cattivi secondo un ideale modello comportamentale (ad esempio una data morale). Come disciplina affronta questioni inerenti della moralità umana definendo concetti come il bene e il male, il giusto e lo sbagliato, la virtù e il vizio, la giustizia e il crimine. Come campo di indagine intellettuale, la filosofia morale è legata ad altre discipline come la psicologia morale, l'etica descrittiva e la teoria dei valori. Questa ultima insieme all'estetica, riguarda questioni di valore e comprende etica e estetica unite nella branca della filosofia chiamata Assiologia o " ‘dottrina dei valori’, cioè ogni teoria che consideri quanto nel mondo è o ha valore e per tale aspetto si distingue da quanto è invece mera realtà di fatto.".
Il filosofo, nella definizione più generica è colui che professa e/o mette in atto una filosofia, cioè, una dottrina, elaborata attraverso un'autonoma indagine razionale, in parte originale e in parte che si richiama, in accordo o in contrasto, ai pensatori che lo hanno preceduto nella storia della filosofia, su aspetti universali, teoretici e pratici, della vita umana. Nel senso comune, il lemma viene riferito a una persona da molti valutata come portatore di una naturale saggezza, spesso frutto di personali esperienze, e in grado di vivere ogni condizione esistenziale, specie di fronte agli eventi dolorosi, con tranquillo distacco o rassegnazione, riproponendo in questo modo, spontaneamente e implicitamente, gli insegnamenti dello stoicismo.
I Canti raccolgono la parte principale (e più conosciuta) della produzione in versi di Giacomo Leopardi.
La storia delle religioni è la disciplina che indaga il tema delle religioni secondo il procedimento storico ovvero avvalendosi delle documentazioni storiche, archeologiche, filologiche, ma anche di ambito etnologico, antropologico, ermeneutico ed esegetico. Tale documentazione viene usata dallo storico delle religioni nella consapevolezza che sta operando su contesti culturali e sociali assolutamente specifici o diacronici.
Friedrich Wilhelm Nietzsche (pronuncia italiana: [ˈnit͡ʃe]; in tedesco: [ˈfʁiːdʁɪç ˈvɪlhɛlm ˈniːt͡ʃə] ; a volte italianizzato in Federico Guglielmo Nietzsche; Röcken, 15 ottobre 1844 – Weimar, 25 agosto 1900) è stato un filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco. Fu cittadino prussiano fino al 1869, poi apolide (partecipò, comunque, alla guerra franco-prussiana come infermiere per sole due settimane). Considerato tra i massimi filosofi e scrittori di ogni tempo, ebbe un'influenza controversa, ma indiscutibile, sul pensiero filosofico, letterario, politico e scientifico del mondo occidentale nel XX secolo. La sua filosofia, in parte riconducibile al filone delle filosofie della vita, fu considerata da alcuni uno spartiacque fra la filosofia tradizionale e un nuovo modello di riflessione, informale e provocatorio. In ogni caso, si tratta di un pensatore unico nel suo genere, sì da giustificare l'enorme influenza da lui esercitata sul pensiero posteriore. Scrisse vari saggi e opere aforistiche sulla morale, la religione (in particolare quella cristiana), la società moderna, la scienza, intrise di una profonda lucidità e avversione alla metafisica e da una forte carica critica, sempre sul filo dell'ironia e della parodia. Nella sua filosofia si distingue una prima fase "wagneriana", che comprende La nascita della tragedia e le Considerazioni inattuali, in cui il filosofo combatte a fianco di Richard Wagner per una "riforma mitica" della cultura tedesca. Questa fase sarà poi abbandonata e rinnegata con la pubblicazione di Umano, troppo umano – nella stagione cosiddetta "illuministica" del suo pensiero –, per culminare infine, pochi anni prima del crollo nervoso del 1889 e dalla paralisi progressiva che metteranno fine alla sua attività – probabile conseguenza di una patologia neurologica o neuropsichiatrica, oppure di neurosifilide – in una terza fase, prominente del suo pensiero, dedicata alla trasvalutazione dei valori e al nichilismo attivo, costellata dai concetti di oltreuomo, eterno ritorno e volontà di potenza, fase che ha il suo apice (e inizio) con la pubblicazione del celeberrimo Così parlò Zarathustra, seguito da altre importanti opere come Al di là del bene e del male, L'Anticristo e Il crepuscolo degli idoli. Morì, dopo 11 anni e mezzo di infermità, di polmonite nel 1900, ormai paralizzato e in preda a demenza dopo ripetuti ictus che lo avevano colpito, lasciando una notevole eredità filosofica.
Il linguaggio indiretto e le voci del silenzio (Le langage indirect et les voix du silence) è un saggio pubblicato da Maurice Merleau-Ponty nel 1952, sulla rivista Les temps modernes (numeri 80-81, giugno e luglio) e poi raccolta dall'autore nel volume Signes (Gallimard, NRF, Parigi, 1960). La traduzione italiana si legge in Segni, Il Saggiatore, Milano. Il saggio si apre con questo riferimento al fondatore della linguistica moderna, nel quale si richiama il principio sul quale si basa tutta l'argomentazione di Merleau-Ponty: la diacriticità costruttiva del linguaggio. Come l'algebra differenzia significazioni che prese isolatamente sono ignote, così la lingua è costituita di differenze e non di termini. In che modo avviene allora l'apprendimento, considerato che "la lingua si impara, e in questo senso si è costretti ad andare dalle parti al tutto"? Il fatto è che per il bambino, sin da quando apprende le "prime opposizioni fonematiche", il linguaggio si presenta come un'unità di coesistenza, dove le parole si sostengono vicendevolmente come i mattoni di un arco a volta. In questo modo il bambino è introdotto al circolo, al "vortice del linguaggio" nel quale la lingua "precede sé stessa e si insegna da sé" . È l'iniziazione alla "connessione laterale del segno col segno come fondamento di un rapporto finale col senso". Il segno finisce per reclamare una sua interiorità proprio perché sin dall'inizio si compone e si organizza con sé stesso. L'autore individua diversi episodi della storia della cultura in cui un'espressione (un sistema di segni) è nato precisandosi rispetto ad altri: lo spazio rinascimentale con Brunelleschi, il numero generalizzato, la lingua francese... In realtà, è impossibile stabilire la nascita di questi concetti come principi a sé: già precedentemente essi erano presenti sotto forma di assilli o anticipazioni. Il fatto che il senso nasca al margine dei segni, questa "imminenza del tutto con le parti", fa sì che la cultura non ci dia mai significazioni trasparenti: c'è sempre un residuo, la genesi del senso non è mai compiuta ("il senso della filosofia è il senso di una Genesi"). Il segno dunque non può essere estrapolato dall'architettura che lo costituisce. L'avvenire prefigura verità sempre più complessive dei sistemi che li hanno preceduti. Il linguaggio non può essere considerato una pellicola trasparente che tradisce un significato: esso è fondamentalmente opaco. Assurda la concezione stoica di un lessico interiore dal quale l'esteriore derivava: assurda l'idea di un linguaggio traduttore, di una espressione che possa conoscere differenti gradi di relatività o assolutezza. Ne sono prova i differenti margini di silenzio delle lingue. Il linguaggio "di per sé obliquo ed autonomo" può significare qualcosa solo "in virtù di una vita interiore". L'autore inoltre distingue tra un uso empirico del linguaggio ed un uso creatore, una sorta di linguaggio alla seconda potenza, di cui il primo non sarebbe che un risultato. Ma per sondare questa possibilità del linguaggio occorrerebbe tentare di osservarlo come se non ne avessimo fatto mai un uso empirico. Per questo Merleau-Ponty confronta il linguaggio con le "arti mute", tra le quali la pittura, suggerita e stimolata da un saggio di André Malraux, "le voci del silenzio", evocato anche nel titolo. Per Malraux è indispensabile staccare linguaggio e pittura dalla realtà che essi cercano di rappresentare, e riunirli sotto la categoria di "espressione creatrice": soltanto allora essi sono in grado di sopportare un paragone. In fondo l'avventura dei pittori e degli scrittori è la medesima: nati per onorare il sacro, successivamente sono stati "secolarizzati" durante un'età classica: è il momento in cui compito dell'arte sembra quello di ritrovare l'espressione giusta anticipatamente fornita da un "linguaggio delle cose stesse" (La Bruyère). La Natura si configura dunque come un repertorio di dati oggettivi al quale l'artista deve attingere per comunicare al fruitore dell'opera: Natura come "mezzo naturale e dato di comunicazione tra gli uomini". È il pregiudizio oggettivistico contro il quale insorge l'arte moderna, nella quale Malraux individua il ritorno al soggetto, al 'Mostro Incomparabile' che, sepolto nella sua 'vita segreta all'infuori del mondo', non può più esprimere che la sua individualità ed originalità: una demonizzazione dell'artista moderno "della stessa famiglia dell'ambizioso, del drogato, votato come loro all'ostinato piacere di se stessi..." che Merleau-Ponty non sottoscrive. In realtà, osserva, la pittura dei classici non si è fermata alla rappresentazione: senza esserne sempre coscienti i maestri del passato operavano già alcune metamorfosi; inoltre, se è pur vero che la pittura classica si rifaceva ad un apparato sensibile, Malraux non tiene presente che anche i "dati dei sensi" hanno subito mutazioni durante i secoli. La stessa legge della prospettiva classica è un modo inventato dall'uomo di proiettare davanti a sé il Mondo Percepito, il quale non esige leggi. È un tentativo di arbitrare la rivalità tra gli oggetti visivi che interpellano simultaneamente l'occhio. Con la prospettiva io rinuncio all'ubiquità che mi è offerta dal mondo percepito e creo una rappresentazione "nel modo del compiuto e dell'eternità": non sono più l'uomo che si muove in un mondo di cose brulicanti, bensì come Dio considero la rappresentazione dal di fuori. La prospettiva in questo senso è l'invenzione di un mondo dominato, indice di un rapporto adulto dell'uomo col mondo, tipico delle civiltà classiche. Nell'arte moderna questa idea viene scardinata: Baudelaire è il primo ad affermare che, per quanto riguarda le opere, il fatto non implica il finito e viceversa. C'è dunque, nella sensibilità moderna, una certa qual tolleranza del non-finito: la rinuncia all'opera compiuta. Il fatto è che ormai l'espressione va dall'uomo all'uomo senza più passare per il regno autonomo dei sensi o della Natura, repertori di dati oggettivi tra i quali si allineava anche l'ambizione ad una compiutezza. L'artista comunica allo spettatore attraverso "il mondo comune che essi vivono": l'opera invita a riprendere il gesto che l'ha creata e a ricongiungersi "al mondo silenzioso dell'autore... saltando gli intermediari". Se la percezione è infinita, perché l'opera dovrebbe essere assoggettato ad una Natura prestabilita? Il pittore, senza riconoscerlo subito, mette nei suoi quadri "non già il sé immediato" (il "demoniaco" di Malraux), ma il suo stile. E questo germoglia alla superficie della sua esperienza. Lo stile "è un mezzo di ricreare il mondo secondo i valori dell'uomo che lo scopre". Questo perché il pittore percepisce "le norme e le deviazioni dell'inaccessibile pienezza delle cose" attraverso un indice universale di deformazione coerente. Mentre compie un'opera di stilizzazione, il pittore approfondisce la sua capacità di trasformare le figure in emblemi di maniere di essere al mondo. È vero che il quadro, più che esprimere un senso, ne è impregnato, ma l'impressione che il suo sia "uno sforzo immenso e vano" è tipico di chi non ha scelto di vivere nella pittura. Il pittore libera il suo mondo dal "peso senza nome" che lo opprimeva, trattenendolo indietro nell'equivoco. Un silenzio dannoso, da colmare attraverso una forma di espressione. L'arte moderna astratta non nega il mondo: le ossessioni di questa pittura "hanno ancora odore di vita, sebbene disperata". L'unica verità, scartato il pregiudizio oggettivistico, diventa la coesione della pittura con sé stessa, senza arbitrarietà o finzione: Quanto all'uomo artista, egli è semplicemente un uomo al lavoro, "pudicamente confuso con la sua percezione delle cose" che non cessa di interrogarlo fino alla morte. Così come Malraux non mostra simpatia per le interpretazioni psicanalitiche della personalità dei pittori e degli autori, così Merleau-Ponty ricorda che non è ponendo le opere degli uomini come miracoli fuori dalla loro storia privata e pubblica, che noi li capiamo veramente nella loro grandezza. Tutto avviene alla superficie della loro esperienza: nella loro opera confluisce l'esperienza, la soggettività e le opere dei compagni che lo hanno preceduto: opere che "chiedevano adempimento, fraternità". In questo senso Merleau-Ponty parla di due storicità: una beffarda, composta dalle lotte di un'età con l'altra, la seconda unitaria, costituita "da quell'interesse che ci porta verso l'altro da noi...". Il pittore può vivere la prima storicità come uomo irascibile e tormentato che si pone in rivalità con qualsiasi altra opera; ma esso è pur sempre "una parola nel linguaggio pittura", che suscita "echi verso il passato e verso l'avvenire". "C'è una fraternità dei pittori nella morte, ma solo perché essi vivono lo stesso problema": Merleau-Ponty guarda con occhio torvo i "cupi piaceri della retrospezione" propinatici dall'istituzione del Museo. Il Museo, necropoli dell'arte, trasforma in opere quelli che erano tentativi: li stacca dalla casualità della vita e li dispone in modo da dare un'impressione di fatalità. Si tratta, come nel caso della biblioteca, di una storicità di morte, contrapposta alla storicità "di vita" ("Bisognerebbe andare al Museo come ci vanno i pittori, nella austera gioia del lavoro..."), perché "vivere nella pittura è ancora respirare questo mondo". Se si è sepolto - come ha fatto Malraux, secondo Merleau-Ponty - lo stile nel profondo dell'individualità del soggetto creatore, si è costretti a presupporre l'esistenza di uno Spirito della Storia per giustificare le incredibili convergenze di stile tra opere prodotte in luoghi lontani fra loro, ed anche fra opere "che in un certo senso nessuno aveva mai fatto" (le monete, le miniature, che rivelano anche in minimi particolari le loro somiglianze con il periodo artistico in cui sono state create...). Come se esistesse una Pittura che lavora alle spalle del pittore, una Ragione della storia di cui egli sia lo strumento... questi che Malraux ritrova sono i vecchi "mostri hegeliani" ai quali Merleau-Ponty non può più credere. Per quest'ultimo il prodigio dello stile dipende dal fatto che l'artista, lavorando nel modo umano delle cose percepite, si trova a lasciare la sua impronta sin "nel mondo inumano" dell'infinitamente piccolo. Il prodigio della mano-fenomeno, che "possiede la formula di movimento", che è "potenza generale di formulazione motoria, capace di trasposizioni che rappresentano la costanza dello stile" è un miracolo che è connaturato alla nostra condizione di uomini, così come quando camminiamo, emuli di Achille, varchiamo una somma infinita di spazi. "Qui siamo noi lo spirito del mondo, non appena sappiamo muoverci e sappiamo parlare". Il problema, per Merleau-Ponty, non è il rintracciare la causa delle straordinarie somiglianze tra modi di espressione di culture diverse (in realtà ben poca cosa se confrontato alla innumerevole varietà delle culture); piuttosto è il comprendere perché la stessa ricerca sia comune a tante culture, le quali occasionalmente presenteranno modi di espressione convergenti. Il senso del gesto è sempre un senso in Genesi, mentre ogni segno, ogni gesto è principio e continuazione: non evento chiuso una volta per tutte, ma "alleato di tutti i tentativi di espressione". Si può parlare di unità dello stile umano "che raccoglie i gesti di tutti i pitturi in un solo tentativo". Così, "l'ininterrotto tentativo dell'espressione fonda un'unica storia". Storia come centro di riflessioni del filosofo, non come Potenza esteriore, come storia-idolo, alla quale si deve sacrificare l'"autoconsenso" in vista dell'avvento "di un uomo migliore del quale noi non siamo nemmeno l'abbozzo". Questo mito della dialettica storica è dovuta alla secolarizzazione di una concezione rudimentale di Dio (dove "la trascendenza verticale" nel Cristianesimo si ritrova stranamente sovvertita) e ad una lettura "nevrotica" della dialettica hegeliana che Merleau-Ponty rimprovera ai pessimisti neo-marxisti ed ai pigri non marxisti. In realtà per Hegel nel momento dell'espressione l'individuo non deve scegliere tra sé e gli altri, perché in quel momento egli e gli altri sono indissolubilmente legati. Per questo l'artista esprimendo sé stesso esprime gli altri, senza bisogno di cercare di compiacerli. L'artista non segue il gusto del pubblico, lo forma: così Renoir non è compreso dall'albergatore di Cassis, eppure lavora per lui, così Stendhal spera di essere letto nel 1920. Questa ansia di una manifestazione totale della Verità, destinata forse ad essere sempre delusa, è la molla che spinge l'uomo a scrivere, a parlare, a rendere conto a qualcun altro della propria vita. Una filosofia della storia non mi toglie nessun diritto ma mi obbliga a comprendere situazioni diverse dalla mia, "di aprire una strada tra la mia vita e quella degli altri, ossia di esprimermi". Come un quadro, il romanzo esprime tacitamente: ciò che conta non sta tanto nell'argomento, nel contenuto. I formalisti lo avevano capito, ma in loro vi era una troppo netta differenziazione tra forma e contenuto, mentre la parola non è un mezzo al servizio di un fine esteriore; essa ha in sé stessa la regola del suo impiego. Il linguaggio non tenta di riprodurre le cose stesse: esso ci presenta le nostre prospettive sulle cose, inaugurando un dibattito. Il bello delle opere d'arte è che esse non ci forniscono idee ma matrici di idee, "emblemi di cui non avremmo mai finito di sviluppare il senso". Per fruire del linguaggio "produttivo" del romanzo dobbiamo seguirlo nel cammino verso "un valore secondo", cessando "di chiedergli ad ogni istante delle significazioni". Solo dopo questa percezione globale del romanzo il critico può classificare ed analizzare l'opera, se questo lavoro serve a spiegarsi ciò che abbiamo percepito. Ogni cultura continua il passato; ma il pittore, non accontentandosi di provare per esso sentimenti di ribellione o venerazione riprende ogni volta daccapo il tentativo della pittura. Tentativo che, proclamando il fallimento dei precedenti, implicitamente riconosce il suo stesso fallimento. La scrittura pretende invece di ricapitolare il passato, di offrircene la verità. ("Insomma il linguaggio dice, e le voci della pittura sono le voci del silenzio"). Questa presunzione di accumulazione totale, di sintesi, in realtà non può contenere tutte le verità: come il museo per la pittura, come Hegel per le filosofie, così questo autopossesso, "provvisorio ma non inesistente" rischia di imbalsamare le verità del passato. Ma la filosofia deve essere uno scambio di anticipazioni e metamorfosi, proprio perché il senso della filosofia è il senso di una Genesi. Anche fuori dalla filosofia lo scrittore sente di poter arrivare alle cose soltanto mediante il linguaggio: la possibilità di una chiarezza non sta all'origine, ma al termine del suo sforzo. Il linguaggio non è né primo né secondo rispetto al Senso, e viceversa. Ciò che vogliamo dire non sta al di fuori di noi (né al di dentro): esso è "l'eccedenza di ciò che viviamo su ciò che è già stato detto".
Il genere cinematografico costituisce una convenzione che permette di classificare le diverse opere cinematografiche in base ad alcuni temi o caratteristiche ricorrenti. I generi cinematografici hanno una grande importanza per l'industria cinematografica, perché il genere crea particolari orizzonti di aspettative nello spettatore e orienta le sue scelte.
La sofistica (in greco σοφιστική τέχνη, sofistiké téchne) è stata una corrente filosofica sviluppatasi nell'antica Grecia, ad Atene in particolare, a partire dalla seconda metà del V secolo a.C., la quale, in polemica con la scuola eleatica e avvalendosi del metodo dialettico di Zenone di Elea, pose al centro della propria riflessione l'uomo e le problematiche relative alla morale e alla vita sociale e politica. Non si trattò di una vera e propria scuola né di un movimento omogeneo, ma fu estremamente variegata al suo interno: i suoi esponenti (detti appunto sofisti), seppur accomunati dalla professione di «maestro di virtù», si interessarono di vari ambiti del sapere, giungendo ognuno a conclusioni differenti e a volte tra loro contrastanti.I sofisti rinunciarono alla vastità delle congetture cosmologiche dei filosofi naturalisti, concentrandosi sulla soggettività dell'uomo, sulla legittimità delle opinioni e il valore dei fenomeni. L'approccio dei sofisti era quindi orientato all'individualismo e al relativismo, alla critica dei valori tradizionali, al razionalismo. I contemporanei avvertirono in queste posizioni il rischio di derive ateistiche e di corruzione dei costumi. Certa storiografia moderna ha invece evocato l'idea di un illuminismo greco.
Erasmo da Rotterdam, in latino Desiderius Erasmus Roterodamus (Rotterdam, 27 o 28 ottobre 1466 o 1469 – Basilea, 12 luglio 1536), è stato un teologo, umanista, filosofo e saggista olandese. Firmò i suoi scritti con lo pseudonimo di Desiderius Erasmus, la sua opera più conosciuta è l'Elogio della follia, ed è considerato il maggiore esponente del movimento dell'Umanesimo cristiano. Ammiratore di Lorenzo Valla, venne influenzato nella sua formazione anche dal movimento religioso della Devotio moderna (che significa letteralmente "Devozione moderna" ossia "religiosità di nuovo tipo"), che, diffuso nei Paesi Bassi da Geert Groote nel XIV secolo, assunse come modello diretto della vita quotidiana la vita di Cristo e sostenne la lettura personale della Bibbia.
Paideia (in greco antico: παιδεία, paidéia), che significa formazione o educazione, è il termine che nell'antica Grecia denotava il modello pedagogico in vigore ad Atene nel V secolo a.C., riferendosi non solo all'istruzione scolastica dei fanciulli, ma anche al loro sviluppo etico e spirituale al fine di renderli cittadini perfetti e completi, una forma elevata di cultura in grado di guidare il loro inserimento armonico nella società. Sorto in epoca omerica, il concetto rimase sostanzialmente immutato nel corso dei secoli, pur nel variare delle sue forme di applicazione e delle discipline coinvolte, e continua ad interessare molti educatori e pensatori contemporanei.