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La tartaruga dal guscio molle africana (Trionyx triunguis Forskål, 1775), è l'unica specie vivente del genere Trionyx (Geoffroy Saint-Hilaire, 1809), è una tartaruga dal guscio molle acquatica di grandi dimensioni appartenente alla famiglia Trionychidae, nativa degli habitat d'acqua dolce e salmastra dell'Africa (parti più estese dell'Africa orientale, occidentale e centrale) e nel Vicino Oriente (Israele, Libano, Siria e Turchia). È l'unica specie esistente del genere Trionyx, ma in passato molte altre tartarughe dal guscio molle sono state collocate in questo genere; ora queste specie sono state tutte spostate in altri generi. Nonostante il nome "tartaruga dal guscio molle africana", non è l'unica specie o genere di tartaruga dal guscio molle presente Africa (anche i generi Cyclanorbis e Cycloderma sono africani).
La pesca subacquea in apnea, da non confondere con la caccia subacquea, è un'attività di pesca praticata con la tecnica dell'immersione senza l'ausilio di attrezzature autonome di respirazione, quindi con il trattenimento del respiro (apnea), generalmente con uso di maschera subacquea, boccaglio, pinne e fucile subacqueo (arbalete o fucile oleopneumatico) o fiocina a mano o con elastico, e per la protezione dal freddo e dalle possibili abrasioni da contatto con rocce ecc, spesso con l'ausilio di muta e relativa zavorra per la compensazione d'assetto, è una delle varie attività di pesca sportiva ma è anche inquadrata e praticata per le attività di pesca subacquea professionale.
La caccia in Italia è regolata dalla legge 11 febbraio 1992, n. 157 e da altre norme in materia.
La caccia alla balena è una caccia, mediante navi e barche, alle balene e in generale a tutti i cetacei di grandi dimensioni. La caccia alla balena ha origini risalenti almeno al 6000 a.C., ma si è sviluppata soprattutto dal XVI secolo nell'oceano Atlantico e dal XIX secolo nell'oceano Pacifico. I primi balenieri commerciali furono i baschi. Le navi addette alla caccia alla balena sono chiamate baleniere, e i marinai di tali navi sono balenieri. La caccia in genere procede con baleniere relativamente grandi (in tempi moderni, navi fabbrica) che lanciano scialuppe o altre navi più piccole che si avvicinano al cetaceo e lo colpiscono con un arpione (oggi si usano arpioni esplosivi). Dopo l'uccisione il cetaceo viene portato alla baleniera e lì lavorato per prelevare il grasso e gli altri prodotti. Nel XIX secolo il prodotto principale delle balene era il grasso, che veniva convertito in un olio usato per le lampade, ma l'intero animale veniva utilizzato, compresi i fanoni per corsetti, e l'olio fragrante del capodoglio per profumi. Attualmente, la caccia alla balena è praticata soprattutto per la carne, che è un prodotto tipico e spesso prediletto di molte località con lunghe tradizioni baleniere, come il Giappone, l'Islanda e la Norvegia, nonché di molte popolazioni indigene che vivono negli Stati Uniti e in Canada.
I calamari giganti, ritenuti un tempo creature mitiche, sono calamari della famiglia Architeuthidae, composta da circa otto specie del genere Architeuthis. Talvolta sono chiamati piovre, un nome che oggi è più comune per i polpi. Una ricerca condotta nel 2005 avrebbe però dimostrato che in realtà fanno tutti parte di un'unica specie. Sono abitanti delle profondità oceaniche che possono raggiungere dimensioni ragguardevoli: si parla di dimensioni massime di 13 metri per le femmine e di 18 metri per i maschi, dalla pinna caudale fino all'estremità dei due lunghi tentacoli (essendo secondo solamente al calamaro colossale, rimane comunque uno tra i più grandi organismi viventi). Il mantello, esclusi i tentacoli di circa 5 metri, è lungo circa 2 metri (più lungo nelle femmine, meno nei maschi). Leggende urbane parlavano di esemplari lunghi oltre 25 metri (tentacoli compresi), ma nessun animale di queste dimensioni è stato documentato scientificamente, principalmente a causa delle profondità abissali in cui vivono. Il calamaro di Humboldt, invece, appartiene alla famiglia delle Ommastrephidae. Il 30 settembre 2004 i ricercatori del Museo Nazionale di Scienze del Giappone e dell'Associazione di Whale Watching delle Ogasawara catturarono le prime immagini di un calamaro gigante vivo nel suo ambiente naturale. Alcune delle 556 fotografie vennero pubblicate un anno dopo. Successivamente, il 4 dicembre 2006, lo stesso team filmò per la prima volta un calamaro gigante vivo.
L'agguato in acque basse è una tecnica di pesca in apnea che richiede grande preparazione tecnica ed acume tattico. Nel Mediterraneo è una tecnica tipica dell'inverno, periodo nel quale numerose specie ittiche si avvicinano al bassofondo costiero per cibarsi e compiere il proprio ciclo riproduttivo. A tal proposito è importante sottolineare come il cacciatore subacqueo accorto non dovrebbe infierire sui pesci visibilmente gravidi o storditi dal periodo d'amore; dovrebbe sempre essere in grado di selezionare le proprie prede con rispetto per l'ambiente in cui opera. L'agguato in acque basse consiste fondamentalmente nell'approntare un'azione di caccia nel bassofondo costiero atta a sorprendere le prede intente nel nuoto o nell'azione alimentare. Il cacciatore subacqueo si insinuerà tra le lame di roccia coperto dal fragore e dal turbinio della forte risacca, sfruttando la morfologia del fondale, le luci e le ombre, al fine di essere mimetico ed impercettibile alla sensibile linea laterale dei pesci. Durante tale percorso subacqueo, il cacciatore avrà l'accortezza, scelto un buon riparo, di fare brevi soste per osservare l'ambiente intorno a sé e, conseguentemente, intercettare eventuali prede incuriosite dall'anomala presenza. Una volta avvistata la preda, il tiro non sarà mai facile; si pesca spesso con mare grosso e acqua torbida che complicheranno la fase di collimazione dell'arma sulla sagoma della preda. sarà pertanto necessario utilizzare armi dal tiro rapido e saettante, come gli arbalete, con dimensioni, a seconda dell'intensità del moto ondoso e della visibilità subacquea, mai superiori ai 100 cm di fusto. Il compito dell'ottimo agguatista in bassofondo non si conclude dopo il tiro andato a segno. Sarà fondamentale recuperare la preda con estrema rapidità per evitare che si liberi dalla freccia (se colpita male) o che si insinui in angusti spazi tra le onde (situazione di potenziale pericolo per il cacciatore subacqueo). Grande importanza verrà data anche alla zavorra e alla muta. La prima sarà sempre abbondante e ben distribuita tra cintura, schienalino e cavigliere, al fine di essere sempre a contatto con il fondo con il minimo sforzo ed un perfetto assetto subacqueo. La muta sarà rivestita esternamente in fodera, per essere resistente ai continui sfregamenti sul fondo, e preferibilmente mimetica (con tonalità opache e ben studiate per ogni tipologia di fondale in cui viene praticata la tecnica dell'agguato in bassofondo).