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L'Ottava di Pasqua, celebrata come solennità del Signore nel calendario liturgico della Chiesa cattolica, corrisponde ai primi otto giorni del tempo pasquale. Questo tempo ha inizio con la domenica di Pasqua e termina con la successiva domenica in albis, tradizionalmente nota come domenica I post Pascha, in albis, dominica quasi modo o dominica de Thomas.
L'anno liturgico nella Chiesa latina non corrisponde perfettamente all'anno civile e ha durata variabile, in quanto le date di inizio e fine sono mobili. Non esiste per tutta la Chiesa latina un unico anno liturgico, in quanto questo varia secondo i diversi riti presenti nella Chiesa latina e appartenenti all'unica famiglia rituale latina. Pertanto si può affermare che: esistono tanti anni liturgici latini quanti sono i riti latini, e ogni anno liturgico è l'espressione temporale del relativo rito liturgico.Tra gli anni liturgici latini permangono moltissimi elementi comuni dato che fanno riferimento all'unica Chiesa latina, di gran lunga la più numerosa fra le singole Chiese sui iuris cattoliche.
L'introito, dal latino introitus (da introire composto di intro e ire, cioè "entrare") indica l'entrata, il cominciamento a dire o fare qualcosa. Nella liturgia cristiana esso può indicare i Riti iniziali che aprono la celebrazione della Messa a partire dal V secolo. Introitus, frequentemente, è usato come abbreviazione di antifona introitale (in latino antiphona ad introitum) e quindi può riferirsi al canto della antifona coi rispettivi versetti salmodici che accompagna la processione di ingresso e "dà il tono" alla celebrazione.
Haec dies è un responsorio graduale che appartiene alla liturgia dell'Ottava di Pasqua. Dalla Missa in Die del giorno di Pasqua fino alla Feria sexta infra octava Paschae, il canto interlezionario che "risponde" alla lectio è, nel Graduale Romanum, il Salmo 118 (117). In ogni giorno di questo "unico giorno solenne", infatti, si canta il Responsorium "Haec dies quam fecit " con un Versus diverso per ogni feria. L'attuale distribuzione dei versi di questo graduale con l'invarianza del suo responsum testimonia un processo di evoluzione liturgica dell'uso di questo genere musicale. Originariamente, infatti, si tratta di una forma pienamente responsoriale in cui l'assemblea avrebbe risposto ai versi del solista con il responsum. Mentre l'inizio della liturgia della Messa del giorno di Pasqua è caratterizzato per un tono sobrio e ancora avvolto dal mistero e dalla incomprensione del mattino di Pasqua, sottolineati dal IV modo gregoriano, la gioia vera e propria, musicalmente parlando, esplode nel Responsorio: è il vero jubilus pasquale, esultiamo e ci rallegriamo in questo giorno nuovo poiché Dio è buono, ha svegliato il Figlio dal sonno della morte. Proprio poiché è stupenda per noi questa mirabile sapienza del Padre, questo canto di letizia accompagna tutta l'ottava “quia illi septem dies sunt quasi una dies dominica”, come commentò Guglielmo di Auxerre. Come Prepositino da Cremona sottolinea, in questo graduale la Chiesa invita all'esaltazione e alla lode "pro immolatione autem et resurrectione nostri Agni" e si canta per tutta tutta la settimana poiché "quasi unus dies reputato".
Il graduale, anticamente chiamato Responsorium Graduale, è un canto interlezionale melismatico che appartiene al proprio della messa non solo del Rito romano della Chiesa cattolica. Il suo nome deriva dal latino gradus, gradino, perché in origine i cantori cantavano il graduale restando sui gradini dell'ambone. Il termine può riferirsi anche al libro che raccoglie canti utilizzati nella celebrazione eucaristica. Attualmente viene utilizzato per raccogliere i canti del repertorio gregoriano, sia del proprio che dell'ordinario, come il Graduale Triplex.
L'Exsultet (nei Messali prima del 1920 veniva scritto Exultet) è un canto liturgico proprio della Chiesa cattolica che viene cantato la notte di Pasqua nella solenne Veglia pasquale, da un diacono o un cantore. Con esso si proclama la vittoria della luce sulle tenebre, simbolizzata dal cero pasquale che viene acceso, e annuncia la risurrezione di Cristo e il declamante invita tutta l'assemblea a gioire per il compiersi della profezia del mistero pasquale, ripercorrendo nel canto i prodigi della storia della salvezza. Dal punto di vista stilistico si tratta di un preconio, ovvero, secondo l'etimologia latina di praeconium (da praeco -onis, «banditore»), di un testo poetico di annuncio solenne o di encomio e lode solenne. Per questo motivo viene chiamato anche preconio pasquale (praeconium paschale) o laus cerei. Si conoscono numerose versioni, sia testuali sia musicali. Se ne hanno testimonianze sin dalla fine del IV secolo, benché il testo si sia consolidato e uniformato nell'attuale versione solo nella seconda metà del XII sec. da papa Innocenzo III. Il manoscritto è composto di due parti, una scritta, letta dal celebrante o dal chierico, e una illustrata con figure simboliche, disposte al contrario per poter essere seguite dai fedeli durante la lettura. Il testo è suddiviso in due parti: un prologo, comune a tutte le versioni un prefazio che varia secondo la tradizione romana, ambrosiana o beneventana
Asperges me (o Asperges me Domine) è un'antifona processionale gregoriana di origine gallicana, in lingua latina, che viene letta o cantata durante la Messa Maggiore per tutto l'anno, ad eccezione del Tempo Pasquale e della Domenica delle Palme. Appartenente alla liturgia cattolica, evoca le aspersioni a scopo lustrale descritte in Salmi 50, 9 che gli Ebrei eseguivano cospargendo i fedeli con rami di issopo. Tradizionalmente è associato al gesto dell'aspersione dell'acqua precedentemente benedetta, mediante il quale il celebrante amministra il sacramentale dell'acquasanta ai presenti nella Chiesa. L'aspersione in genere avviene come rito di ingresso, quale segno di purificazione spirituale dei fedeli e dell'altare consacrato. Il testo latino è il seguente: Le sue parole sono precedute dal Salmo 51 e seguite dall'invocazione all'Angelo custode. Secondo la Messa Tridentina, il Gloria Patri non si dice durante la I Domenica di Passione, mentre nella Domenica delle Palme non si procede con l'aspersione.Secondo il Messale Romano, l'Asperges si omette completamente durante il Tempo di Passione. Dalla Solennità di Pasqua a quella di Pentecoste, l'Asperges me è sostituito dalla lettura o dal canto dell'antifona Vidi aquam. L'Asperges me Domine non è parte del rito di benedizione dell'acqua: mentre l'inno viene letto o cantato a due voci dal coro e dai fedeli, il celebrante amministra con l'aspersorio dell'acqua che è già stata benedetta in precedenza.
L'Annunciazione del Signore o della Beata Vergine Maria è l'annuncio del concepimento verginale e della nascita verginale di Gesù che viene fatto a sua madre Maria (per il Vangelo secondo Luca) e a suo padre Giuseppe (per il Vangelo secondo Matteo) dall'arcangelo Gabriele. In alcuni contesti regionali è detta "Conceptio Domini" o "Conceptio Christi" (ponendosi quindi in connessione con la Immacolata Concezione, un'altra importante festa cattolica).