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Il teatro latino è una delle più grandi espressioni della cultura della Roma antica. Fortemente caratterizzato nella direzione dell'intrattenimento, era spesso incluso nei giochi, accanto ai combattimenti dei gladiatori, ma soprattutto, sin dalle origini è collegato alle feste religiose. La provenienza di molti testi è di origine greca, in forma di traduzioni letterali o rielaborazioni (vertere), mescolate ad alcuni elementi di tradizione etrusca. Era anche d'uso la contaminatio, consistente nell'inserire in un testo principale scene di altre opere, adattandole al contesto. Non di rado i testi erano censurati, impedendo riferimenti diretti alla vita civile o politica, mentre era esaltato il gusto della gestualità e della mimica. Il teatro era rivolto alla popolazione intera, e l'ingresso era gratuito.
Il termine mimo deriva da mimus, che è un prestito latino dal greco μῖμος, ed indica l'imitazione della vita reale e si riferisce sia al genere artistico sia all'attore che lo esercita. Rispetto all'accezione odierna del termine, nell'antichità tale etichetta copre sia forme di letteratura piuttosto sofisticata, non sempre destinata alla recitazione, sia generi di spettacolo più simili all'avanspettacolo o al cabaret, con numeri slegati fra loro, non sempre basati su veri e propri testi, con componenti di improvvisazione teatrale e largo spazio a musica, danza e a quella che oggi è intesa specificamente come "arte mimica".
Le Georgiche (in latino Georgica, neutro plurale - γεωργικά - dell'aggettivo greco γεωργικός, "contadino", o, più semplicemente, "agricoltura", dalle parole γῆ, "terra", ed ἔργον, "lavoro") sono un poema di Publio Virgilio Marone. Nell'universo ideologico delle Georgiche, la natura idealizzata delle Bucoliche viene in parte adombrata da una polarità per certi aspetti contraddittoria: tra "il senso del lavoro come lotta faticosa con la natura" (Labor omnia vicit \ improbus, et duris urgens in rebus egestas, I, vv. 145-146, " La fatica ostinata / e le necessità, che urgono / in circostanze difficili, / vinsero tutto", trad. M. Ramous) e "una visione idilliaca, idealizzata" (A. La Penna) della natura che è un sostrato comunque onnipresente nell'intero arco poetico di Virgilio. Anche lo stile è più ricco e ricercato rispetto alle Bucoliche, e coniuga i canoni dell'alessandrinismo e della poesia neoterica con il gusto spontaneo per il sublime e l'aspra versificazione scientifica del De rerum natura di Lucrezio, pubblicato nel 53 a.C., in un alternarsi ininterrotto di pungente malinconia e serena consapevolezza della caducità umana. L'opera si divide in quattro libri dedicati rispettivamente al lavoro nei campi, all'arboricoltura, all'allevamento del bestiame e all'apicoltura, per un totale di 2188 versi, precisamente esametri. Il titolo molto probabilmente deriva da un'opera del poeta greco didascalico Nicandro di Colofone. A muovere l'ispirazione del poeta sono la malinconia per l'infanzia lontana, la volontà di restaurazione degli ideali aviti percepiti in decadenza e un sostrato di complesse suggestioni culturali e filosofiche: queste le tre componenti principali, intrecciate su un genuino e spontaneo sentimento della vita rurale, che, bambino, Virgilio aveva vissuto in prima persona. L'opera fu "orientata" da Mecenate seguendo le ispirazioni ideologiche augustee: venne composta nel periodo immediatamente precedente l'affermazione di Ottaviano a Roma e negli stesi anni in cui Virgilio entrò a far parte del circolo di Mecenate: precisamente tra il 37 e il 31 a.C.(il poeta scrisse dunque, in media, meno di un verso al giorno). Secondo Antonio La Penna, le Georgiche si possono considerare "l'opera più stilisticamente elaborata della letteratura latina".
Gaio Cilnio Mecenate (in latino Gaius Cilnius Maecenas; Arezzo, 15 aprile 68 a.C. 8 a.C.), nato da un'antica famiglia etrusca, stato un influente consigliere, alleato ed amico dell'imperatore Augusto.
Decimo Laberio (in latino: Decimus Laberius; 106 a.C. – 43 a.C.) è stato un drammaturgo romano.
Il Centro di produzione Rai di Milano è uno dei 4 centri di produzione televisiva e radiofonica della Rai, insieme a quelli di Roma, Torino e Napoli. È suddiviso in due sedi: quella storica di corso Sempione 27, in una zona elegante e residenziale, e quella di via Mecenate 76, che si trova alla periferia sud-est del capoluogo lombardo, nei pressi dell'aeroporto di Linate.
Per antonomasia (antonomàsia; dal verbo greco ἀντονομάζω, antonomázo, «cambiare nome») si intende una figura retorica utilizzata con diverse funzioni e scopi.