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Per teatro greco si intende l'arte teatrale nel periodo della Grecia classica, in particolare il V secolo a.C., periodo a cui risalgono la quasi totalità delle opere teatrali oggi conosciute. Gli ateniesi della Atene classica, per i quali le rappresentazioni erano non solo uno spettacolo ma anche una cerimonia religiosa, conoscevano tre tipi di opere teatrali: la tragedia, la commedia e il dramma satiresco. Le rappresentazioni teatrali avvenivano ad Atene in occasione di tre feste in onore di Dioniso (dio del teatro, nonché dell'estasi, del vino e della liberazione dei sensi) che si tenevano nel corso dell'anno: le Grandi Dionisie, le Lenee e le Dionisie rurali. Il teatro, dato il suo vasto seguito, divenne veicolo di diffusione di idee e problematiche nella vita politica e culturale della Atene democratica.
Panem et circenses (letteralmente «pane e [giochi] circensi») è una locuzione latina, usata nell'antica Roma per sintetizzare le aspirazioni della plebe, o, in epoca contemporanea, in riferimento a strategie politiche demagogiche. La citazione appartiene al poeta latino Giovenale:
La pagina illustra le maggiori feste e tradizioni popolari sacre celebrate in Abruzzo, nel calendario liturgico di tutto l'anno, partendo da fine dicembre, dal periodo del Natale, fino alle ricorrenze dell'8 dicembre, all'Immacolata Concezione, e alle celebrazioni di San Nicola di Bari. Diversi sono stati i folkloristi e i demologi abruzzesi e non che si sono occupati dai catalogare, raccogliere e commentare le tradizioni dell'Abruzzo, partendo da Antonio De Nino, Gennaro Finamore, Vincenzo Balzano, Giovanni Pansa, poi Alfonso Maria Di Nola, Giuseppe Profeta, Francesco Verlengia, Emiliano Giancristofaro e infine Maria Concetta Nicolai.
La Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane è l'opera più importante del palermitano Giuseppe Pitré (1841-1916), pubblicata in ben venticinque volumi tra il 1871 e il 1913. Come il conterraneo Giovanni Meli, il Pitrè divenne medico di professione e venne, grazie ad essa, a contatto con i ceti più umili dai quali raccolse per primi i Canti popolari siciliani, pubblicati in due volumi nel 1871. Molto importante fu anche il contributo della madre, a cui dedicò questa sua prima opera; addirittura disse di lei: «è la mia biblioteca delle tradizioni popolari siciliane». Ai primi due volumi si aggiunsero presto gli altri, dedicati alla cultura popolare, ma anche a giochi, proverbi, indovinelli, feste, medicina popolare, usi nuziali e molto altro. Per i suoi meriti e la sua fama Giuseppe Pitré fu nominato Senatore del Regno il 30 dicembre del 1914, quando anche in America venivano tradotte e pubblicate le sue opere per le Edizioni Crane, specialmente i proverbi e le fiabe, la cui radice comune a tanti popoli egli aveva esaltato rivendicando in una lettera ad Ernesto Monaci la loro ricchezza linguistica con queste parole: «Che bellezza, amico mio! Bisogna capire e sentire il dialetto siciliano per capire e sentire la squisitezza delle fiabe che sono riuscito a cogliere di bocca ad una tra le mie varie narratrici». Come sostiene Giuseppe Cocchiara, l'opera del Pitré presenta due aspetti, uno storico e l'altro poetico, rivelando «un'umanità viva e vibrante» per cui egli era convinto che era giunto il tempo di studiare con amore e pazienza le memorie e le tradizioni, per custodirle. Da questo nacque anche la creazione del Museo Etnografico, dove raccogliere tutti i materiali e gli oggetti pazientemente ricercati per la Sicilia, che oggi porta il suo nome, ed è ospitato nelle ex-stalle della Palazzina Cinese, all'interno del Parco della Favorita. Molto belle sono le pagine dedicate alle storie di Giufà, protagonista di molti racconti comici della tradizione siciliana, e alle feste popolari, soprattutto quella del Natale e quella dei Morti (Commemorazione dei defunti).
MobyGames è un sito web in lingua inglese nato per catalogare i videogiochi passati e presenti, fondato il 1º maggio 1999 da Jim Leonard, Brian Hirt, e David Berk. Il sito si appoggia a un ampio database sui videogiochi. Secondo le FAQ del sito lo scopo di MobyGames è "Catalogare in modo meticoloso tutte le informazioni rilevanti sui giochi elettronici (computer, console e arcade) suddivise per singoli videogiochi e fornire informazioni su gruppi di gioco tramite richieste (query) flessibili. In parole povere è un grande archivio di informazioni sui videogiochi". Ad agosto 2014 il sito contiene le schede di più di 86 000 videogiochi, suddivisi in 150 differenti piattaforme (tra console, sistemi portatili, home computer, cellulari e palmari), circa 620 000 screenshot e 253 000 fotografie di confezioni. Il sito cataloga anche sviluppatori e produttori. Il materiale viene sottoposto da volontari; chiunque può contribuire al sito dopo essersi registrato come utente. I contributi però, prima di essere pubblicati, sono sottoposti ad approvazione da parte di altri utenti con diritti di approvatori, per evitare usi impropri. Nel 2006 MobyGames è stato nominato per il Webby Award come miglior sito sui videogiochi, ma senza vincerlo.
Per gioco, in etologia, psicologia, e altre scienze del comportamento, si intende un'attività (per lo più divertente) di intrattenimento volontaria e intrinsecamente motivata, svolta da adulti, bambini, o animali, a scopo ricreativo. Nella lingua italiana, la parola "gioco" viene anche impiegata in modo più specifico, riferendosi ad attività ricreative di tipo competitivo, e caratterizzate da obiettivi e regole rigorosamente definite (come nel caso dei giochi di società o dei giochi da tavolo).
Questa è una lista di giochi tradizionali e antichi che facevano i bambini in strada. In molti giochi è prevista una conta iniziale, e una sorta di linguaggio convenzionale e parole d'ordine, talvolta vere e proprie filastrocche. Le decisioni a volte sono prese con una battuta a pari o dispari o testa o croce. Alcuni giochi prevedono penitenza per chi perde.
Giochi di bambini è un dipinto a olio su tavola (118x161 cm) di Pieter Bruegel il Vecchio, datato 1560 e conservato nel Kunsthistorisches Museum di Vienna. È firmato in basso a destra "BRVEGEL 1560".
Il follis era un gioco praticato nell'Antica Roma, è stato uno dei più antichi giochi che richiedevano l'utilizzo della palla. Il follis veniva praticato con l'uso delle mani e delle braccia, soprattutto dai bambini, i quali per giocare si servivano di una palla di pelle conciata piena d'aria, chiamata anch'essa follis.