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Renato Foresti (Napoli, 28 aprile 1900 – Firenze, 27 settembre 1973) è stato un pittore italiano. Diciassettenne, partì volontario per la prima guerra mondiale. Al suo ritorno si iscrisse alla Regia Scuola di Ingegneria. Frequentò corsi serali dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, lo studio di Giambattista De Curtis e poi quello di Alfredo Mahieux, suo lontano parente, ed espose per la prima volta a Napoli nel 1920 alla Mostra Nazionale dei Grigio Verdi che raccolse le opere degli artisti reduci dalla Prima Guerra Mondiale. Dalla guerra aveva riportato una lesione al timpano che gli aveva parzialmente compromesso l’udito ed ebbe un esaurimento nervoso: i medici gli consigliarono di abbandonare sia gli studi che la pittura. Invece si laureò nel 1927 e continuò a dipingere. Dopo alcuni lavori saltuari si trasferì a Roma dove nel 1929 fu assunto dalla Romana Gas, e nel 1943 fu trasferito a Firenze come Direttore Tecnico della Toscana Gas. La sua prima mostra personale fu tenuta a Firenze nel 1950 alla casa di Dante sul tema “L’Industria nella pittura”. Oltre ai temi sull'uomo e le macchine, eseguì nature morte, vari autoritratti e ritratti (molti dei quali su commissione) nei quali in pochi tratti riusciva a cogliere le caratteristiche peculiari, e addirittura il carattere delle persone, specialmente nei ritratti femminili. Renato Foresti “vedeva” sulla tela ancora vergine l’opera già finita e di conseguenza non aveva necessità di tracciare un disegno preventivo. Semplicemente impugnava la tavolozza e dopo pochissime pennellate già cominciava ad emergere il quadro nella sua forma definitiva. I disegni parlano da sé nella loro immediatezza. Di nuovo la capacità di “vedere” il soggetto sulla carta ancora bianca gli permetteva di coglierlo con poche linee leggere o, al contrario, utilizzando una sua personalissima tecnica di chiaroscuro, gli permetteva di tracciare con la penna stilografica quelli che inizialmente sembravano scarabocchi ma che poi si trasformavano in disegni finiti di grande rilievo. Ancora alla Casa di Dante tenne una seconda mostra nel 1953, ed alla Saletta del Disegno “La Torre” tenne una mostra di disegni nel 1955. Poi nel 1958 espose, su invito del presidente Giovanni Colacicchi, all’Accademia delle Arti del Disegno. Di pari passo partecipò a numerose mostre collettive. La sua voglia di esprimersi non si esauriva nella pittura, ma anche attraverso gli scritti. Anche in questo caso in duplice veste. Accanto ad articoli prettamente tecnici riguardanti l’industria di produzione del gas pubblicati su riviste specializzate, rimangono molti articoli, sempre di carattere tecnico ma più divulgativi, pubblicati sul Bollettino degli Ingegneri di cui per un periodo è stato Direttore. Da segnalare un articolo riguardante la percezione del colore che coniuga le conoscenze scientifiche con quelle artistiche. Ed ancora, di carattere più letterario, rimangono una quarantina di brevi novelle, una raccolta delle quali è stata pubblicata nel 2019: era una buona penna e soprattutto negli scritti di carattere autobiografico riusciva a rendere vivo il mondo ormai scomparso della sua giovinezza. Renato Foresti ha attivamente frequentato gli ambienti artistici fiorentini fino a quando la sua salute glielo ha permesso. Purtroppo già a 53 anni era stato colpito da un primo infarto che aveva segnato l’inizio di una patologia cardiaca che si sarebbe progressivamente aggravata fino ad essere definitivamente compromessa da un infarto molto grave nel 1961 e, psicologicamente, dalla morte improvvisa della moglie Giannina Fabi avvenuta nel 1963. Da questo momento cominciò a defilarsi e, sebbene abbia continuato a dipingere fino alla fine partecipando a diverse mostre collettive, non si è più sentito di affrontare lo stress di mostre personali. L’unica altra personale è stata la mostra postuma che i figli Luciana, Paolo e Maria Luisa gli hanno dedicato alla sua morte avvenuta nel 1973. Nonostante tutto, la sua produzione artistica è stata abbondante ed oggi sue opere si trovano presso importanti Società ed in collezioni private ed alcune riproduzioni sono state pubblicate in riviste letterarie ed artistiche italiane ed estere. Le numerose recensioni delle sue mostre pubblicate sui giornali dell’epoca ne attestano il valore artistico e l’annuario degli Artisti Toscani del 1954-55 gli ha dedicato due pagine con riproduzioni. Nel 1959 il Comune di Firenze acquistò un suo quadro raffigurante il pittore Piero Bernardini per destinarlo alla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti. Nel 2019 il suo quadro "Lavoro al trapano" è stato acquisito dall'Accademia delle Arti del Disegno, e due quadri ("Scuola di pittura" e "Autoritratto '63") sono stati acquisiti dalle Gallerie degli Uffizi. Mostre personali Roma, Galleria delle Terme, 1943 Firenze, Casa di Dante, 1950 Firenze, Casa di Dante, 1953 Firenze, Saletta del disegno “La Torre”, 1955 Firenze, Accademia delle Arti e del Disegno, 1958 (su invito) Firenze, Galleria Spinetti Firenze, 1973 (Mostra postuma inaugurata da Piero Bargellini) Firenze, Accademia delle Arti e del Disegno,maggio 2019Principali mostre collettive Mostra Regionale di Roma del 1942 Mostra di Palazzo Strozzi – Firenze 1946 Mostra Premio Firenze, 1947 Mostra di Mezzo Secolo di Arte Toscana – Palazzo Strozzi 1951 Mostra Nazionale di Trieste, 1952 Mostra Internazionale della Fonderia, Firenze 1954 Mostra di Lucca, 1954 Mostra dell’Arno (Compagnia del Paiolo), Firenze 1955 Mostra di Viareggio 1956 Mostra di Livorno 1957 Mostra di Vallombrosa 1958 Mostra di Fiesole 1959 Mostra Regionale Toscana, 1959 Mostra Masaccio (San Giovanni Valdarno), 1962 Mostra di Piazza Donatello (9 mostre dal 1951 al 1963) Mostra del Ritratto Contemporaneo, Firenze (7 mostre dal 1953 al 1962) Mostra internazionale della Caccia (2 mostre: 1960, 1964) Mostra di Massa (2 mostre: 1951, 1965)
La prima guerra mondiale fu un conflitto mondiale che coinvolse le principali potenze mondiali e molte di quelle minori tra il luglio del 1914 e il novembre del 1918. Chiamata inizialmente dai contemporanei "guerra europea", con il coinvolgimento successivo delle colonie dell'Impero britannico e di altri paesi extraeuropei tra cui gli Stati Uniti d'America e l'Impero giapponese prese il nome di guerra mondiale o anche Grande Guerra: fu infatti il pi grande conflitto armato mai combattuto fino alla seconda guerra mondiale. Il conflitto ebbe inizio il 28 luglio 1914 con la dichiarazione di guerra dell'Impero austro-ungarico al Regno di Serbia in seguito all'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo-Este, avvenuto il 28 giugno 1914 a Sarajevo. A causa del gioco di alleanze formatesi negli ultimi decenni del XIX secolo, la guerra vide schierarsi le maggiori potenze mondiali, e rispettive colonie, in due blocchi contrapposti: da una parte gli Imperi centrali (Germania, Impero austro-ungarico e Impero ottomano), dall'altra gli Alleati rappresentati principalmente da Francia, Regno Unito, Impero russo e, dal 1915, Italia. Oltre 70 milioni di uomini furono mobilitati in tutto il mondo (60 milioni solo in Europa) di cui oltre 9 milioni non tornarono pi a casa; si dovettero registrare anche circa 7 milioni di vittime civili, non solo per i diretti effetti delle operazioni di guerra ma anche per le conseguenti carestie ed epidemie. Le prime operazioni militari del conflitto videro la fulminea avanzata dell'esercito tedesco in Belgio e nel nord della Francia, azione fermata per dagli anglo-francesi nel corso della prima battaglia della Marna nel settembre 1914; il contemporaneo attacco dei russi da est infranse le speranze tedesche in una guerra breve e vittoriosa, e il conflitto degener in una logorante guerra di trincea che si replic su tutti i fronti e perdur fino al termine delle ostilit . A mano a mano che procedeva, la guerra raggiunse una scala mondiale con la partecipazione di molte altre nazioni, come Bulgaria, Romania, Portogallo e Grecia; determinante per l'esito finale fu, nel 1917, l'ingresso in guerra degli Stati Uniti d'America a fianco degli Alleati. La guerra si concluse definitivamente l'11 novembre 1918 quando la Germania, ultimo degli Imperi centrali a deporre le armi, firm l'armistizio imposto dagli Alleati. Alcuni dei maggiori imperi esistenti al mondo tedesco, austro-ungarico, ottomano e russo si estinsero, generando diversi stati nazionali che ridisegnarono completamente la geografia politica dell'Europa.
Mittel è la denominazione assunta dal 1969 dalla Società Italiana per le Strade Ferrate del Mediterraneo costituitasi nel 1885. Dal 2016 l'attività della società si è orientata ad essere una società finanziaria di investimento (investment-merchant bank) focalizzata su investimenti di maggioranza in piccole e medie imprese italiane ad elevata generazione di cassa. È quotata alla Borsa Italiana nell'MTA.
Mario Ruffini (Teramo, 8 aprile 1955) è un musicologo, direttore d'orchestra e compositore italiano.
Giovanni Colacicchi (Anagni, 19 gennaio 1900 – Firenze, 27 dicembre 1992) è stato un pittore italiano.
Johannes Erwin Eugen Rommel (Heidenheim, 15 novembre 1891 – Herrlingen, 14 ottobre 1944) è stato un generale (feldmaresciallo) tedesco, durante la seconda guerra mondiale. Di origine sveva, dimostrò ottime doti di comando già nella prima guerra mondiale dove con il grado di tenente, ricevette la più alta decorazione al valore dell'Impero tedesco, la Pour le Mérite, per i risultati raggiunti con il suo reparto di truppe da montagna durante la battaglia di Caporetto nel 1917. Nel corso della seconda guerra mondiale Rommel si distinse alla guida di una Panzer-Division durante la campagna di Francia nel 1940 e quindi, godendo della piena fiducia di Adolf Hitler, assunse il comando dell'Afrikakorps tedesco in Nordafrica dove per quasi due anni dimostrò grande abilità tattica, infliggendo una serie di sconfitte alle truppe britanniche grazie alla sua capacità nella conduzione di agili e spericolate manovre con i mezzi corazzati nel deserto, ma al contempo evidenziando i suoi grossi limiti strategici e operazionali che compromisero non poco la conduzione della guerra dell'Asse in Nordafrica. Promosso al grado di feldmaresciallo, stimato dai suoi soldati e temuto dai nemici, divenne un personaggio di rilievo internazionale ed uno dei beniamini della propaganda tedesca, che esaltò in modo esponenziale la sua immagine e lo fece conoscere con il soprannome di "La volpe del deserto" (Wüstenfuchs). Tornato dall'Africa nel marzo 1943, diresse, dopo l'armistizio dell'8 settembre seguente, l'occupazione dell'Italia settentrionale (operazione Achse); quindi gli venne assegnato nel 1944 il comando delle difese del Vallo Atlantico, con il compito di fermare la prevista offensiva alleata in Occidente. Nonostante il suo impegno e le sue capacità, commise il pesante errore di andare in licenza durante le settimane cruciali in previsione dello sbarco alleato - che di fatto lo sorpresero mentre era a casa dalla moglie - mentre durante la prima parte della battaglia di Normandia non riuscì ad impedire l'avanzata degli Alleati; ferito seriamente da aerei nemici fu richiamato in patria per convalescenza. Il feldmaresciallo Rommel era ormai da tempo cosciente dell'inevitabile sconfitta della Germania, e a causa di qualche sporadico contatto con alcuni dei cospiratori del 22 luglio, cadde in disgrazia presso Hitler, nonostante non fosse affatto coinvolto nell'attentato e anzi, i suoi scritti rivelano che disapprovasse qualunque tentativo di sovvertire l'ordine costituito in Germania. In considerazione della sua popolarità, la Gestapo gli propose che se si fosse suicidato la sua famiglia sarebbe stata risparmiata. Ufficialmente fu dichiarato morto a causa delle ferite di guerra e gli fu attribuito un funerale di Stato.
Ernesto Guevara, più noto come el Che (in spagnolo: pronuncia /el 'ʧe/), Che Guevara o semplicemente Che (Rosario, 14 giugno 1928 – La Higuera, 9 ottobre 1967), è stato un rivoluzionario, guerrigliero, scrittore, politico e medico argentino. Guevara fu membro del Movimento del 26 luglio e dopo il successo della rivoluzione cubana assunse un ruolo nel nuovo governo, secondo per importanza solo a Fidel Castro, suo alleato politico. Nella prima metà del 1965 lasciò Cuba per attuare la rivoluzione socialista in altri Paesi, prima nell'ex Congo belga (ora Repubblica Democratica del Congo), poi in Bolivia. L'8 ottobre 1967, a La Higuera (dipartimento di Santa Cruz), venne ferito e catturato da un reparto antiguerriglia dell'esercito boliviano assistito da forze speciali statunitensi costituite da agenti speciali della CIA. Il giorno successivo venne giustiziato sommariamente e mutilato delle mani nella scuola del villaggio. Il suo cadavere, dopo essere stato esposto al pubblico a Vallegrande, fu sepolto in un luogo segreto e ritrovato da una missione di antropologi forensi argentini e cubani, autorizzata dal governo boliviano di Sanchez de Lozada, nel 1997. Da allora i suoi resti si trovano nel mausoleo di Santa Clara di Cuba. La figura di Guevara ha suscitato grandi passioni sia in suo favore sia contro: dopo la sua morte è divenuto un'icona dei movimenti rivoluzionari di sinistra, idolatrato oltre che dagli stessi cubani anche da tutti quelli che si riconoscevano nei suoi ideali. La fotografia ritratto di Che Guevara, chiamata Guerrillero Heroico e opera di Alberto Korda, dopo la sua morte divenne una delle immagini più famose e riprodotte al mondo, nelle sue varie versioni, del XX secolo. Usata e riprodotta per scopi simbolici, artistici e pubblicitari, è stata definita dal Maryland Institute College of Art come la foto più celebre di sempre.
La campagna italiana di Russia rappresentò la partecipazione militare del Regno d'Italia all'operazione Barbarossa, lanciata dalla Germania nazista contro l'Unione Sovietica nel 1941. L'impegno di prendere attivamente parte all'offensiva tedesca fu deciso da Benito Mussolini alcuni mesi prima dell'inizio dell'operazione, quando venne a conoscenza delle reali intenzioni di Adolf Hitler, ma fu confermato solo nella mattinata del 22 giugno 1941, non appena il dittatore italiano fu informato che quello stesso giorno le armate tedesche avevano dato il via all'invasione. Rapidamente divenne operativo un corpo di spedizione, forte di tre divisioni, precedentemente messo in allerta: denominato Corpo di spedizione italiano in Russia (CSIR), arrivò sul fronte orientale a metà luglio 1941. Inizialmente inquadrato nell'11ª Armata tedesca e poi nel Panzergruppe 1, il CSIR partecipò alla campagna fino all'aprile 1942, quando le esigenze del fronte richiesero l'invio di altri due corpi d'armata italiani che assieme al CSIR furono riuniti nell'8ª Armata o Armata Italiana in Russia (ARMIR). Schierata a sud, nel settore del fiume Don, l'8ª Armata assieme alla 2ª Armata ungherese e alla 3ª Armata rumena avrebbe dovuto coprire il fianco sinistro delle forze tedesche che in quel momento stavano avanzando verso Stalingrado. I rapidi capovolgimenti al fronte cambiarono il corso della battaglia; dopo l'accerchiamento delle forze tedesche a Stalingrado, la successiva offensiva sovietica iniziata il 16 dicembre 1942 travolse il II e il XXXV Corpo d'armata italiano (ex CSIR), che facevano parte dello schieramento meridionale dell'8ª Armata, e sei divisioni italiane assieme a forze tedesche e rumene furono costrette a una precipitosa ritirata, che anticipò l'odissea che coinvolse il Corpo d'armata alpino nel mese seguente. Il 15 gennaio 1943 una seconda grande offensiva sovietica a nord del Don travolse gli Alpini ancora in linea, i quali, mal equipaggiati e a corto di rifornimenti, iniziarono una ritirata nella steppa, incalzati dalle divisioni sovietiche e costretti a patire enormi sofferenze. La rotta costò alle forze italiane decine di migliaia di perdite e si concluse il 31 gennaio, quando la Divisione "Tridentina" raggiunse i primi avamposti tedeschi a Šebekino. Le operazioni di rimpatrio durarono dal 6 al 15 marzo e si conclusero il 24, ponendo fine alle operazioni militari italiane in Unione Sovietica.