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La Pro Cornelio Balbo è un'orazione composta da Marco Tullio Cicerone nel 56 a.C., scritta e pronunciata da questi in difesa dello spagnolo Lucio Cornelio Balbo, accusato d'aver ottenuto la cittadinanza romana illecitamente. Per Cicerone questa fu un'ottima occasione per difendere il suo amico Balbo e, nello stesso tempo, per tessere gli elogi di Pompeo.
Gregorio Nazianzeno, in latino: Gregorius Nazianzenus, in greco: Γρηγόριος ὁ Ναζιανζηνός, traslitterato: Grēgórios ho Nazianzēnós, detto anche Gregorio il Teologo (Nazianzo, 329 – Nazianzo, 390 circa), è stato un vescovo e teologo greco antico; fu maestro di san Girolamo. Venerato dalle Chiese cristiane, è riconosciuto dalla Chiesa cattolica come Dottore e Padre della Chiesa. È uno dei Padri cappadoci.
Le Filippiche sono orazioni che Marco Tullio Cicerone pronunci contro Marco Antonio dal 2 settembre del 44 a.C. al 21 aprile del 43 a.C., ad eccezione della II Filippica, immaginata come pronunciata in senato, in risposta agli sprezzanti attacchi di Antonio nei suoi riguardi durante l'assemblea del 19 settembre (a cui Cicerone non partecip ). Questa orazione di Cicerone, accuratamente preparata nella sua villa a Pozzuoli, poi inviata all'amico Attico - che ne apprezz molto la vis retorica e mai pronunciata, venne presumibilmente fatta circolare negli ambienti politici romani prima del 20 dicembre 44, giorno in cui la III e la IV Filippica vennero presentate rispettivamente in senato e davanti al popolo.
L'Elogio della Follia (titolo originale in latino: Moriae encomium; in greco: Μωρίας ἐγκώμιον [Morias enkomion]; in olandese: Lof der Zotheid) è un saggio scritto in latino da Erasmo da Rotterdam nel 1509 e pubblicato per la prima volta nel 1511. L'opera fu redatta e completata in prima stesura nel giro di una settimana, mentre Erasmo soggiornava con Tommaso Moro nella residenza di quest'ultimo a Bucklersbury. L'Elogio della follia è considerata una delle opere letterarie più influenti della moderna civiltà occidentale. Erasmo dedica l'opera proprio al suo amico Tommaso Moro e gioca sul doppio significato del titolo Moriae encomium, che potrebbe essere tradotto anche come "Elogio di Moro" (l'explicit è: "Finis Moriae in gratiam Mori"). Nella dedica a quest'ultimo, Erasmo da Rotterdam sottolinea il carattere satirico del saggio, nato durante un periodo di malattia e riposo forzato, e volto a suscitare il riso degli amici. L'opera non era infatti destinata alla pubblicazione e lo stesso Erasmo rimase sbalordito dal successo ottenuto. Il libro fu subito ristampato più volte e tradotto in francese e tedesco. Dopo la morte di Erasmo ne seguì pure un'edizione in inglese.