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Autore principale: Nucci, Fabrizio
Pubblicazione: Campi Bisenzio : Idest, 1996
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese:
L'alluvione del 22 novembre 1926 fu la prima delle tre grandi inondazioni che colpirono il comune di Campi Bisenzio nel XX secolo e fu causata dalla rottura degli argini del fiume Bisenzio, dell'Ombrone Pistoiese e del torrente Marinella. La piena del Bisenzio giunse inaspettata nel capoluogo nella tarda serata del 21 novembre, quando il livello del fiume divenne allarmante e poco dopo le acque iniziarono a tracimare nelle strade cittadine attraverso le finestre delle case sul fiume. Il destino del capoluogo comunale pareva segnato quando il Bisenzio ruppe l'argine all'altezza della curva di Via XXIV Maggio nei pressi delle prime case della frazione di San Martino. La falla era lunga una cinquantina di metri e da essa le acque del fiume si riversarono sulla stessa San Martino, raggiungendo poi San Piero a Ponti e la pianura di Sant'Angelo a Lecore, dove nel frattempo aveva rotto gli argini pure l'Ombrone Pistoiese. Le acque raggiunsero in alcune zone anche il livello di due metri. Nelle stesse ore, il Bisenzio e il torrente Marinella rompevano gli argini anche nei pressi della frazione di Capalle e le loro acque arrivavano al livello del primo piano delle case. Unica vittima dell'alluvione fu un contadino quarantenne di San Piero a Ponti, Emilio Scuffi, colpito da infarto alla vista delle acque che inondavano la sua casa. I soccorsi furono abbastanza inefficaci, anche se il regime fascista ormai imperante non permise proteste o eccessive domande, anche per l'assoluta impreparazione dell'amministrazione comunale, che negli anni precedenti aveva persino rivenduto due barconi, comprati per eventuali emergenze, perché non erano mai stati utilizzati. I danni dell'alluvione furono ingenti e non ci furono rimborsi, anche se la riparazione degli argini da parte del Genio Civile fu rapida ed efficace. La passerella pedonale di San Martino, crollata, fu ripristinata in modo permanente solo nel 1939. La pessima organizzazione dei soccorsi fu comunque fatale all'ultimo sindaco, Emilio Cioppi, che nei mesi successivi fu sostituito da un podestà di nomina governativa.
L'alluvione di Firenze del 4 novembre 1966 fa parte di una serie di straripamenti del fiume Arno che hanno mutato, nel corso dei secoli, il volto della città di Firenze. Avvenuta nelle prime ore di venerdì 4 novembre 1966 fu uno dei più gravi eventi alluvionali accaduti in Italia, a seguito di un'eccezionale ondata di maltempo che causò forti danni non solo a Firenze, ma anche a Pisa, in gran parte della Toscana e, più in generale, in tutto il Paese. Diversamente dall'immagine che in generale si ha dell'evento, l'alluvione non colpì solo il centro storico di Firenze, ma l'intero bacino idrografico dell'Arno, sia a monte sia a valle della città. Sommersi dalle acque furono anche diversi quartieri periferici della città come Rovezzano, Brozzi, Peretola, Quaracchi, svariati centri del Casentino e del Valdarno in Provincia di Arezzo, del Mugello (dove straripò anche il fiume Sieve), alcuni comuni periferici come Campi Bisenzio, Sesto Fiorentino, Lastra a Signa e Signa (dove strariparono i fiumi Bisenzio ed Ombrone Pistoiese e praticamente tutti i torrenti e fossi minori) e varie cittadine a valle di Firenze, come Empoli e Pontedera. Dopo il disastro, le campagne rimasero allagate per giorni, e molti comuni minori risultarono isolati e danneggiati gravemente. Nelle stesse ore, sempre in Toscana, una devastante alluvione causò lo straripamento del fiume Ombrone, colpendo gran parte della piana della Maremma e sommergendo completamente la città di Grosseto. Nel frattempo, altre zone d'Italia vennero devastate dall'ondata di maltempo: molti fiumi del Veneto, come il Piave, il Brenta e il Livenza, strariparono, e ampie zone del Polesine furono allagate portando anche all'alluvione di Venezia; in Friuli lo straripamento del Tagliamento coinvolse ampie zone e comuni del suo basso corso, come Latisana; in Trentino la città di Trento fu investita pesantemente dallo straripamento dell'Adige.
L'alluvione del 15 novembre 1991 a Campi Bisenzio, causata dalla rottura degli argini del fiume Bisenzio, fu la terza grande inondazione che colpì la cittadina toscana nel XX secolo, dopo quelle del 1926 e del 1966. A differenza delle precedenti, questa alluvione non colpì le frazioni o i quartieri periferici ma il capoluogo e non fu un evento imprevisto. L'allarme era infatti scattato già nelle prime ore del pomeriggio del 15 novembre e la situazione si era fatta grave intorno alle 20, quando il livello del Bisenzio si era fatto davvero preoccupante, fino a decidere la chiusura dello storico ponte del capoluogo. Verso le 22 le acque del Bisenzio tracimarono nel quartiere di Santa Maria, passando attraverso le case che sorgono lungo l'argine ma circa venti minuti dopo il Bisenzio rompeva l'argine-strada dalla parte opposta, nella zona del rione delle Corti ed iniziava l'inondazione del capoluogo. Le acque invasero una larga parte del capoluogo, in particolare i rioni delle Corti e delle Case Nove e le zona delle Poste Centrali, arrivando nelle zone di Maccione e di Via Palagetta. Unica vittima dell'alluvione fu una signora ottantatreenne, Dina Nistri, dimorante nella zona delle Corti, a poca distanza dalla rotta e che fu travolta dalle acque nel proprio giardino. I danni dell'alluvione, sui quali si sarebbe in seguito innescata una feroce polemica, furono calcolati in 144 miliardi di lire dell'epoca. Da quel novembre 1991, il risanamento idraulico e la cura dei corsi d'acqua del territorio sarebbero stati una delle massime priorità delle varie amministrazioni comunali.
San Donnino è una frazione del comune italiano di Campi Bisenzio, nella città metropolitana di Firenze, in Toscana.
Campi Bisenzio (/ˈkampi biˈzɛnʦjo/) è un comune italiano di 47 251 abitanti della città metropolitana di Firenze, in Toscana.
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