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Padri della Chiesa è la denominazione adottata dal Cristianesimo intorno al V secolo per indicare i principali scrittori cristiani, il cui insegnamento e la cui dottrina erano ritenuti fondamentali per la dottrina della Chiesa. I loro scritti, che formano la cosiddetta letteratura patristica, sintetizzano la dottrina quale emerge dalla Bibbia, specialmente dai Vangeli, dagli scritti degli apostoli, dai pronunciamenti della Chiesa dei primissimi secoli e dalle decisioni dei primi concili, fornendo un compendio omogeneo di insegnamenti da trasmettere alle generazioni cristiane successive. Un primo elenco di padri della Chiesa fu redatto nel Decreto Gelasiano (VI secolo); i padri più autorevoli ebbero anche il titolo di Dottori della Chiesa.
Una statua (dal latino statŭa, '(cosa) che sta ferma', 'ritta', 'in piedi', da statuĕre, 'collocare', 'innalzare') è un'opera di scultura a tutto rilievo (o a tutto tondo) che può raffigurare un oggetto, una figura umana o animale, o un'entità astratta e idealizzata. Può essere realizzata in pietra, in marmo, in legno, in bronzo. In caso di successive gettate in metallo, il modello della statua può essere realizzato in gesso (anche plastica) o in cera.
Con filosofia patristica si intende la filosofia cristiana dei primi secoli, elaborata dai Padri della Chiesa e dagli scrittori ecclesiastici. Dopo il periodo dell'Apologetica, che aveva visto gli scrittori cristiani impegnati nella difesa della loro religione dalle tesi morali e filosofiche ad essa contrarie, si giunge alla concessione ai cristiani della libertà di culto con l'editto di Milano (313): non è più necessario difendere la dottrina cristiana. Gli scrittori cristiani hanno così la possibilità di impegnarsi nell'evangelizzazione della religione e nell'indagine dei testi sacri (Esegesi). Costoro si rendono tuttavia consapevoli della sopravvivenza dei modelli ereditati dalla cultura pagana: si sentono perciò in dovere di fare i conti con il fascino che la filosofia, la retorica e la letteratura antiche continuano ad esercitare. Da qui la ricerca di un possibile dialogo (spesso sull'esempio di Origene): da un lato si cerca di interpretare il Cristianesimo mediante concetti ripresi dalla filosofia greca, dall'altro si riconduce il significato di questa alla nuova religione.
Il Pastore di Erma (in greco antico: Ποιμὴν τοῦ Ἑρμᾶ, Poimèn toŷ Ermâ; in latino: Hermae Pastor), originariamente intitolato semplicemente Il Pastore, è un testo paleocristiano di genere apocalittico, composto nella prima metà del II secolo. Prende il nome dal personaggio principale della Visione V, l'Angelo della Penitenza, il quale appare ad Erma nelle vesti di pastore. Sebbene non sia inserito nel canone biblico, il Pastore godette di un'ampia fortuna tra i cristiani del II secolo, tanto che alcuni Padri della Chiesa lo considerarono Sacra Scrittura. È composto da cinque Visioni, dodici Comandamenti e dieci Similitudini (o parabole). Facendo uso di allegorie e dedicando speciale attenzione alla Chiesa, chiede ai fedeli di pentirsi dei peccati che l'hanno danneggiata. Originariamente scritto a Roma in lingua greca, fu presto tradotto due volte in latino. Le due versioni latine sono le cosiddette "Vulgata" (inizio III secolo circa) e "Palatina" (V secolo). Il testo tradotto in latino si è conservato per intero, mentre quello greco è incompleto in quanto mancano gli ultimi paragrafi della nona Similitudine e tutta la decima Similitudine.
Padri e figli è un romanzo dello scrittore russo Ivan Sergeevič Turgenev, pubblicato per la prima volta nel 1862 sulla rivista Il messaggero russo. Una tra le più acclamate opere russe del XIX secolo e la più famosa e importante di Turgenev, vi si affronta il nichilismo, nella sua accezione atea, materialista, positivista e rivoluzionaria. La tematica verrà ripresa, approfondita, criticata da altri autori russi degli anni Sessanta del XIX secolo in maniera estensiva. L'opera scatenò diverse polemiche in Russia e all'estero, che costrinsero Turgenev a dare spiegazioni e, di fatto, a diradare la sua attività letteraria.
Col nome di Padri del deserto si indicano quei monaci, eremiti e anacoreti che nel IV secolo, dopo la pace costantiniana, abbandonarono le città per vivere in solitudine nei deserti d'Egitto, di Palestina, di Siria, sull'esempio di Gesù che trascorse quaranta giorni nel deserto per vincere le tentazioni del diavolo con il digiuno, la preghiera e la Parola di Dio, come raccontato nei Vangeli sinottici (Matteo 4,1-11, Marco 1,12-13 e Luca 4,1-13). Il primo di questi anacoreti fu Antonio il Grande e, secondi san Girolamo e san Paolo di Tebe. Nell'ascesi solitaria, i Padri (abba) e le Madri (amma) del deserto cercavano la via dell'hésychia, della pace interiore. Testimoni di una fede cristiana vissuta con radicalità, ebbero numerosi discepoli e i loro detti o apoftegmi, in cui traspaiono sapienza evangelica e arguzia umana, furono raccolti e tradotti in varie lingue, dando vita al genere letterario dei Pateriká. Accanto alla Vita di Antonio, scritta dal vescovo Atanasio di Alessandria, e alla Storia lausiaca di Palladio di Galazia, le varie raccolte di Apoftegmi restano le fonti più importanti per accostarsi alla spiritualità di questi asceti. La pittura (con Sassetta, Paolo Uccello, Hieronymus Bosch e Mathis Grünewald, per citare soltanto i più famosi), la letteratura (con Gustave Flaubert, Anatole France e Luca Desiato), la musica (con Paul Hindemith e Ottorino Respighi) si sono ispirate alla loro vita, cogliendone, talvolta, soltanto gli aspetti pittoreschi o folcloristici: le tentazioni, i demonietti, i mostriciattoli che popolano i deliziosi quadretti degli apoftegmi.
Il termine gnòsi deriva dal greco antico γνῶσις (gnòsis), vocabolo comune il cui significato originario era "conoscenza". Nelle scienza delle religioni, la parola gnosi assume un significato particolare, in quanto indica una forma speciale di conoscenza religiosa, che non procede da contenuti di fede acquisiti per intermediazione né a partire da principi o postulati, ma si realizza come accesso diretto al divino, mediante una sorta di illuminazione interiore, al termine di un cammino, spesso misterico, che garantisce il raggiungimento della salvezza spirituale agli iniziati. Presente in molte tradizioni religiose e cultuali del mondo, la gnosi non va confusa con lo gnosticismo, termine che, nello specifico, designa un complesso fenomeno di movimenti religiosi ereticali del cristianesimo dei primi secoli, dei quale la gnosi costituiva una componente fondamentale.
Le dottrine cristologiche dei primi secoli sono insegnamenti teologici e movimenti dei primi secoli dell'era cristiana. Una volta raggiunto un certo grado di consolidamento e istituzionalizzazione, alcune di queste dottrine vennero giudicate eterodosse e considerate eresie dalla maggior parte delle Chiese cristiane e negli scritti dei Padri della Chiesa. Tali discordie erano assai radicate nella comunità cristiana e il Concilio di Nicea del 325 rappresentò un momento importante di questo confronto, essendo stato il primo concilio della cristianità, nato dalla constatazione che il tema cristologico aveva ormai assunto un rilievo politico. Queste dottrine riguardano la definizione della natura di Gesù Cristo, la sua divinità, i suoi rapporti con la tradizione giudaica e con il monoteismo precristiano, tutti punti di un complesso di dottrine che costituiranno la cristologia. I movimenti che sostenevano queste dottrine diedero spesso luogo a organizzazioni ecclesiastiche che, non coincidendo con quelle della maggioranza istituzionalizzata, sono state definite come "chiese scismatiche".
Il termine ascetismo deriva da "ascesi" (dal greco antico askesis) una parola che in origine significava esercizio, allenamento di un atleta per il superamento di una prova. L'ascetismo viene riferito inizialmente al Cristianesimo, ma si ritrova nella storia delle religioni come un fenomeno attinente a diverse culture.Le pratiche ascetiche si propongono di conseguire una condizione di vita che, diversamente da quella ordinaria, realizzi superiori valori religiosi. L'ascesi comporta nell'uso prevalente una svalutazione della corporeità, realizzata tramite sacrifici, rinunce e mortificazioni della carne, al fine di raggiungere una superiore spiritualità, ma esiste anche un ascetismo che non contrappone il corpo allo spirito e che si fonda su pratiche che mirano a sviluppare e controllare capacità fisiche.