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Il Regno Lombardo-Veneto (in tedesco Königreich Lombardo–Venetien oppure Lombardisch–Venetianisches Königreich) fu uno Stato dipendente dall'Impero austriaco concepito dal cancelliere Klemens von Metternich all'inizio della Restaurazione seguita al crollo dell'impero napoleonico, la cui nascita venne sancita nel 1814 dal Congresso di Vienna. Il Lombardo-Veneto perse quasi tutta la Lombardia (ad eccezione di Mantova e della riva sinistra del Mincio) nel 1859, quando questa venne annessa al Regno di Sardegna al termine della seconda guerra d'indipendenza italiana, ma il Regno cessò di esistere solo nel 1866 con l'annessione del Veneto, della provincia di Mantova e del Friuli al Regno d'Italia sancita dal Trattato di Vienna.
I moti di Milano furono una rivolta di una parte della popolazione di Milano contro il governo, che si svolse tra il 6 e il 9 maggio del 1898. Gli scontri avvennero a seguito di manifestazioni da parte di lavoratori che scesero in strada contro la polizia e i militari per protestare contro le condizioni di lavoro e l'aumento del prezzo del pane dei mesi precedenti, come avvenne anche in altre città italiane nello stesso periodo. Le notizie da Milano portarono il governo a dichiarare lo stato d'assedio con il passaggio di poteri al generale Fiorenzo Bava Beccaris. Egli agì duramente fin dall'inizio per soffocare ogni possibile forma di protesta; l'utilizzo indiscriminato delle armi da fuoco e, in particolare, di cannoni all'interno della città portarono il risultato desiderato, ma anche numerose vittime, spesso semplici astanti. I «cannoni di Bava Beccaris» passarono alla storia come simbolo di un'insensata e sanguinosa repressione. Gli avvenimenti furono considerati parte della reazione conservatrice alla svolta politica in atto all'epoca in Italia, «un colpo di coda, l'ultimo sussulto degli ambienti retrivi di Corte, della destra liberale incline al "principato costituzionale" alla prussiana, dei fautori della interpretazione restrittiva dello Statuto albertino».
Le monete euro sammarinesi sono le monete in euro coniate dalla Repubblica di San Marino tramite la zecca di Roma dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. Gli euro di San Marino (insieme a quelli del Principato di Monaco, di Andorra e della Città del Vaticano) rappresentano una particolarità nell'ambito del Sistema Monetario europeo, avendo accordi bilaterali con gli stati confinanti. Infatti, pur non facendo parte dell'Unione europea, San Marino è stato autorizzato ad utilizzare l'euro come moneta ufficiale, dato che, prima, utilizzava la lira italiana. La lira sammarinese e la lira vaticana venivano anch'esse utilizzate come valuta a corso legale. Con l'adozione da parte dell'Italia dell'euro, anche gli euro di San Marino sono entrati in circolazione, diventando rapidamente estremamente ricercati da parte dei collezionisti di monete, dato il numero limitato di serie coniate. Gli euro di San Marino sono coniati dalla Zecca di Roma, al pari degli euro italiani. La faccia comune è ovviamente la stessa di tutte le altre monete europee, mentre l'autore delle immagini riportate sull'attuale faccia nazionale delle monete è Arno Ludwig; la serie in corso fino al 2016 aveva invece František Chochola come autore e Ettore Lorenzo Frapiccini come incisore.
La monetazione pontificia è l'insieme delle emissioni di monete del governo pontificio. Si riferisce alla produzione delle zecche di Avignone, Roma e delle altre strutture che hanno nei secoli coniato monete per lo Stato pontificio.
La monetazione longobarda è la produzione autonoma di monete da parte dei Longobardi. Fa parte della monetazione prodotta dai popoli germanici quando si stanziarono nei territori dell'Impero romano creando i regni romano-barbarici. I Longobardi emisero le loro monete dopo il loro stanziamento in Italia. La coniazione avvenne in due aree distinte: nella Langobardia Maior tra gli ultimi decenni del VI secolo ed il 774 e nella Langobardia Minor, nel ducato di Benevento, tra il 680 circa e la fine del IX secolo. Inizialmente furono coniate monete che imitavano quelle bizantine e solo in seguito quelle con i nomi dei re dei Longobardi. A nord furono coniati quasi esclusivamente dei tremissi, mentre i Longobardi di Benevento coniarono anche solidi. Le monete dell'Italia meridionale hanno caratteri propri che le distinguono da quelle del nord d'Italia: anche quando a nord, verso la fine del VII secolo con Cuniperto, le monete presentarono i titoli regali e tipi nuovi, la monetazione longobarda di Benevento, come anche quella di Salerno, continuarono ad ispirarsi ai modelli bizantini. Le coniazioni beneventane e salernitane nella letteratura specialistica sono studiate separatamente. Dopo la caduta del regno longobardo a opera dei Franchi, nella Langobardia Maior i nuovi dominatori coniarono ancora per qualche tempo monete con caratteristiche simili a quelle che erano state prodotte in precedenza dai sovrani Longobardi; nella Minor, invece, le monete mantennero le loro caratteristiche ancora per circa un secolo. L'argento apparve, sotto l'influenza dei Franchi, verso la fine dell'VIII secolo accanto ai tremissi ed ai solidi coniati in precedenza e divenne il metallo monetato prevalente solo nel IX secolo.
Luigi Giorgi, o Evaristo Luigi Giorgi, (Lucca, 1848 – Roma, 20 agosto 1912), è stato un orafo, incisore, medaglista e fine cesellatore italiano. Fu capo incisore della Regia Zecca di Roma e il primo direttore-docente della Scuola dell'arte della Medaglia.
Il Ducato di Milano (1395-1797, dal 1708 detto anche Ducato di Milano e Mantova) fu un antico Stato dell'Italia settentrionale mai del tutto indipendente ma facente parte del Sacro Romano Impero. Oggetto delle guerre Franco-Asburgiche, fu sottoposto alla Spagna dal 1559 ed all'Austria dal 1707. Nel corso dei secoli la sua estensione variò molto, agli inizi del '400, al tempo di Gian Galeazzo Visconti, toccò la sua massima estensione, venendo a comprendere quasi tutta la Lombardia, parti del Piemonte (Novara, Vercelli, Tortona, Alessandria, Asti), del Veneto (Verona, Vicenza, Feltre, Belluno) e dell'Emilia (Parma, Piacenza, Bologna, ecc.), più un'effimera occupazione di zone del centro Italia (Pisa, Siena, Perugia, Assisi). Nel corso del XV secolo Venezia conquistò il Veneto ex visconteo, più Bergamo, Brescia e Crema, perciò alla fine del '400 con gli Sforza il ducato si stabilizzò nella metà occidentale dell'attuale regione Lombardia, con parti del Piemonte e dell'Emilia, oltre al Canton Ticino oggi in Svizzera. Tra '500 e '600 il ducato perse Parma e Piacenza (a favore della Chiesa e poi dei Farnese), inoltre il Canton Ticino e la Valtellina (ai cantoni svizzeri e ai Grigioni); agli inizi del '700 perse tutta la zona piemontese e lombarda a ovest del Ticino, quest'ultima corrispondente alla Lomellina, che venne annessa dai Savoia, mentre al contrario nel 1708 annesse il Ducato di Mantova.
La moneta italiana da 5 lire è apparsa per la prima volta come moneta del Regno nel 1807: era d'argento al titolo di 900/1000, aveva un diametro di 37 mm e pesava 2,5 grammi. Soppressa in gran parte d'Italia durante la Restaurazione, fu reintrodotta a livello generale nel 1861 con l'unificazione monetaria del paese. Dopo la Prima guerra mondiale, conflitto che ricreò dopo più di cent'anni il fenomeno dell'inflazione, la moneta da 5 lire viene coniata in argento 835/1000 dal 1926 al 1941 con un diametro di 23 mm ed un peso di 5 grammi. Dopo la Seconda guerra mondiale, che svilì definitivamente il valore della moneta, e la caduta della monarchia, sono state coniate monete da 5 lire in italma (lega di alluminio e magnesio) da 26,7 mm e 2,5 grammi e poi, dal 1951, da 20,2 mm e 1 grammo.