Accedi all'area personale per aggiungere e visualizzare i tuoi libri preferiti
Il suicidio in Giappone, data l'alta incidenza tra la popolazione (16,7 ogni 100 000 persone nel 2017), è considerato uno dei maggiori problemi del Paese.Tra le maggiori cause che spingono i giapponesi a togliersi la vita così frequentemente sono state individuate i problemi economici conseguenti alla forte recessione economica degli anni novanta, la depressione e problemi sociali di varia natura.Nel 2011 il numero dei suicidi ha superato per il 14º anno consecutivo la soglia dei 30 000, scendendo sotto questa soglia per la prima volta in quindici anni solo nel 2012. Da allora il numero dei suicidi è in costante calo, grazie anche all'intervento del governo che ha iniziato a investire in opere di prevenzione a partire dalla seconda metà degli anni duemila.Tra i luoghi più frequentati per i suicidi è stata indicata la foresta Aokigahara, ai piedi del Monte Fuji, la quale registra una media di 30 morti l'anno e 78 solo nel 2007.
Per suicidio (dal latino sui caedere, uccidere sé stessi) si intende l'atto col quale una persona si procura deliberatamente la morte.Il suicidio è il gesto autolesionistico più estremo, tipico in condizioni di grave disagio o malessere psichico, in particolare in persone affette da grave depressione e/o disturbi mentali di tipo psicotico. Esso può essere determinato anche da cause o motivazioni strettamente personali, ovvero eventi quali particolari situazioni esistenziali sfavorevoli, gravi condizioni economiche e sociali, abusi fisici e psichici, delusioni amorose, condizioni di salute o di non accettazione del proprio corpo, mobbing familiare, derisioni, bullismo e cyberbullismo. Dal punto di vista medico-psicologico, numerosi dati di letteratura indicano che è sicuramente possibile prevenire il suicidio nella popolazione generale, riducendo drasticamente il numero di morti, attraverso opportune campagne di informazione e mediante programmi e centri di aiuto e assistenza. Sociologicamente il suicidio è stato analizzato in modo approfondito da Émile Durkheim, che ha individuato quattro tipi di suicidio collegati ai gradi d'integrazione e regolamentazione sociale: egoistico, altruistico, fatalista e anomico.Nella genesi del suicidio gioca un ruolo importante la componente emulativa: è noto già dall'Ottocento il cosiddetto effetto Werther, l'incremento di suicidi seguito alla pubblicazione del romanzo I dolori del giovane Werther di Goethe. Per questa ragione l'Organizzazione mondiale della sanità ha diramato delle linee guida per dirigere il comportamento degli operatori dell'informazione e dei mezzi di comunicazione di massa, ai quali è affidata la richiesta di un comportamento responsabile. L'opposto dell'effetto Werther è l'effetto Papageno in cui la componente emulativa salva le persone dal suicidio poiché la notizia di una persona che rinuncia ad uccidersi provoca una emulazione positiva che porta a scegliere la vita invece che il suicidio.
La tabella seguente è una lista di stati per tasso di suicidio secondo i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ed altre fonti.Circa una persona su 5.000–15.000 muore ogni anno per suicidio (1,5% di tutti i decessi nel 2016), con un tasso di 10,5 per 100.000 abitanti in calo rispetto agli 11,6 del 2008. Nei paesi ad alto reddito, i tassi di comportamenti suicidari tra uomini e donne differiscono in misura maggiore rispetto a quelli del resto del mondo: anche se le donne sono più inclini a pensieri suicidi, i tassi di suicidio sono incredibilmente più alti negli uomini (il suicidio negli uomini è stato definito una “epidemia silenziosa”). L'Europa è la regione del mondo dove avvengono più suicidi, mentre il Mediterraneo orientale quella dove ne avvengono meno.Secondo uno studio del 2019, i tassi globali di decesso per suicidio sono diminuiti di un terzo tra il 1990 e il 2016, mentre il numero assoluto di decessi per suicidio è effettivamente aumentato del 6,7%, da 762.000 a 817.000 all'anno. Complessivamente, i tassi sono stati di circa 16 decessi ogni 100.000 uomini e 7 decessi ogni 100.000 donne nel 2016: nelle donne si è anche notata una maggiore riduzione rispetto agli uomini durante il periodo di studio indicato.Secondo le recenti pubblicazioni dell'OMS, lo stigma sociale, il tabù di discutere apertamente di suicidio e la scarsa disponibilità di dati porta a una scarsa qualità dei dati disponibili sia per il suicidio che per i tentativi di suicidio: "data la sensibilità del suicidio - e l'illegalità del comportamento suicidario in alcuni paesi - è possibile che la sottovalutazione e l'errata classificazione siano problemi di maggior rilievo per il suicidio che non per la maggior parte delle altre cause di morte".
La sociologia è la scienza sociale che studia i fenomeni della società umana, indagando i loro effetti e le loro cause, in rapporto con l'individuo e il gruppo sociale; un'altra definizione, più restrittiva, definisce la sociologia come lo studio scientifico della società. Altre definizioni storiche includono quella di Auguste Comte che la definisce uno strumento di azione sociale, quella di Émile Durkheim, cioè la scienza dei fatti e dei rapporti sociali, infine quella di Max Weber, scienza che punta alla comprensione interpretativa dell'azione sociale (interpretativismo).
La sociologia relazionale (o teoria relazionale della società) è stata inizialmente formulata dal sociologo italiano Pierpaolo Donati all'inizio degli anni ottanta del novecento nel volume “Introduzione alla sociologia relazionale” (Franco Angeli, Milano, 1983, seconda edizione 1986). Questa “Introduzione” è nata come una sorta di “Manifesto della sociologia relazionale”, anche se allora pochi se ne sono accorti. Secondo questa prospettiva la società è fatta di relazioni (precisamente di relazioni sociali) che devono essere concepite non come una realtà accidentale, secondaria o derivata da altre entità (individui o sistemi), bensì come realtà sui generis. Tale relazione può essere colta attraverso tre modalità di essere: 1. la relazione in quanto riferimento simbolico-intenzionale (refero), 2. la relazione in quanto connessione o legame (religo), 3. la relazione in quanto effetto emergente (anziché come effetto aggregato). Quando la relazione ha un'esistenza reale, e non è un mero ente astratto di ragione, tali modalità sono necessariamente compresenti fra loro. La presente teoria si sviluppa attorno ad un concetto schematico di strutturazione di ogni elemento facente parte della società complessa: lo schema AGIL di parsonsiana memoria (Adaptation, Goal attainmnent, Integration, Latency) che descrive il percorso di sviluppo, inserimento, perseguimento degli obiettivi e durata nel tempo di qualsiasi accadimento sociale. Il rischio di questa teoria è quello di sfociare nell'essere eccessivamente generalizzata, includendo come variabili di riferimento praticamente qualsiasi contingenza presente nel mondo sociale. Successivamente, molti altri autori hanno contribuito allo sviluppo di una più articolata sociologia relazionale. Emirbayer (1997)” ha scritto un ‘Manifesto di sociologia relazionale", Crossley (2011) e Donati (2011) hanno fornito una visione più sistematica. Alcuni studiosi assimilano la sociologia relazionale alla network analysis (Crossley 2011, Mische 2011), altri tracciano delle differenze fra questi due modi di intendere l'analisi della società (Donati 2011; Terenzi 2012; Tronca 2013). Esistono gruppi e reti di sociologia relazionale in vari Paesi, tra cui il Canada l'Australia e l'Italia.
La sociologia della religione è un ramo specializzato della sociologia. È essenzialmente lo studio della pratica, delle strutture sociali, del contesto storico, dello sviluppo, dei temi di fondo comuni a tutte le religioni. Si sottolinea in modo particolare il ruolo che la religione ha in quasi tutte le società del mondo, nel corso della storia. I sociologi della religione cercano di spiegare gli effetti della società sulla religione e gli effetti della religione sulla società, vale a dire il loro rapporto dialettico.
Le scienze della comunicazione sono le scienze sociali che studiano la comunicazione umana. Le scienze coinvolte in questi studi sono numerose e si differenziano non solo per gli approcci, ma anche per le tipologie di fenomeni comunicativi che osservano. In ambito accademico quando si parla di comunicazione si allude quasi sempre alle comunicazioni di massa (giornalismo, radio, televisione, cinema, nuovi media) e ai processi comunicativi di tipo istituzionale o professionale, cioè la comunicazione pubblica (intesa come comunicazione della pubblica amministrazione), la comunicazione sociale e la comunicazione d'impresa, comprendente la pubblicità, le pubbliche relazioni e alcuni segmenti del marketing. Di solito, invece, per riferirsi ai processi di comunicazione interpersonale si parla di "scienze del linguaggio".
Karl Emil Maximilian Weber (in Tedesco: ['maks 've:b ]; Erfurt, 21 aprile 1864 Monaco di Baviera, 14 giugno 1920) stato un sociologo, filosofo, economista e storico tedesco. considerato uno dei padri fondatori dello studio moderno della sociologia e della pubblica amministrazione. Cominci la sua carriera accademica all'Universit Humboldt di Berlino; successivamente lavor all'Universit Albert Ludwigs di Friburgo, all'Universit di Heidelberg, all'Universit di Vienna e all'Universit di Monaco di Baviera. Personaggio influente nella politica tedesca del suo tempo, fu consigliere dei negoziatori tedeschi durante il Trattato di Versailles (1919) e della commissione incaricata di redigere la Costituzione di Weimar. Larga parte del suo lavoro di pensatore e studioso riguard la razionalizzazione nell'ambito della sociologia della religione e della sociologia politica, ma i suoi studi diedero un contributo importante anche nel campo dell'economia. La sua opera pi famosa il saggio L'etica protestante e lo spirito del capitalismo, con il quale cominci le sue riflessioni sulla sociologia della religione. Weber sosteneva che la religione fosse una delle ragioni non esclusive per cui le culture dell'Occidente e dell'Oriente si sono sviluppate in maniera diversa, e sottolineava l'importanza di alcune particolari caratteristiche del Protestantesimo ascetico che portarono alla nascita del capitalismo, della burocrazia e dello Stato razionale e legale nei paesi occidentali. In un'altra sua importante opera, La politica come professione (Politik als Beruf) - da notare, comunque, che, in tedesco, Beruf-Berufung significano anche vocazione, analogamente all'inglese "vocation" - Weber defin lo Stato come "un'entit che reclama il monopolio sull'uso legittimo della forza fisica": una definizione divenuta centrale nello studio delle moderne scienze politiche in Occidente. Ai suoi contributi pi noti si fa spesso riferimento come "Tesi di Weber".
Il concetto di capitale sociale può essere definito in generale come un corpus di regole che facilitano la collaborazione all'interno dei gruppi o tra essi.