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Autore principale: Bucciarelli, Leonardo
Pubblicazione: Massarosa : Giovane Holden, 2012
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Per suicidio (dal latino sui caedere, uccidere sé stessi) si intende l'atto col quale una persona si procura deliberatamente la morte.Il suicidio è il gesto autolesionistico più estremo, tipico in condizioni di grave disagio o malessere psichico, in particolare in persone affette da grave depressione e/o disturbi mentali di tipo psicotico. Esso può essere determinato anche da cause o motivazioni strettamente personali, ovvero eventi quali particolari situazioni esistenziali sfavorevoli, gravi condizioni economiche e sociali, abusi fisici e psichici, delusioni amorose, condizioni di salute o di non accettazione del proprio corpo, mobbing familiare, derisioni, bullismo e cyberbullismo. Dal punto di vista medico-psicologico, numerosi dati di letteratura indicano che è sicuramente possibile prevenire il suicidio nella popolazione generale, riducendo drasticamente il numero di morti, attraverso opportune campagne di informazione e mediante programmi e centri di aiuto e assistenza. Sociologicamente il suicidio è stato analizzato in modo approfondito da Émile Durkheim, che ha individuato quattro tipi di suicidio collegati ai gradi d'integrazione e regolamentazione sociale: egoistico, altruistico, fatalista e anomico.Nella genesi del suicidio gioca un ruolo importante la componente emulativa: è noto già dall'Ottocento il cosiddetto effetto Werther, l'incremento di suicidi seguito alla pubblicazione del romanzo I dolori del giovane Werther di Goethe. Per questa ragione l'Organizzazione mondiale della sanità ha diramato delle linee guida per dirigere il comportamento degli operatori dell'informazione e dei mezzi di comunicazione di massa, ai quali è affidata la richiesta di un comportamento responsabile. L'opposto dell'effetto Werther è l'effetto Papageno in cui la componente emulativa salva le persone dal suicidio poiché la notizia di una persona che rinuncia ad uccidersi provoca una emulazione positiva che porta a scegliere la vita invece che il suicidio.
Il suicidio in Giappone, data l'alta incidenza tra la popolazione (16,7 ogni 100 000 persone nel 2017), è considerato uno dei maggiori problemi del Paese.Tra le maggiori cause che spingono i giapponesi a togliersi la vita così frequentemente sono state individuate i problemi economici conseguenti alla forte recessione economica degli anni novanta, la depressione e problemi sociali di varia natura.Nel 2011 il numero dei suicidi ha superato per il 14º anno consecutivo la soglia dei 30 000, scendendo sotto questa soglia per la prima volta in quindici anni solo nel 2012. Da allora il numero dei suicidi è in costante calo, grazie anche all'intervento del governo che ha iniziato a investire in opere di prevenzione a partire dalla seconda metà degli anni duemila.Tra i luoghi più frequentati per i suicidi è stata indicata la foresta Aokigahara, ai piedi del Monte Fuji, la quale registra una media di 30 morti l'anno e 78 solo nel 2007.
La tabella seguente è una lista di stati per tasso di suicidio secondo i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ed altre fonti.Circa una persona su 5.000–15.000 muore ogni anno per suicidio (1,5% di tutti i decessi nel 2016), con un tasso di 10,5 per 100.000 abitanti in calo rispetto agli 11,6 del 2008. Nei paesi ad alto reddito, i tassi di comportamenti suicidari tra uomini e donne differiscono in misura maggiore rispetto a quelli del resto del mondo: anche se le donne sono più inclini a pensieri suicidi, i tassi di suicidio sono incredibilmente più alti negli uomini (il suicidio negli uomini è stato definito una “epidemia silenziosa”). L'Europa è la regione del mondo dove avvengono più suicidi, mentre il Mediterraneo orientale quella dove ne avvengono meno.Secondo uno studio del 2019, i tassi globali di decesso per suicidio sono diminuiti di un terzo tra il 1990 e il 2016, mentre il numero assoluto di decessi per suicidio è effettivamente aumentato del 6,7%, da 762.000 a 817.000 all'anno. Complessivamente, i tassi sono stati di circa 16 decessi ogni 100.000 uomini e 7 decessi ogni 100.000 donne nel 2016: nelle donne si è anche notata una maggiore riduzione rispetto agli uomini durante il periodo di studio indicato.Secondo le recenti pubblicazioni dell'OMS, lo stigma sociale, il tabù di discutere apertamente di suicidio e la scarsa disponibilità di dati porta a una scarsa qualità dei dati disponibili sia per il suicidio che per i tentativi di suicidio: "data la sensibilità del suicidio - e l'illegalità del comportamento suicidario in alcuni paesi - è possibile che la sottovalutazione e l'errata classificazione siano problemi di maggior rilievo per il suicidio che non per la maggior parte delle altre cause di morte".
Il suicidio. Studio di sociologia (titolo originale Le Suicide) è un saggio del sociologo francese Émile Durkheim. In esso l'autore implementa i principi metodologici che aveva precedentemente definito nel saggio Le regole del metodo sociologico. In questo libro difende l'idea che il suicidio sia un fatto sociale a sé stante - esercita sugli individui potere coercitivo ed esterno - e, in quanto tale, può essere analizzato dalla sociologia. Questo fenomeno, che si potrebbe pensare a prima vista causato da ragioni intime e psicologiche, è anche determinato da cause sociali. Le statistiche mostrano che il suicidio è un fenomeno sociale normale: è un fenomeno regolare presente in molte società e, all'interno di ciascuna società, i tassi di suicidio si evolvono relativamente poco: "Ciò che questi dati statistici esprimono è la tendenza al suicidio della quale ogni società è afflitta collettivamente". Durkheim prima tentò di identificare le cause del suicidio e quindi di proporre una serie di tipologie di suicidi, in base alle loro cause.
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