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Autore principale: Vergilius Maro, Publius
Edizione: 3. ed.
Pubblicazione: Roma : Società Editrice Dante Alighieri, 1966
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, lat, Paese: IT
Un libro è un insieme di fogli, stampati oppure manoscritti, delle stesse dimensioni, rilegati insieme in un certo ordine e racchiusi da una copertina.Il libro è il veicolo più diffuso del sapere. L'insieme delle opere stampate, inclusi i libri, è detto letteratura. I libri sono pertanto opere letterarie. Nella biblioteconomia e scienza dell'informazione un libro è detto monografia, per distinguerlo dai periodici come riviste, bollettini o giornali. Un negozio che vende libri è detto libreria, termine che in italiano indica anche il mobile usato per conservare i libri. La biblioteca è il luogo usato per conservare e consultare i libri. Google ha stimato che al 2010 sono stati stampati approssimativamente 130 milioni di titoli diversi. Con la diffusione delle tecnologie digitali e di Internet, ai libri stampati si è affiancato l'uso dei libri elettronici, o e-book.
Eurialo e Niso (in latino Euryalus e Nisus) sono due personaggi che compaiono in due episodi dell'Eneide di Virgilio. Giovani guerrieri profughi di Troia, costituiscono un grande esempio di amicizia e di valori che Virgilio teneva a riportare in vita con la sua opera. Il particolare rapporto che li lega è definito dall'autore "amore", ciò che nel contesto dell'epoca va inteso come serena manifestazione di continuità tra l'amicizia fraterna e l'affettuosità omoerotica. Non è l'unico caso nel poema: anche tra gli italici nemici dei troiani vi è una coppia siffatta, quella costituita dai due giovani latini Cidone e Clizio.
L'aristía è un termine narrativo che indica le gesta di un eroe, per le quali egli è stato degno di gloria. Il termine deriva dal greco ἀριστεία. L'aristía è un tema formulare tipico dei poemi dell'epica classica, in particolare dell'Iliade; si crede infatti che quest'opera sia stata creata da un'unione di aristíe di vari eroi. Esemplare è il caso del libro V: Diomede, un capo acheo di poca rilevanza negli altri libri, nel quinto è invece l'assoluto protagonista. Altri esempi sono l'aristía di Ettore nel libro VIII, quella di Agamennone nel libro XI, quella di Patroclo nel libro XVI, e quella di Achille nel libro XXI. Anche il libro XXII dell'Odissea, con l'uccisione dei proci da parte di Ulisse, è considerato un esempio di aristía. Nell'ambito della letteratura latina, si hanno vari esempi nell'Eneide: l'impresa dei troiani Eurialo e Niso nel libro IX, e quella dell'etrusco Mezenzio nel libro X. Particolare esempio di aristía 'negativa' è invece quella del centurione cesariano Sceva, narrata da Lucano nel libro VI della Farsaglia (vv. 138-262).
L'Eneide (in latino: Aeneis) è un poema epico della cultura latina scritto dal poeta Publio Virgilio Marone tra il 29 a.C. e il 19 a.C. Narra la leggendaria storia dell'eroe troiano Enea (figlio di Anchise e della dea Venere) che riuscì a fuggire dopo la caduta della città di Troia, e che viaggiò per il Mediterraneo fino ad approdare nel Lazio, diventando il progenitore del popolo romano. Alla morte di Virgilio il poema, scritto in esametri dattilici e composto da dodici libri per un totale di 9.896 esametri, rimase privo degli ultimi ritocchi e revisioni dell'autore, testimoniate da 58 esametri incompleti (chiamati tibicines, puntelli); perciò nel suo testamento il poeta fece richiesta di farlo bruciare, nel caso in cui non fosse riuscito a completarlo, ma gli amici Vario Rufo e Plozio Tucca, non rispettando le volontà del defunto, salvaguardarono il manoscritto dell'opera e, successivamente, l'imperatore Ottaviano Augusto ordinò di pubblicarlo così com'era stato lasciato. I primi sei libri raccontano la storia del viaggio di Enea da Troia all'Italia, mentre la seconda parte del poema narra la guerra, dall'esito vittorioso, dei Troiani - alleati con i Liguri, con alcuni gruppi locali di Etruschi e con i Greci provenienti dall'Arcadia - contro i Rutuli, i Latini e le popolazioni italiche in loro appoggio, tra cui i Volsci e altri Etruschi; sotto il nome di Latini finiranno per essere conosciuti in seguito Enea e i suoi seguaci. Enea è una figura già presente nelle leggende e nella mitologia greca e romana, e compare spesso anche nell'Iliade; Virgilio mise insieme i singoli e sparsi racconti dei viaggi di Enea, la sua vaga associazione con la fondazione di Roma e soprattutto un personaggio dalle caratteristiche non ben definite tranne una grande devozione (pietas in latino), e ne trasse un avvincente e convincente "mito della fondazione", oltre a un'epica nazionale che allo stesso tempo legava Roma ai miti omerici, glorificava i valori romani tradizionali e legittimava la dinastia giulio-claudia come discendente dei fondatori comuni, eroi e dei, di Roma e Troia.
Capi è un personaggio dell'Eneide di Virgilio. La prima apparizione di questo personaggio, un nobile troiano, è nel libro II: al pari di Laocoonte, egli si appella ai suoi concittadini affinché non introducano in città il cavallo di legno offerto dai Troiani, senza però venire ascoltato. Sopravvissuto alla distruzione della sua città, Capi si aggrega ai compagni di Enea e arriva con lui nel Lazio, dove tra l'altro prende parte alla guerra contro gli italici. In combattimento uccide il nemico Priverno, come è detto nel libro IX. Nel libro X Virgilio parla di Capi come futuro fondatore della città di Capua.
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