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L'Oratio pro Tito Annio Milone (Orazione in difesa di Tito Annio Milone) è un discorso giudiziario che avrebbe dovuto essere pronunciato nel 52 a.C. dall'oratore romano Marco Tullio Cicerone. Tito Annio Milone era un importante politico della fazione degli optimates, in conflitto con il popolare Publio Clodio Pulcro, leader della plebe romana. I due scatenarono gravi e violenti disordini mediante la creazione di bande di schiavi armati e gladiatori; il 18 gennaio del 52 a.C., infine, si incontrarono presso Bovillae, sulla via Appia, e nello scontro che si originò Clodio fu ucciso. Di fronte alle manifestazioni popolari che si scatenarono, fu impossibile per gli optimates evitare che Milone fosse citato in giudizio: il processo per la morte di Clodio si tenne in aprile, e a presentare le ragioni dell'accusa furono Marco Antonio e Appio Claudio Pulcro, consolare e fratello di Clodio. La difesa fu affidata, invece, ai principali oratori, tra cui, appunto, Cicerone. Questi, tuttavia, salito sui rostra, le tribune del Foro da cui gli oratori parlavano, impaurito dal numero di persone radunatesi, non riuscì a pronunciare la sua orazione, e il suo discorso fu anzi stentato ed inconcludente: Milone fu dunque condannato per i voti di 12 senatori su 18, 13 equites su 17 e 16 tribuni dell'erario su 19, e costretto a ritirarsi in esilio a Marsiglia. Più tardi, Cicerone riscrisse e pubblicò l'orazione che avrebbe voluto pronunciare in occasione del processo a Milone, facendone il capolavoro dell'arte oratoria romana: lo stile è particolarmente curato ed equilibrato, le argomentazioni precise e sottili.
Gregorio Nazianzeno, in latino: Gregorius Nazianzenus, in greco: Γρηγόριος ὁ Ναζιανζηνός, traslitterato: Grēgórios ho Nazianzēnós, detto anche Gregorio il Teologo (Nazianzo, 329 – Nazianzo, 390 circa), è stato un vescovo e teologo greco antico; fu maestro di san Girolamo. Venerato dalle Chiese cristiane, è riconosciuto dalla Chiesa cattolica come Dottore e Padre della Chiesa. È uno dei Padri cappadoci.
Le Filippiche sono orazioni che Marco Tullio Cicerone pronunci contro Marco Antonio dal 2 settembre del 44 a.C. al 21 aprile del 43 a.C., ad eccezione della II Filippica, immaginata come pronunciata in senato, in risposta agli sprezzanti attacchi di Antonio nei suoi riguardi durante l'assemblea del 19 settembre (a cui Cicerone non partecip ). Questa orazione di Cicerone, accuratamente preparata nella sua villa a Pozzuoli, poi inviata all'amico Attico - che ne apprezz molto la vis retorica e mai pronunciata, venne presumibilmente fatta circolare negli ambienti politici romani prima del 20 dicembre 44, giorno in cui la III e la IV Filippica vennero presentate rispettivamente in senato e davanti al popolo.
L'Elogio della Follia (titolo originale in latino: Moriae encomium; in greco: Μωρίας ἐγκώμιον [Morias enkomion]; in olandese: Lof der Zotheid) è un saggio scritto in latino da Erasmo da Rotterdam nel 1509 e pubblicato per la prima volta nel 1511. L'opera fu redatta e completata in prima stesura nel giro di una settimana, mentre Erasmo soggiornava con Tommaso Moro nella residenza di quest'ultimo a Bucklersbury. L'Elogio della follia è considerata una delle opere letterarie più influenti della moderna civiltà occidentale. Erasmo dedica l'opera proprio al suo amico Tommaso Moro e gioca sul doppio significato del titolo Moriae encomium, che potrebbe essere tradotto anche come "Elogio di Moro" (l'explicit è: "Finis Moriae in gratiam Mori"). Nella dedica a quest'ultimo, Erasmo da Rotterdam sottolinea il carattere satirico del saggio, nato durante un periodo di malattia e riposo forzato, e volto a suscitare il riso degli amici. L'opera non era infatti destinata alla pubblicazione e lo stesso Erasmo rimase sbalordito dal successo ottenuto. Il libro fu subito ristampato più volte e tradotto in francese e tedesco. Dopo la morte di Erasmo ne seguì pure un'edizione in inglese.