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Il trattato di controassicurazione o di riassicurazione (dal tedesco Rückversicherungsvertrag) fu firmato segretamente il 18 giugno 1887 da Germania e Russia. Assicurava la neutralità dei due firmatari nel caso che uno dei due si fosse trovato in guerra con una terza potenza. Ma, in caso di attacchi a Paesi amici, lasciava libertà ad un firmatario di intervenire contro l'altro: la Russia sarebbe potuta intervenire contro la Germania se questa avesse attaccato la Francia, e la Germania sarebbe potuta intervenire contro la Russia se questa avesse attaccato l'Austria-Ungheria. Fu l'ultimo atto diplomatico voluto dal cancelliere tedesco Otto von Bismarck. Con questo trattato egli evitò l'appoggio russo ad un eventuale attacco francese contro la Germania e, lasciandosi mano libera a favore dell'alleata Austria-Ungheria, assicurò la pace fra questa e la Russia. Nel 1890, dopo aver congedato Bismarck, l'imperatore Guglielmo II di Germania non rinnovò il trattato. Due anni dopo veniva stipulata l'Alleanza franco-russa.
Il trattato del Trianon fu il trattato di pace con cui le potenze vincitrici della prima guerra mondiale stabilirono le sorti del Regno d'Ungheria in seguito alla dissoluzione dell'Impero austro-ungarico. Il trattato venne firmato il 4 giugno 1920 nel palazzo del Grand Trianon di Versailles (Francia). Gli attori principali del trattato furono le potenze vincitrici, i loro alleati e la parte sconfitta. Le potenze vincitrici comprendevano Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Italia; i loro alleati erano Romania, Regno dei Serbi, Croati e Sloveni (in seguito Jugoslavia) e Cecoslovacchia; mentre la parte sconfitta era l'ex monarchia austro-ungarica, rappresentata dall'Ungheria. Il trattato fu ritenuto unilaterale e ingiusto anche dai contemporanei e secondo alcuni storici contribuì in modo significativo allo scoppio della Seconda guerra mondiale. Come il generale francese Ferdinand Foch commentò: "Questa non è la pace, ma solo un armistizio per 20 anni".
Il pacifismo è una filosofia che incarna il rifiuto della guerra e diversi movimenti sociali che nel corso della storia hanno agito ed agiscono affinché tale filosofia venga messa in pratica. Il termine si riferisce a un ampio spettro di posizioni, che vanno dalla specifica condanna della guerra a un approccio totalmente nonviolento alla vita. In definitiva, il pacifismo può avere basi etiche (la convinzione che la guerra sia moralmente sbagliata) oppure pragmatiche (la convinzione che la guerra non sia mai efficace). Il pacifismo si esprime in un ampio ventaglio di posizioni, da quelle più moderate a quelle più estremiste. Esistono difatti specifiche concezioni di pacifismo fondate essenzialmente su credenze religiose (e quindi su basi fondamentalmente etiche), oppure su ideologie politiche (con combinazioni variabili di etica e pragmatismo).
La pace di Vestfalia del 1648 pose fine alla cosiddetta guerra dei trent'anni, iniziata nel 1618, e alla guerra degli ottant'anni, tra la Spagna e le Province Unite. Si compone di tre trattati, di cui due firmati a Münster e uno a Osnabrück (ricordati, appunto, come trattato di Münster e trattato di Osnabrück), entrambe città della Vestfalia. La pace venne poi completata con il trattato dei Pirenei, del 1659, che mise fine alle ostilità tra Spagna e Francia.
Per guerra dei trent'anni s'intende una serie di conflitti armati che dilaniarono l'Europa centrale tra il 1618 e il 1648. Fu una delle guerre più lunghe e distruttive della storia europea. La guerra può essere suddivisa in quattro fasi: boemo-palatina (1618–1625), danese (1625–1629), svedese (1630–1635) e francese (1635–1648). Molti storici riconoscono l'esistenza di un quinto periodo oltre ai quattro canonici: il "periodo italiano" (1628-1631), corrispondente alla guerra di successione di Mantova e del Monferrato. Iniziata come una guerra tra gli stati protestanti e quelli cattolici nel frammentato Sacro Romano Impero, progressivamente si sviluppò in un conflitto più generale che coinvolse la maggior parte delle grandi potenze europee, perdendo sempre di più la connotazione religiosa e inquadrandosi meglio nella continuazione della rivalità franco-asburgica per l'egemonia sulla scena europea. La guerra ebbe inizio quando il Sacro Romano Impero cercò d'imporre l'uniformità religiosa sui suoi domini. Gli stati protestanti del nord, indignati per la violazione dei loro diritti acquisiti nella pace di Augusta, si unirono formando l'unione evangelica. L'impero contrastò immediatamente questa lega, percependola come un tentativo di ribellione, suscitando le reazioni negative di tutto il mondo protestante. La Svezia intervenne nel 1630, lanciando un'offensiva su larga scala nel continente. La Spagna, intenzionata a piegare i ribelli olandesi, intervenne con il pretesto di aiutare il suo alleato dinastico, l'Austria. Temendo l'accerchiamento da parte delle due grandi potenze degli Asburgo, la cattolica Francia entrò nella coalizione a fianco dei territori protestanti tedeschi per contrastare l'Austria. La guerra, caratterizzata da gravissime e ripetute devastazioni di centri abitati e campagne, da uccisioni di massa, da operazioni militari condotte con spietata ferocia da eserciti mercenari spesso protagonisti di saccheggi, oltre che da micidiali epidemie e carestie, fu una catastrofe epocale, in particolare per i territori dell'Europa centrale. Secondo l'accademico Nicolao Merker, la Guerra dei trent'anni, che avrebbe provocato 12 milioni di morti, fu "in assoluto la maggiore catastrofe mai abbattutasi" sulla Germania. Il conflitto si concluse con i trattati di Osnabrück e Münster, inseriti nella più ampia pace di Vestfalia. Gli eventi bellici modificarono il precedente assetto politico delle potenze europee. L'incremento del potere dei Borbone in Francia, la riduzione delle ambizioni degli Asburgo e l'ascesa della Svezia come grande potenza crearono nuovi equilibri di potere nel continente. La posizione dominante della Francia contraddistinse la politica europea fino al XVIII secolo, quando in seguito alla guerra dei sette anni la Gran Bretagna assunse un ruolo centrale.