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Con la locuzione "trattativa Stato-mafia" si fa riferimento ai contatti che secondo la sentenza di primo grado del 20 aprile 2018 sono avvenuti a partire dal 1992 in seguito all'omicidio dell'onorevole Salvo Lima tra esponenti delle Istituzioni e rappresentanti di Cosa nostra. La trattativa fu portata avanti a partire dall'inizio della cosiddetta "stagione stragista" al fine di giungere a un accordo, il cui fulcro ipotizzato sarebbe stato, in sintesi, quello di porre fine alle stragi mafiose in cambio di un'attenuazione della lotta alla mafia stessa da parte dello Stato italiano (in particolare in seguito all'attività del pool di Palermo guidato da Giovanni Falcone che aveva condannato nel Maxiprocesso di Palermo centinaia di criminali mafiosi) per giungere a delle forme di reciproca convivenza. La trattativa Stato-mafia sarebbe stato quindi il risultato del ricatto della mafia esercitato attraverso le stragi, al fine di costringere lo Stato a un compromesso. Le varie ipotesi sono state a lungo oggetto di inchieste giornalistiche e di indagini giudiziarie, tuttora in corso. Secondo alcune fonti, si potrebbe anche parlare, al plurale, di "trattative Stato-mafia".
Piersanti Mattarella (Castellammare del Golfo, 24 maggio 1935 – Palermo, 6 gennaio 1980) è stato un politico italiano, assassinato da Cosa nostra durante il mandato di presidente della Regione Siciliana.
Maxiprocesso di Palermo è la denominazione che fu data, a livello giornalistico, a un processo penale celebrato a Palermo per crimini di mafia (ma il nome esatto dell'organizzazione criminale è Cosa nostra), tra cui omicidio, traffico di stupefacenti, estorsione, associazione mafiosa e altri. Il maxiprocesso deve il proprio soprannome alle sue enormi proporzioni: in primo grado gli imputati erano 475 (poi scesi a 460 nel corso del processo), con circa 200 avvocati difensori. Il processo di primo grado si concluse con pesanti condanne: 19 ergastoli e pene detentive per un totale di 2665 anni di reclusione. Dopo un articolato iter processuale tali condanne furono poi quasi tutte confermate dalla Cassazione. A quanto è dato sapere, si tratta del più grande processo penale mai celebrato al mondo.Durò dal 10 febbraio 1986 (giorno di inizio del processo di primo grado) al 30 gennaio 1992 (giorno della sentenza finale della Corte di Cassazione). Tuttavia spesso per maxiprocesso si intende il solo processo di primo grado, durato fino al 16 dicembre 1987.
Giuseppe Marchese (Palermo, 12 dicembre 1963) è un mafioso italiano. Nipote del boss Filippo Marchese e cognato di Leoluca Bagarella (la sorella Vincenza sposò Bagarella, a sua volta cognato di Totò Riina), insieme al fratello Antonino è stato uno dei killer più spietati appartenenti alla fazione dei corleonesi. Entra a far parte di Cosa nostra ad appena 17 anni, e nella seconda guerra di mafia partecipa a vari omicidi tra cui quelli dei boss Stefano Bontate e Salvatore Inzerillo. Viene arrestato il 15 gennaio 1982 per porto abusivo di armi e in carcere uccide il killer Vincenzo Puccio sfondandogli il cranio con una padella. Nel 1987, al termine del Maxiprocesso di Palermo, è condannato all'ergastolo. Tuttavia si pente e diventa collaboratore di giustizia dopo la morte di Giovanni Falcone, ammettendo diverse volte di aver simulato la pazzia e di aver scontato gran parte delle condanne precedenti in 'manicomio' grazie all'intercessione di Riina.
Giuseppe Greco, detto Scarpuzzedda o semplicemente "Pino" (Palermo, 4 gennaio 1952 – Palermo, settembre 1985), è stato un mafioso italiano, legato a Cosa Nostra.
Filippo Marchese (Palermo, 11 settembre 1938 – Palermo, 1983) è stato un mafioso italiano, figura di spicco nella mafia siciliana, killer sospettato di decine di omicidi e boss della famiglia mafiosa del quartiere Corso Dei Mille di Palermo.
«Cosa nostra» (nel linguaggio comune genericamente detta mafia siciliana o semplicemente mafia) è un'espressione utilizzata per indicare un'organizzazione criminale di tipo mafioso-terroristico presente in Italia, soprattutto in Sicilia e in più parti del mondo. Questo termine viene oggi utilizzato per riferirsi esclusivamente alla mafia di origine siciliana (anche per indicare le sue ramificazioni internazionali, specie negli Stati Uniti d'America, dove viene identificata come Cosa nostra statunitense, sebbene oggi entrambe abbiano diffusione a carattere internazionale), per distinguerla dalle altre associazioni ed organizzazioni mafiose. Gli interventi di contrasto da parte dello Stato italiano si sono fatti più decisi a partire dagli anni ottanta del XX secolo, attraverso le indagini del cosiddetto "pool antimafia" creato dal giudice Rocco Chinnici e in seguito diretto da Antonino Caponnetto. Facevano parte del pool anche i magistrati Giuseppe Di Lello, Leonardo Guarnotta, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.