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La miniatura è un'arte che ha rivestito una grandissima importanza nella produzione artistica europea e mediorientale. La sua storia, in alcuni casi parallela a quella della pittura, va dall'antichità, in particolare per l'Europa dal II secolo d.C., sino al tardo rinascimento, quando la diffusione della stampa permise di creare illustrazioni in serie più a buon mercato. La miniatura esiste fin dall'epoca del papiro, ma è nella tarda antichità, con la comparsa del libro, che parole e immagini arrivarono a fondersi in una perfetta convivenza. La miniatura rappresenta per molti secoli la principale fonte per ricostruire l'arte pittorica, essendo quasi completamente perdute o manomesse le testimonianze di affresco, pittura su tavola o su altri supporti dall'antichità fino al II millennio d.C. Inoltre i codici miniati, essendo costosissimi prodotti di lusso, erano spesso legati alla più alta committenza sia religiosa che laica, preservando traccia del gusto più raffinato di quelle epoche.
La pittura moghul è uno stile particolare del sud asiatico, in particolare indiano, limitato alle miniature come illustrazioni di libri o come singole opere da conservare in album (muraqqa). Emerse dalla pittura della miniatura persiana (anch'essa in parte di origine cinese) e si sviluppò alla corte dell'Impero moghul tra il XVI e il XVIII secolo. Gli imperatori moghul erano musulmani e hanno avuto il merito di consolidare l'Islam nell'Asia meridionale e di diffondere l'arte e la cultura musulmane (e in particolare persiane) oltre che la fede islamica.
Hans Holbein il Giovane (Augusta, 1497 o 1498 – Londra, 7 ottobre 1543) è stato un pittore e incisore tedesco, che dipinse dapprima a Basilea e poi in Inghilterra alla corte di Enrico VIII. Fu pittore di soggetti religiosi, satirici e noto ritrattista nonché campione dell'arte della riforma protestante, anche se il suo rapporto con la religione fu molto ambiguo. Diede anche un contributo significativo alla storia delle illustrazioni dei libri. È definito "il Giovane" per distinguerlo dal padre, Hans Holbein il Vecchio. Holbein nacque ad Augusta, ma da giovane lavorò prevalentemente a Basilea. In un primo momento, si dedicò agli affreschi e alle opere di carattere religioso, disegnò vetrate istoriate e stampò libri. Occasionalmente fece anche dei ritratti, acquisendo notevole fama in particolare con quello dell'umanista Erasmo da Rotterdam. Quando la Riforma protestante raggiunse Basilea, Holbein lavorò per clienti riformati continuando nel contempo a servire i propri patroni religiosi tradizionali. Il suo stile tardogotico venne arricchito da ispirazioni dall'Italia, dalla Francia, dai Paesi Bassi ed elementi dell'umanesimo creandosi uno stile personale. Nel 1526 Holbein andò in Inghilterra in cerca di lavoro, su raccomandazione di Erasmo. Accolto nel circolo umanista di Tommaso Moro, in breve tempo ottenne un'ottima reputazione. Tornò a Basilea quattro anni dopo, per poi fare ritorno in Inghilterra nel 1532 sotto l'alto patronato di Anna Bolena e di Thomas Cromwell. Dal 1535 fu pittore di re Enrico VIII d'Inghilterra e realizzò dei suoi ritratti oltre a disegni di gioielli, piatti e altri oggetti preziosi. I suoi ritratti della famiglia reale e dei nobili inglesi ben si adattavano agli anni in cui Enrico VIII stava stabilendo la supremazia della Chiesa d'Inghilterra nel suo regno. L'arte di Holbein venne apprezzata sin dall'inizio. Il poeta e riformatore francese Nicholas Bourbon (il vecchio) lo definì "l'Apelle dei nostri tempi". Holbein venne descritto anche come il grande "solitario" della storia dell'arte, dal momento che malgrado la sua bravura non fondò mai una scuola. Alcune sue opere andarono perdute dopo la sua morte, ma le moltissime sue opere conservate ci mostrano la sua estrema versatilità. L'arte di Holbein è stata talvolta definita come realistica dal momento che disegnò e dipinse sempre con una precisione rara a trovarsi. Le sue opere appaiono piene di simbolismi, allusioni e paradossi che nella storia dell'arte hanno incrementato ancor più l'interesse sulla sua figura di artista. Secondo lo storico dell'arte Ellis Waterhouse, la sua ritrattistica "rimane ancora oggi inviolata per la capacità di penetrare nel personaggio, combinando ricchezza e purezza di stile".
Federico Ruggero di Hohenstaufen (Jesi, 26 dicembre 1194 – Fiorentino di Puglia, 13 dicembre 1250), è stato re di Sicilia (come Federico I, dal 1198 al 1250), duca di Svevia (come Federico VII, dal 1212 al 1216), Re dei Romani (dal 1212) e poi Imperatore del Sacro Romano Impero (come Federico II, eletto nel 1211, incoronato dapprima ad Aquisgrana nel 1215 e, successivamente, a Roma dal papa nel 1220) e re di Gerusalemme (dal 1225 per matrimonio, autoincoronatosi nella stessa Gerusalemme nel 1229). Federico apparteneva alla nobile famiglia sveva degli Hohenstaufen. Discendeva per parte di madre dai normanni di Altavilla (Hauteville in francese), conquistatori di Sicilia e fondatori del Regno di Sicilia. Conosciuto con gli appellativi stupor mundi ("meraviglia o stupore del mondo") o puer Apuliae ("fanciullo di Puglia"), Federico II era dotato di una personalità poliedrica e affascinante che, fin dalla sua epoca, ha polarizzato l'attenzione degli storici e del popolo, producendo anche una lunga serie di miti e leggende popolari, nel bene e nel male. Il suo mito finì per confondersi con quello del nonno paterno, Federico Barbarossa. Il carisma di Federico II è stato tale che all'indomani della sua morte, il figlio Manfredi, futuro re di Sicilia, in una lettera indirizzata al fratello Corrado IV citava tali parole: "Il sole del mondo si è addormentato, lui che brillava sui popoli, il sole dei giusti, l'asilo della pace". Il suo regno fu principalmente caratterizzato da una forte attività legislativa moralizzatrice e di innovazione artistica e culturale, volta a unificare le terre e i popoli, ma fortemente contrastata dalla Chiesa, di cui il sovrano mise in discussione il potere temporale. Ebbe infatti ben due scomuniche dal papa Gregorio IX, che arrivò a vedere in lui l'anticristo. Federico fu un apprezzabile letterato, convinto protettore di artisti e studiosi: la sua corte fu luogo di incontro fra le culture greca, latina, germanica, araba ed ebraica. Uomo straordinariamente colto ed energico, stabilì in Sicilia e nell'Italia meridionale una struttura politica molto somigliante a un moderno regno, governato centralmente e con un'amministrazione efficiente.Federico II parlava sei lingue (latino, siciliano, tedesco, francese, greco e arabo) e giocò un ruolo importante nel promuovere le lettere attraverso la poesia della Scuola siciliana. La sua corte reale siciliana a Palermo, dal 1220 circa sino alla sua morte, vide uno dei primi utilizzi letterari di una lingua romanza (dopo l'esperienza provenzale), il siciliano. La poesia che veniva prodotta dalla Scuola siciliana ha avuto una notevole influenza sulla letteratura e su quella che sarebbe diventata la moderna lingua italiana. La scuola e la sua poesia furono salutate con entusiasmo da Dante e dai suoi contemporanei, e anticiparono di almeno un secolo l'uso dell'idioma toscano come lingua d'élite letteraria d'Italia.
La Biblioteca Nazionale Braidense appartiene allo Stato e dipende dalla Direzione Generale Biblioteche e Istituti Culturali, del Ministero per i Beni e delle attività culturali e del turismo; è la terza biblioteca italiana per ricchezza del patrimonio librario, comprensivo di circa 1.500.000 unità. In virtù delle normative vigenti sul diritto di stampa, la Biblioteca riceve dagli editori di Milano e provincia il 40% delle pubblicazioni nazionali, il che concorre ad accrescerne di continuo il posseduto. Tra i maggiori sottoinsiemi di quest’ingente patrimonio ricordiamo: i 2.367 manoscritti, i 40.000 autografi, i 2.368 incunaboli, le 24.401 cinquecentine, le oltre 23.000 testate di periodici di cui 4.500 correnti, le 5.200 stampe fotografiche anteriori al 1950, i 50.000 negativi su lastra, le 30.000 bobine di microfilm che riproducono 1.300 testate di periodici, le 120.000 microforms. Dal luglio 2015 è confluita nel sistema museale della Pinacoteca di Brera, sotto la direzione generale di James M. Bradburne. È sita a Milano, in via Brera 28.
Giacomo da Lentini, conosciuto come Iacopo da Lentini, Jacopo da Lentini o "Il Notaro" (Lentini, 1210 circa – Lentini, 1260 circa), è stato un poeta e notaio italiano. Tra i principali esponenti della Scuola siciliana, è considerato l'ideatore del sonetto.
L'abbazia di San Colombano è uno dei più importanti centri monastici d'Europa, l'ultimo fondato in Italia da san Colombano nel 614 a Bobbio, in provincia di Piacenza. Sottoposto alla sua regola monastica e all'ordine di San Colombano, divenne benedettino verso il IX secolo.
Marco Tullio Cicerone (in latino: Marcus Tullius Cicero, pronuncia ecclesiastica: /ˈmarkus ˈtulljus ˈʧiʧero/, pronuncia restituta o classica: /ˈmaːr.kʊs ˈtʊl.lɪ.ʊs ˈkɪ.kɛ.roː/; in greco antico: Κικέρων, Kikérōn; Arpino, 3 gennaio 106 a.C. – Formia, 7 dicembre 43 a.C.) è stato un avvocato, politico, scrittore, oratore e filosofo romano. Esponente di un'agiata famiglia dell'ordine equestre, fu una delle figure più rilevanti di tutta l'antichità romana. La sua vastissima produzione letteraria, che va dalle orazioni politiche agli scritti di filosofia e retorica, oltre a offrire un prezioso ritratto della società romana negli ultimi travagliati anni della repubblica, rimase come esempio per tutti gli autori del I secolo a.C., tanto da poter essere considerata il modello della letteratura latina classica. Grande ammiratore della cultura greca, attraverso la sua opera, i Romani poterono anche acquisire una migliore conoscenza della filosofia. Tra i suoi maggiori contributi alla cultura latina ci fu, senza dubbio, la creazione di un lessico filosofico latino: Cicerone si impegnò, infatti, a trovare il corrispondente vocabolo in latino per tutti i termini specifici del linguaggio filosofico greco. Tra le opere fondamentali per la comprensione del mondo latino si collocano, invece, le Lettere (Epistulae, in particolar modo quelle all'amico Tito Pomponio Attico) che offrono numerosissime riflessioni su ogni avvenimento, permettendo di comprendere quali fossero le reali linee politiche dell'aristocrazia romana. Cicerone occupò per molti anni anche un ruolo di primaria importanza nel mondo della politica romana: dopo aver salvato la repubblica dal tentativo eversivo di Lucio Sergio Catilina ed aver così ottenuto l'appellativo di pater patriae (padre della patria), ricoprì un ruolo di primissima importanza all'interno della fazione degli Optimates. Fu, infatti, Cicerone che, negli anni delle guerre civili, difese strenuamente, fino alla morte, una repubblica giunta ormai all'ultimo respiro e destinata a trasformarsi nel principatus augusteo.
L'Eneide (in latino: Aeneis) è un poema epico della cultura latina scritto dal poeta Publio Virgilio Marone tra il 29 a.C. e il 19 a.C. Narra la leggendaria storia dell'eroe troiano Enea (figlio di Anchise e della dea Venere) che riuscì a fuggire dopo la caduta della città di Troia, e che viaggiò per il Mediterraneo fino ad approdare nel Lazio, diventando il progenitore del popolo romano. Alla morte di Virgilio il poema, scritto in esametri dattilici e composto da dodici libri per un totale di 9.896 esametri, rimase privo degli ultimi ritocchi e revisioni dell'autore, testimoniate da 58 esametri incompleti (chiamati tibicines, puntelli); perciò nel suo testamento il poeta fece richiesta di farlo bruciare, nel caso in cui non fosse riuscito a completarlo, ma gli amici Vario Rufo e Plozio Tucca, non rispettando le volontà del defunto, salvaguardarono il manoscritto dell'opera e, successivamente, l'imperatore Ottaviano Augusto ordinò di pubblicarlo così com'era stato lasciato. I primi sei libri raccontano la storia del viaggio di Enea da Troia all'Italia, mentre la seconda parte del poema narra la guerra, dall'esito vittorioso, dei Troiani - alleati con i Liguri, con alcuni gruppi locali di Etruschi e con i Greci provenienti dall'Arcadia - contro i Rutuli, i Latini e le popolazioni italiche in loro appoggio, tra cui i Volsci e altri Etruschi; sotto il nome di Latini finiranno per essere conosciuti in seguito Enea e i suoi seguaci. Enea è una figura già presente nelle leggende e nella mitologia greca e romana, e compare spesso anche nell'Iliade; Virgilio mise insieme i singoli e sparsi racconti dei viaggi di Enea, la sua vaga associazione con la fondazione di Roma e soprattutto un personaggio dalle caratteristiche non ben definite tranne una grande devozione (pietas in latino), e ne trasse un avvincente e convincente "mito della fondazione", oltre a un'epica nazionale che allo stesso tempo legava Roma ai miti omerici, glorificava i valori romani tradizionali e legittimava la dinastia giulio-claudia come discendente dei fondatori comuni, eroi e dei, di Roma e Troia.
Luigi Zuccheri (Gemona del Friuli, 13 marzo 1904 – Venezia, 9 marzo 1974) è stato un pittore e illustratore italiano. Pittore fortemente legato ai soggetti della Natura, dedito al recupero delle tecniche pittoriche degli antichi maestri, si è affermato sulla scena nazionale con uno stile barocco di ascendenza metafisica, ispirata ai paesaggi ed agli animali della laguna veneta e delle campagne friulane.
La Pinacoteca Ambrosiana è un museo di Milano che si trova all'interno del Palazzo dell'Ambrosiana.
L'arte cinese è il complesso delle manifestazioni artistiche che hanno origine nella Cina antica e moderna o che vengono esercitate da artisti cinesi e costituisce pertanto un'espressione della più ampia cultura cinese.
Il carnevale di Acireale, definito Il più bel Carnevale di Sicilia e il terzo d'Italia, è uno dei più antichi dell'isola, e si svolge ogni anno nella città di Acireale. Tra le sue caratteristiche vi è la sfilata dei carri allegorici e di quelli infiorati. La sfilata dei carri allegorico-grotteschi in cartapesta si svolge ogni anno durante il carnevale. I carri danno il loro spettacolo attraverso migliaia di lampadine e luci, movimenti spettacolari e scenografie in continua evoluzione durante le esibizioni. Sono gli unici carri al mondo ad utilizzare simili impianti di luci e movimenti meccanici ed idraulici.. Oltre ai carri in cartapesta, inoltre, l'ultima settimana sfilano anche i carri infiorati (che dal 2014 al 2019 erano invece protagonisti di una manifestazione apposita, il "Carnevale dei fiori" - o, fino al 2019 "Festa dei fiori" - che si svolgeva ogni anno ad aprile), accorpati nuovamente al Carnevale invernale a partire dall'edizione 2020. Queste opere hanno la caratteristica, simile a quella di diversi carnevali della Costa Azzurra e della Liguria, di mostrare soggetti creati interamente con fiori (veri) disposti uno a fianco all'altro. Sono anch'essi dotati di movimenti meccanici e luci.
La Biblioteca comunale di Casa Professa "Leonardo Sciascia" è ubicata nelle strutture di Casa Professa, nel quartiere Ballarò del centro storico di Palermo, mandamento di Palazzo Reale o Albergaria, con pertinenze e dipendenze ingloba numerosi altri edifici di culto.
I furti napoleonici, o più correttamente “spoliazioni napoleoniche”, furono una serie di sottrazioni di beni, in particolare opere d'arte (ed in genere di opere preziose), attuate dall'esercito francese (o da funzionari napoleonici) nei territori del Primo Impero francese, quali la penisola italiana, la Spagna, il Portogallo, i Paesi Bassi e il Belgio, l'Europa centrale. Le spoliazioni vennero costantemente perpetrate nell'arco di venti anni, dal 1797 fino al Congresso di Vienna nel 1815. Secondo lo storico Paul Wescher, le spoliazioni napoleoniche rappresentarono "il più grande spostamento di opere d'arte della storia", che provocò anche diversi danni in quanto "è difficile stabilire con esattezza quante opere d'arte di valore unico andarono distrutte o disperse in quei giorni".Durante il Congresso di Vienna, Austria, Spagna, stati tedeschi e Inghilterra ordinarono l'immediata restituzione di tutte le opere sottratte "senza alcun negoziato diplomatico" sostenendo come "la spoliazione sistematica di opere d'arte è contraria ai principi di giustizia e alle regole della guerra moderna". Venne in fine affermato il principio di come non ci potesse essere alcun diritto di conquista che permettesse alla Francia di detenere il frutto di spoliazioni militari e che tutte le opere d'arte dovessero essere restituite. Secondo la storica Mackay Quynn, gli stati europei, ma specilamente quelli italiani separati dalle Alpi dalla Francia, si trovarono davanti ad elevatissimi costi di trasporto e all'ostinata resistenza dell'amministrazione francese. I Prussiani, vedendosi negato l'accesso alle gallerie del Musée Napoléon, minacciarono di spedire in prigione in Prussia il Direttore Vivant Denon in persona se questi non avesse lasciato agire i propri ufficiali. La strategia dovette funzionare, se in meno di qualche settimana tutti i capolavori dei Prussiani erano pronti per l'imballaggio fuori dai cancelli dell'ex Musée Napoléon, divenuto Louvre. La Spagna inviò funzionari dell'esercito insieme a un discreto numero di militari prima delle conclusioni del Congresso di Vienna, i quali, rompendo i portoni del Musée Napoléon, si ripresero tutte le opere con la forza. Anche Belgio ed Austria mandarono il proprio esercito, senza attendere la conclusione del Congresso di Vienna. Giova ricordare come i furti napoleonici ebbero lunghi strascichi nella storia europea. Durante la guerra franco-prussiana, la Germania di Bismarck chiese alla Francia di Napoleone III la restituzione delle opere d'arte ancora detenute dai tempi delle spoliazioni napoleoniche ma che non erano state restituite.Per quanto riguarda le città italiane, queste si mossero disunite, lente e disorganizzate, prive del supporto di un esercito nazionale, di un corpo diplomatico motivato, e nel disinteresse delle dinastie straniere ai simboli nazionali, oltre che a pagare di tasca propria le spese di spedizione. In Italia le spoliazioni napoleoniche erano sconfinate nelle ruberie e nel vandalismo. Secondo lo storico dell'arte Steinman, gli ufficiali francesi progettarono di staccare gli affreschi di Raffaello dalle Stanze Vaticane e di spedire in Francia la Colonna Traiana. I napoleonici fusero il tesoro della Basilica di San Marco, bruciarono il Bucintoro, la nave ammiraglia della flotta, per ottenerne l'oro delle decorazioni e pagare l'esercito, smantellando l'Arsenale di Venezia, ancora colmo dei trofei militari della Serenissima. I napoleonici tagliarono a pezzi il più grande Rubens in Italia, la Trinita Gonzaga, per poterlo vendere meglio sul mercato, mentre i due pannelli laterali vennero spediti a Nancy e ad Anversa, dove ancora oggi si trovano. Alla ricerca di oro, gli ufficiali francesi tentarono anche di fondere le opere del manierista Benvenuto Cellini. Per la Lombardia e il Veneto, che erano sotto gli Asburgo d'Austria, il governo di Vienna negoziò ma non richiese le opere d'arte portate via dalle chiese, come l'Incoronazione di spine è di Tiziano, commissionata per la chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano, che non fu restituita perché non fu richiesta ufficialmente al Governo francese. Il governo toscano, sotto gli Asburgo-Lorena, non richiese i capolavori sottratti alle chiese sostenendo che sarebbero serviti a pubblicizzare la grandiosità dell'arte toscana, lasciando così in Francia capolavori assoluti quali le stigmate di San Francesco di Giotto, la Maestà di Cimabue o L'Incoronazione della Vergine del Beato Angelico. Per Parma, sotto ex-moglie di Napoleone, Maria Luigia, adottò un'istanza mediatrice, lasciando metà delle opere in Francia e rimpatriandone laltra metà. Il governo pontificio preferì non richiedere tutto, soprattutto i quadri conservati nei musei delle province francesi come molti Perugino sottratti alle chiese di Perugia, per non turbare la ri-cristianizzazione delle campagne francesi uscite dal giacobinismo. Antonio Canova, delegato dallo Stato della Chiesa ai rimpatri, era dotato di documentazione archivistica assai limitata, e si affidava ai funzionari dell'esercito austriaci. Secondo il catalogo del Canova, dei 506 dipinti portati in Francia, 248 rimasero in Francia, 249 tornarono in Italia, 9 vennero indicati come non rintracciabili, raro caso in Europa di opere catalogate e non restituite.
Warhammer: The Game of Fantasy Battles (spesso abbreviato in WHFB) è un wargame tridimensionale fantasy, prodotto da Games Workshop nel 1983 ambientato nel mondo di Warhammer Fantasy. Ogni giocatore controlla un'armata di miniature raffiguranti membri di razze fantastiche quali Umani, Elfi Oscuri, Alti Elfi, Nani, non morti, Orchi, Uomini lucertola, Uominibestia e altri. Ogni razza ha le proprie abilità e debolezze: per esempio gli Elfi posseggono alcuni degli arcieri più potenti e dei migliori maghi, ma al tempo stesso sono più deboli nel combattimento ravvicinato. Da Warhammer Fantasy Battle è derivato il wargame di ambientazione fantascientifica Warhammer 40.000, sempre prodotto dalla Games Workshop, nel 1987.
Lo stemma degli Hohenstaufen, ovvero l'arme tradizionalmente collegata alla Casa di Staufen e, quindi, alla Svevia, è costituito da tre leoni passanti di nero, posti su campo d'oro. In seguito all'investitura imperiale, l'insegna fu oggetto di una radicale trasformazione, che comportò l'introduzione dell'aquila di nero, quale elemento principale dello stemma. Posta in campo d'oro, l'aquila divenne, nelle sue molteplici varianti e incarnazioni, emblema dell'Impero, non solo per gli Hohenstaufen, ma anche per le successive dinastie. Posta, invece, in campo d'argento, essa prese a rappresentare il Regno di Sicilia: definita, infatti, arme di Svevia-Sicilia, tale insegna sopravvisse alla Casa d'Hohenstaufen e, inquartata con le barre d'Aragona, divenne l'arme d'Aragona-Sicilia, ovvero, lo stemma, dal punto di vista araldico e storico, maggiormente rappresentativo dell'isola.
Girolamo Maria Francesco Matteo Savonarola (Ferrara, 21 settembre 1452 – Firenze, 23 maggio 1498) è stato un religioso, politico e predicatore italiano. Appartenente all'ordine dei frati domenicani O.P., profetizzò sciagure per Firenze e per l'Italia propugnando un modello teocratico per la Repubblica fiorentina instauratasi dopo la cacciata dei Medici. Nel 1497 apparentemente fu scomunicato da papa Alessandro VI, l'anno dopo fu impiccato e bruciato sul rogo come «eretico, scismatico e per aver predicato cose nuove», e le sue opere furono inserite nel 1559 nell'Indice dei libri proibiti. Gli scritti di Savonarola sono stati riabilitati dalla Chiesa nei secoli seguenti fino a essere presi in considerazione in importanti trattati di teologia. La causa della sua beatificazione è stata avviata il 30 maggio 1997 dall'arcidiocesi di Firenze.
Il libro d'artista è un lavoro artistico realizzato sotto forma di libro, spesso pubblicato come edizione numerata a tiratura limitata, sebbene a volte sia prodotto come oggetto unico e venga chiamato appunto unique. Libri artistici sono stati prodotti usando una vasta gamma di forme, tra cui rotoli, pieghevoli, concertine, fogli rilegati o liberi contenuti in scatole. Gli artisti si sono occupati di stampa e produzione di libri da secoli, ma il libro d'artista si è affermato principalmente nel XX secolo. "I libri di artisti sono libri o oggetti a forma di libro sulla foggia, configurazione e aspetto finito dei quali l'artista ha avuto un'elevata capacità di controllo; dove il libro è considerato come opera d'arte in se stessa." Stephen Bury
Nelle religioni abramitiche, Gabriele (in ebraico גַּבְרִיאֵל, Gavriʼel; in latino Gabriel; in greco Γαβριήλ; in ebraico tiberiano Gaḇrîʼēl; e in arabo جبريل Jibrīl o Jibraeil), significa "Potenza di Dio ('El)" o "Dio ('El) è forte".