Accedi all'area personale per aggiungere e visualizzare i tuoi libri preferiti
Tanàkh (in ebraico: תנך?, TNK, raramente Tenàkh) è l'acronimo, formato dalle prime lettere delle tre sezioni dell'opera secondo la tradizionale divisione ebraica, con cui si designano i testi sacri dell'ebraismo. Questi testi costituiscono, insieme ad altri libri non riconosciuti come canone dall'ebraismo, l'Antico Testamento della Bibbia cristiana, per cui spesso vengono indicati comunemente anche come Bibbia ebraica. Secondo l'ebraismo essa costituisce la tōrāh scritta, ricevuta da Mosè, il capo dei profeti (riconosciuto anche dagli angeli Moshé Rabbenu, lett. "Mosè il nostro maestro") ed ereditata eternamente dal popolo ebraico.
Gli Scritti sui terremoti sono una serie di saggi scritti dal filosofo Immanuel Kant. Il giovane Kant, appena trentunenne, viene a sapere del terremoto di Lisbona del 1º novembre 1755 nel dicembre di quello stesso anno e già il 24 gennaio del 1756 fa pubblicare il primo dei suoi scritti sui terremoti: Sulle cause dei terremoti in occasione della sciagura che ha colpito le terre occidentali d'Europa verso la fine dell'anno trascorso . In questa stessa opera l'autore anticipa che pubblicherà un altro scritto più approfondito che sarà edito nel marzo del 1756 con il titolo: Storia e descrizione naturale degli straordinari eventi del terremoto che alla fine del 1755 ha scosso gran parte della terra Nell'aprile dello stesso anno Kant concluderà le sue riflessioni sul sisma lusitano con le Ulteriori considerazioni sui terremoti avvertiti da qualche tempo Con la medesima rapidità, inusuale per i tempi, con la quale le notizie sul terremoto giunsero nella lontana Prussia orientale così incalzante fu l'analisi di Kant su questi avvenimenti che del resto suscitarono l'interesse di molti illuministi europei. Più di uno di questi infatti menzionò o fece allusione a questo evento nei loro scritti, in particolare Voltaire ne scrisse nel Candido e nel Poème sur le désastre de Lisbonne (Poema sul disastro di Lisbona). Lo stesso autore poi sul tema dell'ottimismo e del male connesso alle catastrofi naturali e non ebbe con Jean Jacques Rousseau un'accesa polemica che si diffuse tra teologi, filosofi e saggisti del XVIII secolo. Kant in poco tempo raccolse, mai spostandosi da Königsberg, una massa di notizie e documenti che comportò una mole di lavoro non indifferente che testimoniava per l'argomento il suo vivo interesse che nella sua seconda opera (Sulla storia...) si tradusse nella precisa volontà di dare una veste scientifica alle sue riflessioni: Kant cercò di mantenere fede alla sua promessa di rigore scientifico annotando nei suoi tre scritti una mole di dati sperimentali, di misurazioni e di teorie che rappresentano l'intento, in linea col riduzionismo della nuova scienza newtoniana, impersonale ed astratta, di dare una tentata descrizione oggettiva del fenomeno, diversa, per esempio, dalle implicazioni qualitative e metafisiche che Hegel vi aggiungeva ottant'anni dopo nell'Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio: Kant allargherà poi le sue riflessioni su temi morali interpretati secondo la dottrina illuminista per cui vede nell'insistenza sulla catastrofe da parte di alcuni autori uno strumento "superstizioso" per indurre un timore tale da portare le masse alla "cieca sottomissione" potere religioso: «fra tutte le ragioni che muovono la pietà religiosa, quelle che traggono spunto dai terremoti sono senza dubbio le più deboli» . Kant, come del resto farà anche Rousseau, non passa sotto silenzio anche quelle che ritiene siano le colpe degli uomini per il disastro che ha colpito la città di Lisbona: edifici costruiti con materiali scadenti o in luoghi inadatti che hanno moltiplicato gli effetti distruttivi e d'altra parte considera positivamente anche gli effetti dei sismi che portano alla luce acque termali, vene metallifere, calore, nuova terra fertile , ma ciò che è più importante per Kant è che nei terremoti l'uomo deve ricordarsi della sua limitatezza e cogliere l'insegnamento che gli viene dalla natura di non considerarsi come il fine unico e supremo dell'universo poiché l'uomo « non è stato generato per erigere dimore eterne su questo palcoscenico di vanità » I terremoti non sono poi quanto di peggio possa capitare all'umanità ma vi sono catastrofi ancor più devastanti come le guerre che un principe illuminato, considerando proprio la distruzione che già subisce il suo popolo per i fenomeni naturali, potrà eliminarle instaurando la "pace perpetua":
Scritti corsari è una raccolta di articoli che Pier Paolo Pasolini pubblicò sulle colonne delle riviste Corriere della Sera, Tempo illustrato, Il Mondo, Nuova generazione e Paese Sera, tra il 1973 ed il 1975 e che comprende una sezione di documenti allegati, redatti da vari autori. Uscì in libreria postumo, nel novembre 1975, ma lo scrittore ne aveva già revisionato le bozze presso l'editore Aldo Garzanti. Si tratta di una raccolta di interventi il cui tema centrale è la società italiana, i suoi mali, le sue angosce. Lui, figura solitaria, lucido analista, crudo e sincero, si scontra con quel mondo di perbenismo e conformismo che è responsabile del degrado culturale della società. Controcorrente, riesce ad esprimere, con grande chiarezza e senza fraintendimenti, tesi politiche di grande attualità tutt'oggi, con uno spirito critico raro e profondo, e trattando tematiche sociali alla base dei grandi scontri culturali dell'epoca come l'aborto e il divorzio.
In chimica, il saggio alla fiamma è una semplice tecnica di analisi qualitativa per verificare la presenza di ioni di metalli alcalini, alcalino-terrosi e alcuni metalli di transizione. Si basa sull'emissione di luce a determinate frequenze da parte degli atomi di un campione, eccitati per via termica. Sullo stesso principio si basano i fuochi d'artificio.
Seguire il percorso della produzione letteraria di Giacomo Leopardi vuol dire seguire il corso della sua vita e comprendere il suo mondo interiore.
Giulio Einaudi editore, nota anche più semplicemente come Einaudi, è una casa editrice italiana.
Il Morgante è il poema più importante di Luigi Pulci. L'opera, in 28 cantàri (o canti) in ottave (30.080 versi in totale), è costituito da due parti: la prima, in 23 cantari, edita nel 1478, sembra seguire da vicino la narrazione di un cantare popolaresco dell'epoca, l'Orlando, scoperto da Pio Rajna nel 1868 e contenuto nel manoscritto Mediceo Palatino 78 della Biblioteca Laurenziana di Firenze; la seconda, in 5 cantari, apparsa nel 1483, prende spunto dalla materia di un altro poemetto, La Spagna, ed è incentrata sulla rotta di Roncisvalle. La derivazione del Morgante dalla sua supposta fonte, l'Orlando, sebbene in un primo tempo accolta unanimemente dagli studiosi, è stata recentemente messa in dubbio da Paolo Orvieto, che ha portato valide motivazioni in sostegno della tesi che considera l'Orlando una derivazione dal Morgante e non viceversa.
Il pensiero e la poetica di Giacomo Leopardi sono caratterizzati dal pessimismo, l'aspetto filosofico che caratterizza tutto l'evolversi delle idee e degli ideali del poeta e filosofo italiano, assumendo nel tempo connotazioni diverse. Esse possono essere seguite attraverso le pagine dello Zibaldone e si manifestano con evidenza nei testi letterari, come i Canti e le Operette morali. Partendo da una posizione di estremo pessimismo personale, causato dalla perdita della gioventù, egli approda a un pessimismo cosmico, consapevole dell'«infinita vanità del tutto», comprendente l'umanità e l'intero universo. Leopardi colloca l'unica felicità possibile della vita umana nell'adolescenza, carica di aspettative e illusioni riguardo l'età adulta da cui resteranno tuttavia disingannate, per concludere che il piacere non è uno stato duraturo, ma solo un passaggio transitorio dal dolore alla noia, come sostenuto nel Sabato del villaggio dove l'attesa della festa è destinata a spegnersi nella deludente domenica, o nella Quiete dopo la tempesta per il quale esso è «figlio d'affanno». Pur ritenendo la morte migliore della vita, egli non rinuncia tuttavia alla speranza e alla solidarietà, anche per la tematica tipicamente romantica della morte eroica contro il fato e la natura «matrigna», e quindi in un certo senso, paradossalmente, all'amore per la vita e per le illusioni dell'arte e della poesia.Il pessimismo filosofico di Leopardi ha le sue origini nel materialismo e nel sensismo del Settecento (d'Holbach, Condillac) derivato diretto dal razionalismo propugnato dall'illuminismo, dall'atomismo greco e dal pessimismo mostrato da alcuni autori antichi, come Omero e Lucrezio, con qualche influsso del romanticismo. Esso presenta alcune analogie con il contemporaneo pensiero di Schopenhauer e con l'esistenzialismo successivo, a partire da Nietzsche, anche per la ricerca di un senso nascosto dell'esistenza, che pure è pensato razionalmente come inesistente, la sfida titanico-romantica al «brutto poter che ascoso a comun danno impera» in nome della propria nobiltà intellettuale e d'animo, e la sensibilità acuta per la precarietà e la fragilità dell'essere umano, dei viventi preda di una feroce selezione naturale, e in generale di ogni cosa esistente.
Dieci saggi è il termine con il quale la stampa italiana ha definito nel marzo 2013 il gruppo di esperti provenienti dal mondo politico e accademico chiamato dall'allora Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano per elaborare un programma di riforme istituzionali ed economiche attorno al quale riunire una maggioranza parlamentare che sostenesse un nuovo governo.
Conte Giacomo Leopardi (al battesimo Giacomo Taldegardo Francesco di Sales Saverio Pietro Leopardi; Recanati, 29 giugno 1798 – Napoli, 14 giugno 1837) è stato un poeta, filosofo, scrittore, filologo italiano. È ritenuto il maggior poeta dell'Ottocento italiano e una delle più importanti figure della letteratura mondiale, nonché una delle principali del romanticismo letterario, sebbene criticherà sempre la corrente romantica di cui rifiuta l'arido vero, ritenendosi vicino al Classicismo. La profondità della sua riflessione sull'esistenza e sulla condizione umana – di ispirazione sensista e materialista – ne fa anche un filosofo di spessore. La straordinaria qualità lirica della sua poesia lo ha reso un protagonista centrale nel panorama letterario e culturale europeo e internazionale, con ricadute che vanno molto oltre la sua epoca. Leopardi, intellettuale dalla vastissima cultura, inizialmente sostenitore del classicismo, ispirato alle opere dell'antichità greco-romana, ammirata tramite le letture e le traduzioni di Mosco, Lucrezio, Epitteto, Luciano ed altri, approdò al Romanticismo dopo la scoperta dei poeti romantici europei, quali Byron, Shelley, Chateaubriand, Foscolo, divenendone un esponente principale, pur non volendo mai definirsi romantico. Le sue posizioni materialiste – derivate principalmente dall'Illuminismo – si formarono invece sulla lettura di filosofi come il barone d'Holbach, Pietro Verri e Condillac, a cui egli unisce però il proprio pessimismo, originariamente probabile effetto di una grave patologia che lo affliggeva ma sviluppatesi successivamente in un compiuto sistema filosofico e poetico. Morì nel 1837 poco prima di compiere 39 anni, di edema polmonare o scompenso cardiaco, durante la grande epidemia di colera di Napoli. Il dibattito sull'opera leopardiana a partire dal Novecento, specialmente in relazione al pensiero esistenzialista fra gli anni trenta e cinquanta, ha portato gli esegeti ad approfondire l'analisi filosofica dei contenuti e significati dei suoi testi. Per quanto resi specialmente nelle opere in prosa, essi trovano precise corrispondenze a livello lirico in una linea unitaria di atteggiamento esistenziale. Riflessione filosofica ed empito poetico fanno sì che Leopardi, al pari di Schopenhauer, Kierkegaard, Nietzsche e più tardi di Kafka, possa essere visto come un esistenzialista o almeno un precursore dell'Esistenzialismo.
La raccolta del Kethubhiìm (Ketuvìm, pronuncia dell'ebraico כתובים, in italiano Scritti o raramente Agiografi) è composta da tredici libri del Tanakh della Bibbia ebraica (cfr Canone della Bibbia). Comprende scritti di varie categorie: salmi, libri di saggezza, annali storici.
Il conte Monaldo Leopardi (Recanati, 16 agosto 1776 – Recanati, 30 aprile 1847) è stato un filosofo, politico e letterato italiano, importante esponente del pensiero controrivoluzionario e padre di Giacomo Leopardi.
L'infinito è una delle liriche più famose dei Canti di Giacomo Leopardi, che il poeta scrisse negli anni della sua prima giovinezza a Recanati, sua cittadina natale, nelle Marche. Le stesure definitive risalgono agli anni 1818-1819. La lirica, composta da 15 endecasillabi sciolti, appartiene alla serie di scritti pubblicati nel 1826 con il titolo "Idilli". Oltre all'Infinito, in questa serie sono presenti anche altre note liriche, come Alla luna e La sera del dì di festa. Il termine greco "idillio" (εἰδύλλιον), di solito riferito a componimenti poetici incentrati sulla descrizione di scene agresti, subisce, con Leopardi, una ridefinizione: negli idilli leopardiani sono assenti le tematiche bucoliche proprie dei componimenti scritti dai poeti greci Teocrito, Mosco, Bione, e da poeti bucolici latini (Virgilio, Calpurnio Siculo e Nemesiano), poi imitati in età umanistica e rinascimentale da Jacopo Sannazaro e da Torquato Tasso. L'idillio leopardiano è un componimento connotato da un forte intimismo lirico: in esso l'elemento del paesaggio naturale (spesso privo dei connotati del paesaggio ideale antico) è strettamente legato all'espressione degli stati d'animo dell'uomo. Tale espressione del proprio io, non vuole essere una fuga nell'irrazionale o nel sogno (come accade nella lirica romantica), ma solo una nuova occasione di un'ampia riflessione sul tempo, sulla storia, e sul triste destino degli uomini. Gli idilli leopardiani, inoltre, presentano differenze stilistiche rispetto ad altre composizioni, in particolare colpisce l'abile e sapiente mescolanza di registri linguistici che spazia da quello letterario (Ermo colle) a quello semplice, piano e colloquiale (Sempre caro). Questo idillio si divide in due parti ben distinte: nella prima il poeta esprime concetti a lui usuali mentre, nella seconda, usa l'immaginazione e si perde nell'infinito. Il manoscritto originale è conservato presso la biblioteca nazionale di Napoli, insieme ad altre opere del poeta. Un secondo manoscritto, con molti altri autografi, è conservato nel Museo dei manoscritti del comune di Visso in provincia di Macerata. Nel mese di ottobre 2016, in seguito al terremoto che ha colpito la zona, questi manoscritti sono stati provvisoriamente trasferiti a Bologna.
Saggi (Essais) è un'opera di Michel Eyquem de Montaigne, pubblicata in tre versioni nel 1580, 1582, 1588. Consiste in un'ampia raccolta di brani di varia estensione, scritti senza seguire un progetto prestabilito, in cui l'autore tratta di molti argomenti da un punto di vista soggettivo e personale. Il termine francese Essai significa "esperimento", "tentativo" o "prova".
L'ermeneutica è, in filosofia e filologia, la metodologia dell'interpretazione dei testi scritti.
Il cosiddetto "Indovinello veronese" è il primo testo scritto in corsiva nuova volgare da un ignoto copista tra l'VIII secolo e l'inizio del IX in forma d'appunto, presso il margine superiore di un foglio in un codice pergamenaceo più antico. È forse il più antico testo pervenuto che usi lingua romanza (i Giuramenti di Strasburgo sono datati a cinquant'anni più tardi) e rappresenterebbe un possibile atto di nascita del volgare in Italia, ma non tutti gli studiosi sono concordi e alcuni ritengono che si tratti ancora di latino (pur se con le evidenti aberrazioni), come dimostra il fatto che il testo ha bisogno di una traduzione in italiano. Il codice originale fu redatto in Spagna all'inizio dell'VIII secolo e giunse a Verona non troppo tempo dopo. Le due postille furono individuate nel 1924. Fu Vincenzo De Bartholomaeis a scoprirne per primo il senso, con l'aiuto di Lina Calza, una studentessa universitaria del I anno. Fu Luigi Schiaparelli a tracciarne il percorso, dalla Spagna a Verona: il codice probabilmente lasciò la penisola iberica poco dopo la conquista araba del Regno di Toledo (711), passò poi da Cagliari e Pisa negli anni trenta dell'VIII secolo e prima della fine del secolo giunse a Verona.Al testo dell'indovinello si accompagna un testo, stavolta in latino più sorvegliato: si tratta di una formula canonica di benedizione in latino, esterna all'indovinello, ma che gli studiosi hanno utilizzato, talvolta in maniera contrastante, per avallare le proprie ipotesi linguistiche.