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Rosso Malpelo è una novella di Giovanni Verga, che comparve per la prima volta su Il Fanfulla nel 1878 e che venne in seguito raccolta e pubblicata nel 1880 insieme ad altre novelle uscite nel 1879-1880 in Vita dei campi. La novella narra la storia di Rosso Malpelo, un ragazzo dai capelli rossi.
Il discorso del re (The King's Speech) è un film del 2010 diretto da Tom Hooper. Interpretato da Colin Firth, Geoffrey Rush, Helena Bonham Carter e Guy Pearce, il film, ispirato a una storia vera, ruota attorno ai problemi di balbuzie del re Giorgio VI e al rapporto con il logopedista Lionel Logue, che lo ebbe in cura. Il discorso al quale si fa riferimento è quello con cui il re annunciò alla nazione la dichiarazione di guerra alla Germania e il conseguente ingresso del Regno Unito nella seconda guerra mondiale. Il film ha vinto il premio del pubblico al Toronto International Film Festival, 5 British Independent Film Awards 2010 (su 8 nomination), ha ottenuto 7 candidature ai Golden Globe 2011 (una ha fruttato il Golden Globe per il miglior attore in un film drammatico al protagonista Colin Firth), ben 7 BAFTA incluso miglior film dell'anno e miglior film britannico, nonché 4 premi Oscar su 12 candidature: miglior film, miglior regia, miglior attore protagonista e miglior sceneggiatura originale.
Cavalleria rusticana è una novella appartenente alla prima raccolta di novelle di Giovanni Verga intitolata Vita dei campi, pubblicata da Treves a Milano nel 1880. È una storia d'amore e di gelosie, ambientata in un paese siciliano, Vizzini, nella seconda metà dell'Ottocento, in seguito all'Impresa dei Mille di Giuseppe Garibaldi del 1860 ed all'Unità d'Italia del 1861.
Le parole di una lingua vengono suddivise secondo vari aspetti in parti del discorso (dette anche classi lessicali o categorie lessicali). I criteri della suddivisione delle parti del discorso sono specifici per le singole lingue, quindi non universali. Anche all'interno delle singole lingue le suddivisioni in parti del discorso variano a seconda del numero di parti del discorso richieste e secondo la loro definizione. Secondo la loro funzione all'interno di una frase, le parole appartengono a specifiche categorie sintattiche. Gli aggettivi in tedesco, per esempio, si trovano prima del sostantivo di riferimento e dopo l'articolo. La morfologia distingue le parole dal punto di vista della possibilità di flessione: i verbi italiani per esempio assumono forme modali finite e indefinite congiunte a forme temporali al passato, al presente e al futuro. Il criterio morfologico vale naturalmente per le cosiddette lingue flessive, come l'italiano, il tedesco, il sanscrito o il latino. In inglese la questione si fa problematica, mentre per il cinese, che è una lingua isolante, questo criterio non è applicabile. Più universali sono le disposizioni funzionali, che recentemente sono state formulate, come nella teoria dei campi dello psicolinguista Karl Bühler, che divide gli indici ("io", "qui", "adesso" ecc.) dai simboli linguistici ("veloce", "donna", "costruire"). Questo approccio è stato ampliato nella pragmatica funzionale.
Nedda è un bozzetto scritto da Giovanni Verga, pubblicato il 15 giugno del 1874 sulla "Rivista Italiana" e nello stesso anno dall'editore Brigola a Milano. Secondo il parere della critica, Nedda è considerata erroneamente l'opera che segna il passaggio, nella poetica di Verga, al verismo, con la rappresentazione oggettiva e reale di una società in degrado e, anche se, come afferma Sarah Zappulla Muscarà "Il bozzetto siciliano non segna, come comunemente si afferma, la nuova fase dell'arte verghiana, costituisce tuttavia un momento senza dubbio fondamentale nel travaglio divenire dell'artista che, pur tra soste e ritorni, non conosce cesure o conversioni ma una graduale e coerente maturazione ".In realtà, Verga utilizza un narratore esterno come mezzo per narrare la vicenda. Non vi è distanza tra esso e il soggetto narrato, a differenza di "Rosso Malpelo" e ciò lo si può evincere sin dall'incipit.
L'italiano ([itaˈljaːno] ) è una lingua romanza parlata principalmente in Italia. È classificato al 27º posto tra le lingue per numero di parlanti nel mondo e, in Italia, è utilizzato da circa 58 milioni di residenti. Nel 2015 era la lingua materna del 90,4% dei residenti in Italia, che spesso lo acquisiscono e lo usano insieme alle varianti regionali dell'italiano, alle lingue regionali e ai dialetti. In Italia viene ampiamente usato per tutti i tipi di comunicazione della vita quotidiana ed è largamente prevalente nei mezzi di comunicazione nazionali, nell'amministrazione pubblica dello Stato italiano e nell'editoria. Oltre ad essere la lingua ufficiale dell'Italia, è anche una delle lingue ufficiali dell'Unione europea, di San Marino, della Svizzera, della Città del Vaticano e del Sovrano militare ordine di Malta. È inoltre riconosciuto e tutelato come "lingua della minoranza nazionale italiana" dalla Costituzione slovena e croata nei territori in cui vivono popolazioni di dialetto istriano. È diffuso nelle comunità di emigrazione italiana, è ampiamente noto anche per ragioni pratiche in diverse aree geografiche ed è una delle lingue straniere più studiate nel mondo.Dal punto di vista storico l'italiano è una lingua basata sul fiorentino letterario usato nel Trecento.
Il Discorso sul metodo è la prima opera pubblicata da René Descartes (italianizzato in Cartesio) in forma anonima e in francese nel 1637 a Leida congiuntamente a tre saggi scientifici La diottrica, Le meteore, La geometria, dei quali costituisce la prefazione. Il discorso è quindi da considerarsi come «un tutt'uno con i saggi».Il titolo originale prova questo intento di unitarietà dell'opera: "Discours de la méthode pour bien conduire sa raison, et chercher la verité dans les sciences Plus la Dioptrique, les Meteores, et la Geometrie qui sont des essais de cete Methode" (Discorso sul metodo per un retto uso della propria ragione e per la ricerca della verità nelle scienze più la diottrica, le meteore e la geometria che sono saggi di questo metodo.) L'argomento dell'opera è indicato dallo stesso Cartesio:
L'artificio della regressione è una tecnica narrativa usata dagli scrittori facenti parte del verismo. Questa tecnica consiste nell'annullare tutte le radici "colte" dell'autore. Il narratore si riduce cioè allo stesso piano dei personaggi di cui parla, venendo meno tutte le terminologie colte che possano in qualche modo far rilevare l'autore/narratore in modo evidente rispetto al testo; è un modo di scrivere secondo cui il narratore adotta le categorie culturali della comunità che descrive a tutti i livelli: conoscenze, credenze, lingua, modo di pensare, metafore. Non vi è più il narratore onnisciente che giudica alla Manzoni, ma abbandona le sue conoscenze e la sua morale per regredire alla mentalità paesana. Questa tecnica è ampiamente usata da Giovanni Verga che per rispettare il principio dell'impersonalità fa ampio uso dell'indiretto libero e di questa tecnica.Verga narra attraverso una voce che, "rimanendo fuori campo" ed evitando di dare giudizi personali, si limita a riferire i fatti dal punto di vista delle comunità locali (I Malavoglia) e a farsi portatore della mentalità popolare della gente umile e semplice che vive in piccoli paesi del Mezzogiorno d'Italia. Se Émile Zola e i naturalisti cercavano di riprodurre la realtà in maniera oggettiva, Giovanni Verga, per raggiungere il medesimo obiettivo, arriva a scomparire dietro la sua narrazione, in quanto si identifica nelle abitudini, nei gesti, nelle parole di quel "personaggio ideale" e collettivo che è il coro paesano. Tale ritrarsi di Verga alle spalle dei suoi umili personaggi del Ciclo dei Vinti, che è chiamato dai critici appunto l'Artificio della regressione: "regressione" perché l'autore regredisce culturalmente al livello dei paesani "artificio" perché Verga si nasconde dietro di loro, senza autocancellarsi (come invece fa Luigi Pirandello nella sua poetica del personaggio "senza autore").La Lupa, ad esempio, è presentata all'inizio del racconto secondo il punto di vista delle donne del paese: "Le donne si facevano la croce quando la vedevano passare, sola come una cagnaccia". Ne I Malavoglia il narratore popolare si porta sempre sul piano culturale dei personaggi. Ad esempio descrive la tempesta (cap. III) con paragoni che rimandano all'esperienza quotidiana del popolo (come se sul tetto ci fossero tutti i gatti del paese), alle attività rurali (il mare si udiva muggire [...] che pareva [...] i buoi della fiera di S. Alfio), o all'immaginario religioso, che associa il vento al demonio e conferisce alla natura una forza malefica (il vento s'era messo a fare il diavolo..., Ci sono i diavoli per aria!). Scrive il critico G. Baldi: "Ne scaturisce un procedimento, che può essere ancora ricondotto alla categoria dell'erlebte Rede (discorso indiretto libero), perché in certo qual modo è sempre l'ottica del personaggio ad essere filtrata dalla "voce narrante", ma è del tutto atipico rispetto alle forme canoniche dell'indiretto libero, e costituisce una peculiarità originale della tecnica verghiana. [...] Nel caso di questo caratteristico procedimento verghiano il "narratore" non si annulla totalmente nell'ottica del personaggio, ma serba in certa misura la sua identità, e non riporta enunciati verbali o discorsi interiori della cui realtà effettiva si possa essere assolutamente certi, ma più che altro rifà il verso mimeticamente ed ecolalicamente, al modo in genere con cui il personaggio pensa e si esprime, utilizzando magari le sue locuzioni abituali o riproducendo i suoi inconfondibili stereotipi mentali".