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Il sergente nella neve è il racconto autobiografico del 1953 scritto da Mario Rigoni Stern. Si tratta della cronaca dell'esperienza personale vissuta dall'autore durante il servizio come sergente maggiore dei reparti mitraglieri nel battaglione "Vestone" dell'ARMIR nel corso della Ritirata di Russia nel gennaio 1943. Al suo apparire, il lavoro ha meritato il Premio Viareggio per l'Opera Prima.Dal libro è stata tratta la sceneggiatura per un film, mai realizzato, ad opera del regista Ermanno Olmi e dello stesso Mario Rigoni Stern.
I Diecimila furono un gruppo di mercenari, principalmente greci, assoldati da Ciro il Giovane nel tentativo di usurpare il trono di Persia al fratello Artaserse II. La marcia che li portò alla battaglia di Cunassa e il loro ritorno in Grecia (durata un anno e tre mesi, dal 401 al 399 a.C., e lunga millecentocinquanta parasanghe) fu registrata da uno dei mercenari, Senofonte, nella sua Anabasi.
L'Anabasi, o più propriamente l'Anabasi di Ciro (in greco antico: Κύρου Ἀνάβασις, Kýrou Anábasis, "spedizione verso l'interno di Ciro") è la più celebre opera dello storiografo greco Senofonte, risalente al IV secolo a.C.
Norma è un'opera in due atti di Vincenzo Bellini su libretto di Felice Romani, tratto dalla tragedia Norma, ou L'infanticide di Louis-Alexandre Soumet (1786-1845). Composta in meno di tre mesi, nel 1831, fu data in prima assoluta al Teatro alla Scala di Milano il 26 dicembre dello stesso anno, inaugurando la stagione di Carnevale e Quaresima 1832. Quella sera l'opera, destinata a diventare la più popolare tra le dieci composte da Bellini, andò incontro a un fiasco clamoroso, dovuto sia a circostanze legate all'esecuzione, sia alla presenza di una claque avversa a Bellini e alla primadonna, il soprano Giuditta Pasta. Non solo, ma l'inconsueta severità della drammaturgia e l'assenza del momento più sontuoso, il concertato che tradizionalmente chiudeva il primo dei due atti, spiazzò il pubblico milanese. Il soggetto è ambientato nelle Gallie al tempo dell'antica Roma, e presenta espliciti legami con il mito di Medea. Fedele a questa idea di classica sobrietà, Bellini adottò per Norma una tinta orchestrale particolarmente omogenea, relegando l'orchestra al ruolo di accompagnamento della voce.
La locuzione latina Maxima debetur puero reverentia, tradotta letteralmente, significa "Al fanciullo si deve il massimo rispetto" (Giovenale, Satire, XIV, 47: Maxima debetur puero reverentia, siquid/ turpe paras, che tradotto significa "Se si prepara qualcosa di turpe al fanciullo si deve il massimo rispetto" ). Talvolta però l'espressione è stata erroneamente tradotta come se puero fosse un ablativo d'agente, e quindi col significato di "i fanciulli devono essere rispettosi". Questa sentenza, che nel testo di Giovenale era una semplice esortazione ai genitori affinché non dessero cattivi esempi ai loro figli, con il tempo è divenuta celebre e forma oggi il motto di varie organizzazioni e società filantropiche aventi come scopo la cura e la protezione del fanciullo.
La morte e la fanciulla (Death and the Maiden) è un film del 1994 diretto da Roman Polański, tratto dall'omonimo dramma teatrale di Ariel Dorfman.
Il brefotrofio è l'istituto che accoglie e alleva i neonati illegittimi, abbandonati o in pericolo di abbandono. Si distingue dall'orfanotrofio, attuali case famiglia, che è invece la struttura di accoglienza dove sono accolti ed educati i bambini orfani, e a cui vengono anche affidati minori abbandonati o maltrattati dai genitori naturali. Il termine deriva dal latino tardo brephotrophīum (attestato nel Codex di Giustiniano: 534 d.C.), prestito dal greco brephotrophêion (βρεϕοτροϕεῖον), composto di bréphos (βρέϕος) «neonato, infante» e il tema di tréphein «allevare, nutrire». In italiano, il termine, documentato dal 1796, fu assunto nel primo Ottocento, assieme ad altri nomi mutuati dalle lingue classiche, per designare nuove istituzioni: non solo a causa delle preferenze del linguaggio burocratico per le parole difficili, ma anche per la sua funzione eufemistica.