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Castro era un'antica città della Maremma laziale, a pochi chilometri dall'attuale confine fra il Lazio e la Toscana, nel territorio comunale di Ischia di Castro. Sede vescovile e capitale del ducato di Castro, fu distrutta nel 1649.
I marchesi Guglielmi di Vulci, sono una nobile famiglia di Civitavecchia, originaria del borgo umbro di Legogne, presso Norcia (ora vi abitano quindici abitanti). Esistono altre casate con questo nome: i Guglielmi d'Antognolla, di Iesi, Firenze, Pistoia, Siena, Pinerolo. Si trasferirono a Civitavecchia nella metà del Settecento e aumentarono considerevolmente le loro proprietà terriere estendendole fino a Montalto di Castro, con acquisti immobiliari a Roma, compresa l'Isola Sacra presso la foce del Tevere, dove fu eretta una villa. Nel 1862 il papa Pio IX concesse a Felice il rango di marchese di Vulci e di Montebello, riconosciuto formalmente nel 1901 e inserito nel Libro d'oro della nobiltà italiana. La loro aristocrazia era, dunque, recente e basata sul potere economico, similmente a quella dei Pacelli e dei Torlonia
I Giganti di Mont'e Prama (Sos zigantes/gigantes de Monti Prama in lingua sarda) sono sculture nuragiche a tutto tondo. Sono state trovate casualmente in un campo nel marzo del 1974 in località Mont'e Prama nel Sinis di Cabras, nella Sardegna centro-occidentale; le statue sono scolpite in arenaria gessosa del luogo e la loro altezza varia tra i 2 e i 2,5 metri; rappresentano arcieri, spadaccini e lottatori. Tale luogo, oltre ad essere circondato da numerose rovine nuragiche (villaggi e Nuraghi), potrebbe risultare essere ciò che affiora di un più grande villaggio; le indagini geofisiche permesse dall'utilizzo di un georadar di avanzata tecnologia hanno consentito di trovare numerose tombe, forse altri depositi di statue, nonché altre strutture probabilmente legate ai templi: ad oggi queste nuove realtà non sono state ancora studiate. Insieme con statue e modelli di nuraghi furono trovate anche diverse pietre sacre (dette "betili del tipo "oragiana"), in genere collegate a una o più tombe dei giganti.Le statue furono trovate in connessione ad un vasto cimitero, nel quale furono sepolti in postura seduta dei giovani individui, forse quasi tutti di sesso maschile e dalla muscolatura molto sviluppata, fatto che, in connessione all'immagine delle statue, ne sottolinea l'appartenenza alla classe dei guerrieri o comunque degli aristocratici; le più antiche sepolture contengono reperti di ceramica datati dagli studiosi all'età del Bronzo Recente (1300–1200 a.C).; gli indizi antropologici e genetici ricavati dai resti delle ossa indiziano l'origine locale e nuragica dei guerrieri sepolti. Dopo quattro campagne di scavo fra il 1975 e il 1979, i 5.178 frammenti rinvenuti, tra i quali 15 teste, 27 busti, 176 frammenti di braccia, 143 frammenti di gambe e 784 frammenti di scudo, vennero custoditi nei magazzini del museo archeologico nazionale di Cagliari per trent'anni; solo alcuni dei primi frammenti vennero esposti in un sottoscala del museo; in generale, la scoperta fu trascurata per decenni, come asserì anche Lilliu.Con lo stanziamento dei fondi nel 2005 da parte del Ministero per i beni e le attività culturali e della Regione Sardegna, le statue sono state ricomposte dai restauratori del C.C.A. (Centro di conservazione archeologica di Roma), guidati dalla soprintendenza per i beni archeologici per le province di Sassari e Nuoro, in collaborazione con quella per le province di Cagliari e Oristano, presso i locali del centro di restauro e conservazione dei beni culturali di Li Punti a Sassari. Le sculture ricostruite in seguito al restauro sono risultate in totale trentotto: cinque arcieri, quattro non riconosciuti, sedici pugili, tredici modelli di nuraghe; tuttavia le nuove campagne di scavo hanno portato alla scoperta di nuovi esemplari. A seconda delle ipotesi, la datazione dei Kolossoi – nome con il quale li chiamava l'archeologo Giovanni Lilliu – oscilla dal IX secolo a.C. (900-801 a.C.) o addirittura al XIII secolo a.C. (1300-1201 a.C.), ipotesi che potrebbero farne fra le più antiche statue tridimensionali isolate dallo sfondo del bacino mediterraneo, in quanto antecedenti alle statue della Grecia antica, dopo le sculture egizie.
Il ducato di Castro fu un feudo dell'Italia centrale, sorto come vassallo dello Stato Pontificio (di fatto indipendente) e retto dai Farnese. Costituito nel 1537, rientrò nel patrimonio di san Pietro nel 1649. Comprendeva una piccola fascia territoriale dell'attuale Lazio a ridosso della Toscana. Si estendeva dal mar Tirreno al lago di Bolsena, in quella striscia di terra delimitata dal fiume Marta e dal Fiora, risalendo fino all'affluente Olpeta e al lago di Mezzano, di cui è un emissario. Dipendeva da esso la contea di Ronciglione, mentre il ducato di Latera, che gli sopravvisse per diciannove anni, godeva di maggiore autonomia. Attualmente le rovine della città di Castro fanno parte del comune di Ischia di Castro.
La dodecapoli etrusca è l'insieme di dodici città-Stato etrusche che, secondo la tradizione, costituirono in Etruria una potente alleanza di carattere economico, religioso e militare: la "Lega etrusca". Secondo quanto racconta Strabone, le dodici città vennero fondate da Tirreno.
Il castello dell'Abbadia, o di Vulci, che sorge nei pressi di Canino, in provincia di Viterbo, fu eretto a riparo di un suggestivo ponte etrusco-romano, detto dell'arcobaleno o del diavolo (III sec. a.C.), alto trenta metri e dominante sul fiume Fiora.
Per arte etrusca si intende la produzione artistica degli Etruschi, popolo stanziato nel territorio chiamato Etruria, triangolo compreso tra l'Arno a Nord, il Tevere a Sud e il Mar Tirreno a Ovest, con propaggini anche nell'Italia settentrionale, tra Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto meridionali, e alcuni territori nell'Italia meridionale in Campania. L'arte etrusca si distingue tra l'IX secolo a.C. e il I secolo a.C. circa (l'epoca di Silla e Ottaviano) rispetto a quella delle civiltà italiche di epoca preromana. Tale distinzione si affievolisce in modo progressivo a partire dal III secolo a.C. quando, insieme ai contributi provenienti da altre civiltà della penisola, la produzione etrusca confluisce nell'arte detta medio italica, fondamento sul quale andrà a costituirsi l'arte romana.
L’area archeologica di Roselle comprende i resti dell'antica città di origini etrusche di Roselle (Rusel in etrusco, Rusellae per i Romani). Si trova a 8 chilometri a nord della città di Grosseto. Nel 2016 l'area archeologica ha fatto registrare 18 716 visitatori.