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L'onomastica romana è lo studio dei nomi propri di persona, delle loro origini e dei processi di denominazione nella Roma antica. L'onomastica latina prevedeva che i nomi maschili tipici contenessero tre nomi propri (tria nomina) che erano indicati come praenomen (il nome proprio come intendiamo oggi), nomen (equivalente al nostro cognome che individuava la gens, ovvero era il cosiddetto "gentilizio") e cognomen (che indicava la famiglia in senso nucleare, all'interno della gens). Talvolta si aggiungeva un "secondo cognomen", chiamato agnomen. Un uomo che veniva adottato, mostrava nel nome anche quello di adozione (come nel caso dell'imperatore Augusto). Per i nomi femminili, c'erano poche differenze, anche se queste non usavano di norma il praenomen proprio, ma quello del marito o del padre. Quando i tria nomina erano indicativi di possesso di cittadinanza, solo tre elementi erano obbligatori: praenomen, nomen e cognomen, mentre elementi aggiuntivi come l'agnomen erano opzionali.
La lingua spagnola ha nomi che esprimono oggetti concreti, gruppi e classi di oggetti, qualità, sentimenti e altre idee astratte. Tutti i nomi hanno un genere grammaticale convenzionale. I nomi numerabili si declinano per numero (singolare e plurale). Tuttavia, la divisione tra nomi innumerabili e numerabili è più ambigua per esempio rispetto a quella inglese.
Odino, il dio principale e forse il più conosciuto della Mitologia norrena, possedeva molti nomi. Gli si attribuiscono non meno di 200 nomi, a motivo del suo essere un dio multiforme. Durante le sue lunghe peregrinazioni in mezzo agli uomini e ad altre creature, come ad esempio i giganti, Odino adottava nomi sempre diversi, ciascuno con un significato ben preciso e spesso legato al mito di riferimento. La molteplicità di nomi serviva inoltre a nascondere la sua identità. La Gylfaginning, la prima parte dell'Edda di Snorri, ricorda che Odino aveva un aspetto triplice (þriggi). A lui poi sono dedicati numerosi toponimi sparsi per tutta la Scandinavia, con una maggiore concentrazione in Danimarca e Svezia e un'assenza totale in Norvegia e Islanda, dove più comune era il culto di Thor (per via del suo carattere conservatore). Odino era inoltre il dio della magia, conoscitore delle rune, e creatore del sacrificio. Il nome nella cultura nordica era un elemento essenziale. Era ciò che determinava l'indivindualità di una persona e di un oggetto: dando un'occhiata a qualunque mito, si ci rende conto che anche gli oggetti all'apparenza più insignificanti sono dotati di un nome. Il nome era ciò che dava vita, cioè anima, a qualunque cosa.
In linguistica, un nome proprio è una notazione specifica adottata da una comunità o da un organismo amministrativo allo scopo di identificare e distinguere una persona (in questo caso si parla di antroponimo), un luogo o un'altra entità geografica (toponimo), una popolazione, una istituzione, un evento, un movimento culturale, un fenomeno sociale, un fenomeno oggetto di studio scientifico, una grandezza fisica, un'entità matematica (come un numero, una curva, una figura, o un teorema). Sul piano della denotazione, i nomi propri si distinguono, talora si giustappongono (e qualche volta si contrappongono) ai nomi comuni ed agli appellativi. In diverse lingue sono contraddistinti dall'iniziale maiuscola. Il nome proprio esprime il massimo di definitezza, in quanto individua univocamente un individuo. All'estremo opposto sta il pronome indefinito. Il diverso statuto di nomi comuni e nomi propri può riflettersi sul piano morfosintattico. Tipicamente i nomi comuni possiedono un plurale e sono accompagnati da uno specificatore. Di contro, i nomi propri non hanno plurale e lo specificatore che li accompagna è fisso o del tutto assente. Un importante punto di contatto tra nomi comuni e nomi propri sono le figure di antonomasia (le "sineddoche d'individuo", come le ha chiamate Pierre Fontanier), dove un uso particolare dei determinatori trasforma un nome proprio in nome comune o viceversa (un Attila, il Poeta).L'onomastica in generale e le più specifiche antroponimia, toponomastica ed etno-toponomastica studiano i nomi, le loro origini e il loro significato, sfruttando le metodologie proprie della linguistica e operando le necessarie ricerche di ordine storico e antropologico.
Maria Salomea Skłodowska, più conosciuta come Marie Curie (Varsavia, 7 novembre 1867 – Passy, 4 luglio 1934), è stata una chimica e fisica polacca naturalizzata francese. Nel 1903 fu insignita del premio Nobel per la fisica (assieme al marito Pierre Curie e ad Antoine Henri Becquerel) per i loro studi sulle radiazioni e, nel 1911, del premio Nobel per la chimica per la sua scoperta del radio e del polonio, il cui nome venne scelto dalla scienziata proprio in onore della sua terra. Marie Curie, unica donna tra i quattro vincitori di due Nobel, è la sola ad aver vinto il Premio in due distinti campi scientifici. Maria Skłodowska crebbe nella Polonia russa; poiché qui le donne non potevano essere ammesse agli studi superiori, si trasferì a Parigi e nel 1891 iniziò a frequentare la Sorbona, dove si laureò in fisica e matematica. Nel dicembre del 1897 iniziò a compiere degli studi sulle sostanze radioattive, che da allora rimasero al centro dei suoi interessi. Dopo la morte accidentale del marito Pierre Curie, avvenuta nel 1906, le fu concesso di insegnare nella prestigiosa università della Sorbona. Due anni più tardi le venne assegnata la cattedra di fisica generale, diventando la prima donna ad insegnare alla Sorbona. Morì nel 1934 per le radiazioni cui il suo fisico era stato per lungo tempo esposto e di cui negò sempre la pericolosità.
In linguistica, il genere è una categoria grammaticale. Mediante il genere si collocano le parole in gruppi ai quali si applicano regole grammaticali diverse. Il numero dei generi è molto variabile nelle diverse lingue, potendo passare da più di un centinaio a due, senza contare gli idiomi in cui il genere è del tutto assente come il turco. Nelle lingue europee in cui il genere esiste la distinzione più frequente è quella fra due generi (per esempio nelle lingue romanze e in svedese) o tre (in latino, nelle lingue germaniche, in diverse lingue slave e in greco); in polacco i generi sono di fatto cinque e in inglese sono assenti se non per poche parole e per aspetti residuali di scarsa importanza. Nel caso di persone e animali, il genere corrisponde spesso al sesso biologico dell'entità animata a cui si riferisce il sostantivo (padre, madre, dottore, dottoressa, gatto, cat, gatta, she-cat), mentre nel caso di vegetali, oggetti, concetti, azioni, qualità e alcuni ruoli esso è puramente convenzionale (melo, quercia, sedia, ragione, salto, capriola, bontà, sentinella). I generi grammaticali, chiamati anche classi nominali, costituiscono dunque classi di nomi che si riflettono nel comportamento delle parole associate; ogni nome deve appartenere a una delle classi e ce ne devono essere molto poche che appartengano a parecchie classi in una volta sola.
Enrico Fermi (Roma, 29 settembre 1901 – Chicago, 28 novembre 1954) è stato un fisico italiano naturalizzato statunitense. Noto principalmente per gli studi teorici e sperimentali nell'ambito della meccanica quantistica e della fisica nucleare, tra i maggiori contributi si possono citare la teoria del decadimento β, la statistica quantistica di Fermi-Dirac e i risultati riguardanti le interazioni nucleari. Dopo essere stato il leader dei ragazzi di via Panisperna, si trasferì negli Stati Uniti d'America, dove progettò e guidò la costruzione del primo reattore nucleare a fissione che produsse la prima reazione nucleare a catena controllata e fu uno dei direttori tecnici del Progetto Manhattan che portò alla realizzazione della bomba atomica. Fu inoltre tra i primi a interessarsi alle potenzialità della simulazione numerica in ambito scientifico, nonché l'iniziatore di una feconda scuola di fisici, sia in Italia sia negli Stati Uniti. Ricevette nel 1938 il Premio Nobel per la fisica per "l'identificazione di nuovi elementi della radioattività e la scoperta delle reazioni nucleari mediante neutroni lenti". In suo onore venne dato il nome a un elemento della tavola periodica, il fermio (simbolo Fm), a un sottomultiplo del metro comunemente usato in fisica atomica e nucleare, il fermi, nonché a una delle due classi di particelle della statistica quantistica, i fermioni.