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Autore principale: CONI
Pubblicazione: Roma : C.O.N.I., 1988
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
 
                                                            
                                                        Il doping (in italiano drogaggio o dopaggio) consiste nell'uso di una sostanza, di una droga o di una pratica medica a scopo non terapeutico, ma finalizzato al miglioramento dell'efficienza psico-fisica durante una prestazione sportiva (gara e/o allenamento), sia agonistica che non, da parte di un atleta. II ricorso al doping avviene spesso in vista o in occasione di una competizione agonistica ed è un'infrazione sia dell'etica dello sport, sia dei regolamenti dei Comitati Olimpici sia della legislazione penale italiana, inoltre espone ad effetti nocivi alla salute, anche mortali. La storia del doping inizia nell'antichità, all'epoca delle prime Olimpiadi nella Grecia classica. Le sostanze utilizzate per il dopaggio sono varie e legate allo sviluppo della sintesi chimica, della farmacologia e della scienza medica. Esse permettono di aumentare la massa e la forza muscolare, l'apporto di ossigeno ai tessuti oppure di ridurre la percezione del dolore o di variare il peso corporeo, infine possono anche consentire all'atleta che ne fa uso di risultare negativo ai controlli antidoping. La lotta contro il doping degli atleti di alto livello iniziò con la morte del ciclista danese Knud Enemark Jensen durante le Olimpiadi di Roma del 1960. Il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) e alcune Federazioni sportive internazionali e nazionali nominarono una task force medica per studiare delle strategie di contrasto al doping. I primi risultati si ebbero solo dopo la scoperta di un altro corridore (Ben Johnson) dopato nell'Olimpiadi di Seoul del 1988 e con la fine della guerra fredda nel 1989, quando le autorità politiche mondiali crearono il WADA (World Anti-Doping Agency), l'agenzia internazionale che varò il Codice Mondiale Antidoping WADA, in seguito accettato dalle federazioni sportive nazionali.
La legalizzazione delle droghe è un processo di eliminazione o riduzione delle leggi proibitive sull'uso delle droghe.
 
                                                            
                                                        La causa di morte più frequente nel mondo occidentale, a seguito delle malattie cardiache e dei tumori, è costituita dalle malattie cerebrovascolari. È stato riscontrato che la metà dei pazienti con malattie neurologiche presentano inoltre patologie di tipo cerebrovascolare. Per lo studente di medicina e per il medico generale l'approccio a queste malattie è utile per affrontare il settore neurologico. Il termine malattia cerebrovascolare sta a indicare qualsiasi alterazione cerebrale derivante da un processo patologico a carico dei vasi sanguigni, siano essi arterie, arteriole, capillari, vene o seni venosi (seno venoso). La lesione vascolare può avere le caratteristiche anatomo-patologiche di un'occlusione da parte di un trombo o di un embolo, oppure di una rottura; le conseguenze a livello del parenchima cerebrale sono di due tipi: l'ischemia (con o senza infarto) e l'emorragia. Un'alterazione della permeabilità della parete vasale, l'ipertensione e l'aumento della viscosità del sangue o modificazioni di una sua altra caratteristica reologica, sono altri meccanismi fisiopatologici coinvolti nella patologia cerebrovascolare. Malattie come l'anemia falciforme e la policitemia sono complicate da ipertensione e aumento della viscosità del sangue, alterazioni che sono alla base degli ictus. Infatti un'alterata permeabilità vascolare è responsabile della cefalea, dell'edema cerebrale e delle convulsioni dell'encefalopatia ipertensiva.
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