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Autore principale: Marchi, Vittorio
Pubblicazione: Livorno : Belforte Editore, 1993
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
La lingua lombarda (nomi nativi lombard, lumbáart, lumbard, AFI: [lumˈbɑːrt]; codice ISO 639-3 lmo) è una lingua appartenente al ramo gallo-italico delle lingue romanze occidentali, caratterizzata da un substrato celtico e da un superstrato longobardo. È parlata principalmente in Lombardia e nella porzione orientale del Piemonte, oltre che nella Svizzera italiana e in parte del Trentino occidentale, da 3,5 milioni di persone, corrispondente a circa il 30% della popolazione dell'area in cui è diffusa. Salvo rari casi, è parlata in diglossia con l'italiano. L'idioma lombardo è strettamente legato ad altre lingue galloromanze, come occitano, romancio, arpitano e francese. Nell'ambito accademico italiano, essendo classificata da alcuni autori e linguisti come dialetto romanzo primario, è sovente indicata anche come dialetto, intendendo con questo termine l'accezione di lingua contrapposta a quella ufficiale dello Stato e caratterizzata da un uso prevalentemente informale. A causa della mancanza di una koinè lombarda (varietà letteraria prevalente e di maggior prestigio), le diverse varianti territoriali del lombardo si sono nei secoli sviluppate in maniera indipendente l'una dall'altra, pur mantenendo una comune e reciproca intelligibilità; pertanto il termine lingua lombarda è utilizzato dai codificatori "ISO 639" per riunire e classificare i dialetti lombardi entro un unico cluster linguistico, ovvero l'insieme delle varietà omogenee che costituiscono una lingua. Nei manuali universitari italiani di linguistica e filologia romanza i dialetti lombardi sono normalmente inclusi nel gruppo dei "dialetti italiani settentrionali".
Con l'espressione dialetti calabresi si definiscono le varietà linguistiche romanze parlate nella regione italiana della Calabria e in alcune città brasiliane dello stato di San Paolo dai discendenti di calabresi emigrati. Appartengono a due gruppi diversi: quello meridionale, conosciuto anche come diasistema della lingua napoletana ('e parrate calabbrise); quello meridionale estremo, o diasistema della lingua siciliana, e identificato anche come tricalabro da Ethnologue (i parrati calabbrisi);Del gruppo meridionale o napoletano fanno parte le varietà cosentine del nord della regione, mentre sono di tipo meridionale estremo o siciliano quelle in uso nella zona centro-meridionale che annoverano il calabrese centrale e il meridionale. Tale divisione linguistica corrisponde molto approssimativamente alla storica divisione amministrativa delle "Calabrie": Calabria Citeriore (o Calabria latina) e Calabria Ulteriore (o Calabria greca). I dialetti calabresi sono fra i dialetti d'Italia che più di altri hanno attirato l'attenzione degli studiosi per le proprie peculiarità e le radici in tempi antichi. L'evidente diversità linguistica nell'ambito della stessa regione, il rapporto tra impronta greca antica (grecanica) e storia della Calabria, la più o meno precoce latinizzazione ed i "relitti" lessicali di altre lingue, la forte presenza della minoranza albanese (arbëreshë), sono oggi argomento di studio e discussione di glottologi e linguisti. Chi voglia infatti paragonare i dialetti della Calabria meridionale con quelli parlati nella Calabria del nord, non può non notare il forte contrasto esistente. Un esempio è la forma del tempo perfetto indicativo (che include passato remoto e passato prossimo dell'italiano), che ha due forme nelle due diverse zone: nel Nord-Calabria è un tempo composto, simile al passato prossimo italiano; nel Sud-Calabria invece, è un tempo semplice che ricorda il passato remoto italiano, da cui il grande errore di chiamare "passato remoto" questo tempo anche in calabrese (in realtà equivale esattamente al perfetto latino, dal quale deriva). Infatti, anche un'azione non remota è espressa col tempo perfetto: Mangia(v)i, mo vaju u fatigu = Ho mangiato, adesso vado a lavorare. Mangiavi, mo vaju ma faticu (in dialetto catanzarese) Mangiai, ora vaju e travagghiu (in dialetto reggino)
I dialetti italiani meridionali (o meridionali intermedi, o ancora alto-meridionali, in epoca medievale noti con il nome collettivo di volgare pugliese) costituiscono, nella classificazione dei dialetti d'Italia elaborata da Giovan Battista Pellegrini, una sezione del più ampio raggruppamento dei dialetti centro-meridionali (nella fattispecie per "dialetti" si intendono gli "idiomi contrapposti a quello nazionale e/o ufficiale", e non invece le "varietà di una lingua"). Secondo una classificazione ormai consolidata sin dagli ultimi decenni del XIX secolo, il territorio dei dialetti alto-meridionali si estende dunque dall'Adriatico al Tirreno e allo Jonio, e più precisamente dal corso del fiume Aso, a nord (nelle Marche meridionali, al confine fra le province di Ascoli Piceno e Fermo), fino a quello del fiume Coscile, a sud (nella Calabria settentrionale, provincia di Cosenza), e da una linea che unisce, approssimativamente, il Circeo ad Accumoli a nord-ovest, fino alla strada Taranto-Ostuni a sud-est. Tale territorio arriva ad includere otto regioni italiane, tre delle quali (Campania, Molise, Basilicata) per intero. Si tratta, ad eccezione delle Marche meridionali, di terre appartenenti al Regno di Napoli. Per contro, nel territorio del Regno erano presenti anche alcuni dei dialetti oggi classificati come italiani mediani: l'aquilano, l'amatriciano, il carseolano ed il cicolano, oltre naturalmente ai dialetti meridionali estremi del Salento e della Calabria meridionale. Il tratto principale che separa i dialetti alto-meridionali dai dialetti meridionali estremi è il trattamento delle vocali non-accentate (“atone”) finali: nei primi, tranne alcune eccezioni (come si dirà di seguito), esse subiscono un mutamento in /ə/ (vocale popolarmente definita “indistinta”), mentre ciò non avviene nel dialetti del Salento né in quelli della Calabria meridionale che costituiscono così i territori peninsulari del diasistema linguistico a vocalismo siciliano. A nord, questo stesso fattore forma anche il confine (sfumato e graduale in alcune aree limitrofe) coi dialetti mediani, che hanno sette vocali fonemiche accentate, e solo cinque non-accentate. La presenza di un'ulteriore vocale (/ə/) nell'Alto Meridione implica un sistema fonemico diverso da quello calabrese e siciliano (in cui /ə/ è asistematica, o del tutto assente, e comunque di natura puramente fonetica). Nei dialetti alto-meridionali il mutamento in /ə/ ("affievolimento"/"indebolimento") delle vocali non-accentate è sovente associato a complessi fenomeni morfologici, quali ad esempio la metafonesi. I principali sottogruppi dei dialetti italiani alto-meridionali sono i seguenti: dialetti abruzzesi e marchigiani meridionali, comprendente l'Abruzzo (fatta eccezione per la porzione occidentale della provincia dell'Aquila), l'appendice nord-occidentale della provincia di Isernia, nel Molise, e la provincia di Ascoli Piceno, nelle Marche; dialetti molisani, comprendente il Molise (fatta eccezione per l'appendice nord-occidentale della provincia di Isernia) e le zone più settentrionali delle provincie di Benevento, in Campania, e di Foggia, in Puglia; dialetti pugliesi centro-settentrionali, comprendente la stragrande maggioranza della regione Puglia (fatta eccezione per il Salento e per le zone rispettivamente più a nord e ad ovest della provincia di Foggia); dialetti campani, comprendente la Campania (fatta eccezione per l'appendice più a nord della provincia di Benevento e per il Cilento meridionale), le zone più ad ovest della provincia di Foggia, in Puglia, e le porzioni meridionali delle provincie di Frosinone e di Latina, nel Basso Lazio; dialetti lucani e calabresi settentrionali, comprendente la Basilicata e la maggior parte della provincia di Cosenza, in Calabria.
Livorno (pronuncia: [liˈvorno], ) è un comune italiano di 156 299 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia in Toscana. Terza città della regione per popolazione (dopo Firenze e Prato), ospita da sola quasi la metà degli abitanti della propria provincia; con i comuni limitrofi di Pisa e Collesalvetti costituisce inoltre un vertice di un "triangolo industriale", la cui popolazione complessiva ammonta a oltre 260 000 abitanti. È situata lungo la costa del Mar Ligure ed è uno dei più importanti porti italiani, sia come scalo commerciale sia come scalo turistico, centro industriale di rilevanza nazionale, da tempo in declino, tanto da essere riconosciuta nel 2015 come "area di crisi industriale complessa". Tra tutte le città toscane è solitamente ritenuta la più moderna, sebbene nel suo territorio siano presenti diverse testimonianze storiche, artistiche e architettoniche sopravvissute ai massicci bombardamenti della seconda guerra mondiale e alla successiva ricostruzione. La città, notevolmente sviluppatasi dalla seconda metà del XVI secolo per volontà dei Medici prima e dei Lorena in seguito, fu importante porto franco frequentato da numerosi mercanti stranieri, sede di consolati e compagnie di navigazione. Ciò contribuì ad affermare, sin dalla fine del Cinquecento, i caratteri di città multietnica e multiculturale per eccellenza, dei quali sopravvivono importanti vestigia, quali chiese e cimiteri nazionali, palazzi, ville e opere di pubblica utilità indissolubilmente legate ai nomi delle importanti comunità straniere che frequentarono il porto franco fino alla seconda metà dell'Ottocento. Questa vocazione internazionale portò a identificare la città come Leghorn nel Regno Unito e negli Stati Uniti d'America, Livourne in Francia, Liorna in Spagna, ecc., analogamente alle più importanti capitali di stato dell'epoca. Tra il XIX secolo e i primi anni del Novecento, parallelamente all'avvio del processo di industrializzazione, Livorno fu anche una meta turistica di rilevanza internazionale per la presenza di rinomati stabilimenti balneari e termali, che conferirono alla città l'appellativo di Montecatini al mare. Livorno è sede dell'Accademia navale della Marina Militare, del comando e di due reggimenti della Brigata paracadutisti "Folgore" dell'Esercito Italiano, del 1º Reggimento carabinieri paracadutisti "Tuscania", del 9º Reggimento d'assalto paracadutisti "Col Moschin" inquadrato nelle forze speciali dell'Esercito Italiano e del Gruppo di intervento speciale dei Carabinieri; inoltre è sede di Direzione Marittima del Corpo delle capitanerie di porto - Guardia costiera.
La linguistica è lo studio scientifico del linguaggio verbale umano e delle sue strutture. Essa include lo studio della grammatica, della fonetica, della morfologia, del lessico, della sintassi e della testualità. È una disciplina scientifica, in quanto si basa su approcci empirici e oggettivi. Un linguista è una persona specializzata in linguistica.
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